“Eccezionale”, “straordinario”, con relative coniugazioni, sono stati i termini ricorrenti utilizzati da l’on. Roberto Badaracco che, questa volta, ha sostituito il cappello di Capo Dicastero per indossare quello di presidente Consiglio Direttivo LAC Lugano Arte e Cultura. L’occasione era, questa mattina, la presentazione del primo Rapporto di attività (dettagliato) del centro culturale, per il periodo 2016-2018. Si tirano le somme di quanto è stato fatto finora ed in effetti, i vari responsabili, possono affermare che si tratta di un’organizzazione di successo, numeri elevati, qualità dell’offerta, lavoro di squadra, una collaborazione che ha funzionato: “Entrando nel vivo della gestione è importante considerare quanto è stato fatto in un solo triennio di attività per la struttura, per l’offerta culturale e per la Città di Lugano. La qualità e i risultati raggiunti, francamente straordinari, hanno creato la dimensione necessaria per posizionare Lugano sulla mappa culturale nazionale e internazionale”. Sono stati fatti confronti con altri poli similari elvetici: in termini numerici, includendo l’inaugurazione, sono oltre 250’000 le presenze medie annuali (235’000 prima stagione; 260’000 e 237’000 nelle successive), pari a circa quattro volte la popolazione di Lugano, che di fatto affiancano il LAC a realtà di riferimento a livello svizzero come l’Opernhaus Zurich (241’000, nella stagione 2016-17) o il Kunstmuseum di Basilea (258’000 durante il 2016).
Sono state vagliate le singole attività, in base all’offerta artistica: le esposizioni temporanee del MASI raccolgono il 34% del pubblico complessivo; il cartellone di teatro e danza il 21%; la musica classica il 12% con le rassegne di LuganoMusica e i concerti dell’OSI. “Il 13% del pubblico complessivo ha partecipato ad attività di mediazione culturale, l’11% a iniziative gratuite svolte negli spazi pubblici del centro culturale: due dati che evidenziano come lo sforzo di promozione culturale abbia contribuito ad avvicinare anche un pubblico non sempre appassionato e alla creazione di nuove abitudini per la popolazione. Il rimanente 9% è rappresentato dai partecipanti agli eventi privati”. Per quanto riguarda la provenienza, LuganoInscena si avvale soprattutto di spettatori provenienti dalla regione (90%), per ovvi motivi di lingua se non altro; il MASI richiama un’utenza anche da fuori il Cantone (una media del 65%), costituendo pure una ricaduta positiva dal punto di vista turistico; stupisce che per LuganoMusica, nonostante si dichiari un impatto mediatico del nome del LAC fuori dai nostri confini, la presenza italiana sia del 4% e quella del resto della Svizzera del 14% (le cifre si riferiscono all’ultima stagione).
Per quanto riguarda l’occupazione della sala principale nella scorsa stagione: 72% LIS (47221 spettatori), 76% LM (15957. Per le esposizioni: 74377. Poi naturalmente ci sono tutte le altre iniziative.
Si è accennato anche alle residenze artistiche dell’OSI e della Compagnia Finzi Pasca: a proposito di questa, naturalmente la curiosità era di sapere come si sono sviluppate le note problematiche e polemiche. È sembrato di capire dalla risposta sul vago di Badaracco che è stata messa in atto una strategia di silenzio stampa, per evitare ripercussioni mediatiche e che i toni si sono pacificati, i rapporti migliorati, ma si sta ancora lavorando per una giusta collaborazione, augurandosi che la compagnia possa posizionarsi ad un livello sempre più internazionale (come se già non lo fosse…). È stato sottolineato anche il LAC come “impresa educativa” diretta ai giovani, agli studenti, di varie fasce d’età, per avvicinarli al mondo dell’arte.
E non ultimo: si sta anche lavorando per migliorare la ristorazione, anche se un vero e proprio ristorante non sarà possibile realizzarlo. Soddisfazione per il posizionamento digitale con un’utenza annuale di 500.000 visite e 1.5 milioni di pageviews.
Quindi risultati al di là di ogni aspettativa e l’on. Badaracco ha voluto, infine, togliersi un sasso dalla scarpa diretto alla politica che adesso dovrà piantarla di fare polemica sulla cultura e sul LAC, tutti ora devono lavorare per il centro culturale!
Ha preso quindi la parola il direttore del LAC Michel Gagnon, fiero e orgoglioso dei risultati, dovuti ad uno sforzo collettivo e in pratica a quattro ragioni: la qualità della programmazione, il lavoro di squadra, il progetto sociale e la professionalità del team. Il riferimento è andato anche alla rete di organizzazioni che il LAC ha voluto coinvolgere: Conservatorio, RSI, Piazzaparola, Barocchisti… Per Gagnon l’aspetto sociale, educativo, resta determinante, le iniziative aperte a tutti, nei vari spazi pubblici del LAC, per farne un vero centro di competenza e di formazione.
Infine, Luigi Di Corato, recente incarico come direttore Divisione Attività Culturali Città di Lugano che ha affermato come una maggiore consapevolezza determini una maggiore competenza. Questo è il meglio che si potesse desiderare ma non è un traguardo, è un punto di partenza per entrare ancora maggiormente nel tessuto sociale della città
Un opuscolo sviluppa tutti i vari aspetti, in considerazioni e cifre: la storia del LAC, la sua struttura gestionale, i servizi, l’organigramma, il piano strategico per le stagioni prese in considerazione e quello di transizione per il 2019, marketing e comunicazione, la mediazione culturale, gli eventi privati, la gestione e manutenzione dell’edificio, i servizi al pubblico, il mercato regionale, la funzione sociale e l’offerta culturali, le residenze artistiche, analisi qualitative e quantitative, le cifre, l’occupazione della sala, provenienza del pubblico, il pubblico digitale…
Tutto bene dunque? Quello che irrita sempre in queste occasioni è che si consideri il LAC come arrivato in una specie di deserto o dispersione culturale. Quella che viene definita “dispersione” era in realtà l’attività creativa di molti (e ci fermiamo all’ambito teatrale), che lavoravano anche in autonomia e spesso in campo educativo, permettendo comunque di determinare quelle condizioni sulle cui basi anche il LAC ha potuto sorgere. È curioso vedere a spettacoli particolarmente “elitari”, non popolari, firmati da nomi di grandi registi attivi nella ricerca e sperimentazione o durante i festival, come il pubblico sia formato in gran parte da addetti ai lavori, cioè autori, attori, direttori, anche studenti di teatro, provenienti dalle varie compagnie (ci si chiede: se non ci fossero loro, quanti spettatori ci sarebbero?). Un altro problema è che non si è instaurato l’auspicato travaso di pubblico con la stagione del Teatro Foce. A Lugano restano poi insolute le questioni di sempre: la mancanza di una sala di media misura, l’assenza di spazi per le prove dei gruppi locali. Infine, LuganoInscena ha cercato lodevolmente di coinvolgere e far crescere artisti ticinesi, ma ce n’è tutta una parte che resta esclusa, nonostante la provata qualità, confermata anche dalle numerose tournée estere con le quali, ben prima del LAC, contribuiva a diffondere culturalmente il nome di Lugano. Non bisogna perdere di vista la storia.
Manuela Camponovo