Una vera tragedia di Riccardo Favaro è una sorta di mise en abyme a più livelli, linguistica, teatrale, sociale e anche rispetto al ruolo del pubblico. Mentre si svolge la scena, sul fondo scorrono frasi, variamente e concettualmente strutturate e sfasate, rispetto a ciò che viene detto in scena. In ridondanza propongono i dialoghi dei personaggi interi o a frammenti oppure contraddicono le affermazioni come in un sottotesto psicologico o ancora, come note di un copione drammaturgico, commentano, spiegano, descrivono con intenti ironici e paradossali (“conversazione”, “racconta”, “non capisce”…), o ancora riempiono i silenzi con parole solo scritte e non pronunciate dagli attori.
Pochi arredi, d’evocazione borghese, una lampada a stelo, un paio di poltrone e due sedie, la cui disposizione sottolinea il vuoto centrale, reale e metafisico. Gli oggetti hanno un ruolo fisico e mentale, come il sinistro coltello insanguinato che ad un certo punto compare nelle mani del padre.
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