Per i “Wiener”, l’attuale versione della celebre Marcia di Radetzky è nazista: si decide di togliere i toni marziali e tornare alla versione originale.
Il finale del Concerto di Capodanno a Vienna quest’anno sarà dunque meno scoppiettante.
A sorpresa, la Marcia di Radetzky – celebre brano scritto nel 1848 da Johann Strauss senior in onore del conte Radetzky, vincitore a Custoza sull’esercito piemontese – suonerà diversa.
La Marcia, come tutti ricorderanno, è un caposaldo nel Concerto viennese fin dal 1946, ripresa per tradizione in chiusura di ogni capodanno, scandita dai battimani ritmati del pubblico. Con il Bel Danubio Blu, la Marcia del maresciallo boemo è da sempre il piatto forte di un evento che richiama spettatori da tutto il mondo.
Quest’anno però, per la prima volta dopo 74 anni, d’intesa con il direttore Andris Nelsons, i Wiener Philharmoniker hanno deciso di proporre una nuova versione del brano, più affine all’originale straussiano ma soprattutto senza i rimaneggiamenti marziali inseriti da Leopold Weninger, compositore iscritto dal 1932 al partito nazista, autore di marce e canti di battaglia per le SA e di un inno dedicato a Hitler dal titolo Dio salvi il Führer.
Dopo una prima versione nel 1914, Weninger ci rimise mano a metà degli anni Trenta, sottolineando l’impeto trascinante, in sintonia con un regime a caccia di auto esaltazioni.
Daniel Froschauer, primo violino e presidente dei Wiener ha spiegato che “la nuova edizione, commissionata all’archivio musicale dell’orchestra, tiene conto anche della tradizione orale di alcuni esecutori storici che l’avevano suonata con lo stesso Strauss. In questa forma rivisitata la Marcia entrerà definitivamente nel nostro repertorio. D’ora in poi la si ascolterà solo in questa versione, che rispetto all’abituale si prospetta meno frizzante.
La Marcia rinuncia ai ritmi da parata trionfale per ritrovare i toni più leggeri originari. Insomma, un Radetzky più viennese e meno prussiano. Musicalmente forse più elegante ma certo meno coinvolgente. Senza quel tripudio finale di percussioni che erano le bollicine di un brindisi simbolico collettivo.
Ai 40 milioni di appassionati collegati in diretta tv da 90 Paesi del mondo e ai fortunati spettatori della sala dorata del Musikverein, non resta altro che attendere qualche ora per assaporare le nuove sonorità del concerto più famoso al mondo.