Il Festival internazionale di narrazione di Arzo, giunto alla sua ventunesima edizione (19-22 agosto) andrà in scena nei paesi di Arzo, Tremona e Meride, e si aprirà con In nome del padre, lo spettacolo di e con Mario Perrotta. Come in ogni edizione, non mancheranno le proposte per il pubblico più giovane, in programma nelle giornate di sabato 21 e domenica 22 agosto.
La città di Palermo, con le sue strade e i suoi personaggi, sarà portata in scena da Alberto Nicolino, con le avventure di Peppe, un bambino che, abbandonato dai genitori, si trova alle prese con una serie di incredibili incontri. La Sicilia è la terra in cui si muove anche la narrazione di Abderrahim El Hadiri, che affronta il tema dell’emigrazione, immaginando il passato e il futuro di alcuni richiedenti asilo.
Ursli e la sua ricerca di un campanaccio più grande permetterà invece a Chiara Balsarini di richiamare, attraverso gli occhi di un bambino, gli aneddoti e le attività dei piccoli villaggi engadinesi di metà Novecento.
Il cantastorie Matteo Curatella, diretto da Antonio Catalano, rifletterà sulla semplicità e sulla capacità di “ammalarsi di meraviglia” perché «se l’infanzia non è davvero un’età della vita, ma è un modo per guardare il mondo, la meraviglia è quel modo, quello sguardo», mentre Simona Gambaro, in Ida. La signora della fermata del bus, racconterà le paure e le emozioni di cambiare e trasformarsi.
La crescita e il viaggio come passaggio dall’infanzia all’età adulta saranno anche i temi di Bruno Cappagli in Con viva voce. La storia di Ivan e il lupo grigio, una fiaba tradizionale russa, tramandata di generazione in generazione e arrivata al Festival. Una storia ricca di fantasia, per gli spettatori più piccini, è anche quella di Giancarlo Biffi e del suo Gufo Rosmarino: il gufetto capace di trasformare ogni difficoltà in un’avventura.
Immancabile è poi l’appuntamento con i Confabula e con la loro rivisitazione di fiabe tradizionali, quest’anno Jack e il fagiolo magico e I cento cerbiatti. Manzoni senza filtro, di e con Manuela De Meo, esplorerà infine uno dei romanzi più temuti da generazioni di studenti, mettendone in luce gli aspetti politicamente più cinici e, soprattutto, la capacità di far ridere.