A pochi passi dal Tamigi, al numero 36 di Craven Street, un edificio georgiano racchiude un pezzo di storia transatlantica: è l’unica residenza sopravvissuta di Benjamin Franklin. Oggi è un museo vivente che ripercorre il genio poliedrico americano. Nato a Boston nel 1706, Franklin giunse a Londra come rappresentante diplomatico della Pennsylvania. Quello che doveva essere un breve soggiorno di sei mesi si trasformò in una permanenza di sedici anni, interrotta solo da un breve ritorno in America. Nel regno di Sua Maestà, Franklin non fu solo un abile diplomatico, ma anche uno scienziato prolifico, un inventore instancabile e un acuto osservatore della società britannica. Stampatore, politico, scrittore: illuminista e illuminato. La dimora fu presto il fulcro delle attività di Franklin in Inghilterra. Qui conduceva esperimenti scientifici, intratteneva discussioni filosofiche con i luminari dell’epoca e tesseva le complesse trame della diplomazia coloniale.
La casa-museo offre ai visitatori un’immersione totale nel XVIII secolo. L’edificio conserva gran parte delle sue caratteristiche originali, dalla scala che Franklin usava per i suoi esercizi, ai pavimenti in legno consumati dal passaggio di ospiti illustri. Anche i caminetti sono originali. Ma gli artefatti domestici dell’epoca non sono conservati. L’esperienza di visita al museo è sviluppata attorno al concetto di “historical experience”. Ovvero, una performance che fonde recitazione dal vivo, effetti sonori e proiezioni video. I visitatori, guidati da un’attrice che interpreta Polly Hewson, la figlia della padrona di casa di Franklin, si muovono attraverso le stanze, assistendo alle scene della vita quotidiana. Il museo celebra anche l’aspetto scientifico della personalità di Franklin attraverso lo Student Science Centre. Qui si possono sperimentare in prima persona alcune delle scoperte scientifiche realizzate da Benjamin Franklin.
La cui vita londinese fu caratterizzata da un’intensa attività sociale e intellettuale. In questa casa furono ospitati amici illustri come Thomas Paine, John Quincy Adams II e William Pitt il Giovane. Franklin era noto per le sue abitudini eccentriche. Credeva, infatti, nell’esposizione del corpo alla natura per curare le malattie. Ed era solito presentarsi nudo sul balcone per esporsi all’aria fresca. Oggi come allora, un signore nudo sul balcone nel centro di Londra scioccherebbe i passanti! Il Robert H. Smith Scholarship Centre offre a ricercatori e appassionati l’opportunità di approfondire lo studio degli anni frankliniani, ospitando una collezione completa dei Papers del Nostro. Tuttavia, il museo non si limita a celebrare acriticamente la figura di Franklin. Con onestà intellettuale, affronta anche gli aspetti più controversi della sua vita. Soprattutto il fatto che possedette schiavi prima di diventare un fervente abolizionista negli ultimi anni della sua vita.
Dagli scavi nella dimora sono stati trovati dei resti di scheletri nell’area che un tempo era il giardino della casa. Dopo la partenza di Franklin nel 1775, l’edificio conobbe alterne fortune. Fu solo alla fine degli anni Novanta che i “Friends of Benjamin Franklin House” ottennero la proprietà dal governo britannico, dando inizio al processo di restauro. Oggi, la House si propone non solo come museo. Ma come un vero e proprio ponte culturale tra Stati Uniti e Regno Unito. Le idee di Franklin su democrazia, libertà di stampa, tolleranza religiosa e progresso scientifico continuano a risuonare nelle sale della casa. Franklin incarnò lo spirito dell’Illuminismo, combinando sapientemente ragione e pragmatismo, scienza e politica. Ultimo dettaglio: uno dei ritratti più famosi di Franklin, quello che compare sulla banconota dei cento dollari, è esposto alla National Portrait Gallery, Trafalgar Square, a pochi passi da Craven Street.
Amedeo Gasparini