Il filosofo Leibniz aveva una teoria riguardo la cosiddetta “separatrix”, la “struttura intermedia” tra due cose che sono in contraddizione tra loro. C’è sempre una linea. Da un lato c’è il blu, dall’altro il rosso. Però nella realtà il rosso coesiste nel blu e il blu coesiste nel rosso. Leibniz sostiene che il cinquanta per cento di questa linea, di questa struttura intermedia, è ordine, e il restante cinquanta per cento è anarchia. (Alexander Kluge)
Gagosian ospita e presenta Separatrix, una mostra di nuovi dipinti e opere su carta di Katharina Grosse. Separatrix, prima personale dell’artista a Roma, coincide con la sua importante installazione It Wasn’t Us, attualmente in mostra all’Hamburger Bahnhof-Museum für Gegenwart di Berlino. La rassegna è aperta fino al 12 dicembre 2020.
L’artista caratterizza il gesto come un segno propulsivo della propria tecnica personale sia negli imponenti dipinti site-specific – dove usa un aerografo per spruzzare colore puro su oggetti, stanze, edifici e perfino su interi paesaggi – che nelle opere su tela, su carta e nelle sculture.
Immaginando il foglio bianco come un rilievo topografico, l’artista ha sperimentato la tecnica del wet-on-wet (bagnato-su-bagnato) permettendo a pigmenti vivaci di galleggiare e di mescolarsi sulla superficie, lasciando dietro di sé pozze di colore e fioriture iridescenti. Tornata poi a Berlino, ha trasferito quelli che lei chiama gli “effetti” di questi acquerelli in una serie di dipinti di grandi dimensioni, impostando la tela in orizzontale, aggiungendo acrilici diluiti con il pennello e inclinando poi il supporto per produrre gocciolamenti e correnti multidirezionali come gesto secondario.
Prendendo spunto dalla teoria della “separatrix” di Leibniz, Grosse si diletta nell’alternanza di ordine e caos che nasce dai confini visivi – momenti di collisione e di propagazione nel medium, nella materia e nelle tonalità. Il suo approccio è scientifico oltre che pittorico: l’artista analizza in anticipo le proprietà tecniche della pittura, dell’acqua e della tela, utilizzando le loro interazioni alchemiche per realizzare specifici effetti ottici. Campi di colore si osmotizzano l’uno con l’altro e si scontrano come le colture su un vetrino; un’ampia pennellata si trasforma in una matrice di neuroni.
Nelle mani di Grosse i dettagli microscopici del suo lavoro emergono con vigore, dando luogo a eminenti composizioni formali che testimoniano momenti di flusso e di improvvisa chiarezza nel suo processo creativo.
La mostra Separatrix è aperta al pubblico fino al 12 dicembre 2020 al Gagosian (Via Francesco Crispi 16, Roma)