Pubblicato da poco per la Casa editrice Olschki, il catalogo delle cinquecentine della Biblioteca del Convento della Verna – che descrive ben 731 edizioni per un totale di 764 esemplari e di 1071 volumi – è stato un progetto promosso e reso possibile dall’Università della Svizzera italiana. In particolare, dello svolgimento del progetto è stata incaricata la dott.ssa Chiara Cauzzi, supervisionata dalla dott.ssa Chiara Razzolini, bibliotecaria della Provincia Toscana dei frati Minori. Il lavoro di catalogazione è stato portato avanti per due anni, con numerosi soggiorni di varia durata presso il Convento della Verna. La realizzazione del catalogo ne ha previsti altrettanti.
La Biblioteca del Convento – come spiega una delle due autrici, Chiara Razzolini nell’Introduzione al corposo volume – «non era ancora dotata di un catalogo che descrivesse in maniera esaustiva i volumi e mancava allo stesso tempo di uno strumento di accesso informatico». Sulla spinta della necessità di un catalogo approfondito che potesse permettere lo studio della raccolta libraria e contribuire alla storia del Sacro Monte della Verna, il progetto ha preso avvio nel 2014.
La Biblioteca della Verna, commenta la ricercatrice Chiara Cauzzi, da noi intervistata, «è costituita da circa 20000 tra volumi e opuscoli a stampa antichi e un fondo moderno della medesima vastità, se non maggiore. Il fondo antico va dal XI secolo al XIX. Anzitutto, gli obiettivi sono stati da subito quelli di dotare la biblioteca di una catalogazione informatica attraverso il Servizio Bibliotecario Nazionale italiano (SBN), al contempo arricchendo il Servizio Documentario Integrato dell’Area Fiorentina (SDIAF). Esistevano infatti solo degli inventari parziali; le descrizioni delle cinquecentine, inserite nel Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo (EDIT 16), erano 330 e risalivano agli anni Ottanta. Su di esse ci siamo basate per una ricognizione iniziale, ma di per sé il nostro lavoro sorge ex novo. Con la catalogazione elettronica e poi questo libro desideriamo fornire uno strumento di partenza che conduca a nuove ricerche. Da un’indagine sommaria si evince quasi immediatamente come le informazioni raccolte si intreccino con la storia del santuario e possano aiutare a comprenderla maggiormente, anche in prospettiva interdisciplinare».
Ma quali sono le lacune che lo studio viene a colmare? «La nostra catalogazione si contraddistingue per il fatto di essere non solo catalogazione di edizioni, ma degli esemplari, dunque assieme al volume teniamo conto delle note di possesso, che forniscono indicazioni riguardo il “proprietario” del volume. In questo modo, andiamo in un certo senso “oltre” il libro, che diventa oggetto “vivo”. Per questo, il nostro studio è corredato, tra gli Indici analitici, anche da un interessantissimo “Indice delle provenienze e dei possessori”, in cui troviamo frati ma anche istituzioni. A ogni opera corrisponde sempre un possessore. In questo modo, si può anche ricostruire la circolazione di un volume. Abbiamo libri che arrivano da molto lontano, persino dal convento siciliano di Chiaramonte Gulfi».
Avete incontrato delle difficoltà nel vostro lavoro? «In realtà meno del previsto, in quanto i volumi da catalogare erano in buono stato di conservazione. Tuttavia il Santuario della Verna si trova in un luogo non facilmente raggiungibile».
Cosa caratterizza, dunque, la Biblioteca della Verna da quella di altre biblioteche francescane del Cinquecento? «Io e Chiara concordiamo nel dire la grande quantità di volumi posseduti. In tanti conventi non c’è così tanta ricchezza e ci riferiamo solo al Cinquecento: i volumi dei secoli seguenti sono in fase di catalogazione. Alla conclusione della descrizione di tutti i volumi antichi della Verna, ci auspichiamo di poter scrivere una storia complessiva della biblioteca».
Personalmente, come ricercatrice, in che modo ti ha arricchito questo lavoro?
«Ho affinato le tecniche di catalogazione e di rilevamento sull’edizione e sull’esemplare, ma soprattutto, grazie a questo lavoro, ho avuto modo di cogliere nuovi spunti di ricerca, che ho iniziato ad approfondire. Attualmente mi sto dedicando ad un’edizione di Ariosto piuttosto rara, bisogna capire le dinamiche che l’hanno portato alla Verna. E non è l’unico volume ad essere eccezionalmente raro. Contiamo ad esempio una Expositio in Evangelium s. Joannis del 1508 di San Tommaso, la In quatuor evangelia enarrationes del 1527 di Theophylactus, vescovo di Ocrida, e dei Monumenta ordinis minorum del 1506».
Anche il prof. Carlo Ossola, nella sua Nota introduttiva al volume, spiega la rilevanza delle scoperte fatte: «Il mondo della biblioteca della Verna è davvero uno scrigno della sapienza del mondo che il cristianesimo accolse e rimeditò: la storia dei saperi che hanno sorretto la civiltà europea è lì». Il prof. Ossola enuclea quindi il tipo di opere possedute dai frati: «Volumi di esegesi biblica si affiancano a quelli di patristica, di Scolastica, di storia della teologia, alla liturgia come alla mistica, al diritto come alla storia della Chiesa, alla controversistica e all’omiletica; ad essi si affiancano volumi propriamente filosofici, letterari, giuridici ed etico-economici». E non mancano le rarità: vi figurano anche autori controversi della storia della Chiesa come Savonarola e Pelagio.
«Non ci deve stupire – commenta il Guardiano della Verna, fra Francesco Brasa, nella Prefazione – il fatto che accanto ai testi biblici, liturgici e patristici abbiano trovato posto anche libri riguardanti altre tematiche, poiché tutto – come ci insegna Francesco – ci parla di Dio: il grande libro della natura, la storia e le storie degli uomini, la poesia».
Il volume: Chiara Razzolini, Chiara Cauzzi, Le cinquecentine della Biblioteca del Convento della Verna, con una Nota di Carlo Ossola, Firenze, Olschki Editore, 2019.
Laura Quadri