Il poeta-operaio Fabio Franzin alla Casa della Letteratura
Letto e amato da qualunque classe sociale e fascia di età, lodato persino dalla critica (di solito avara di lodi), Fabio Franzin incontrerà per la prima volta il pubblico della Svizzera italiana grazie alla moderazione di Fabio Pusterla, per farci scoprire come la profondità di uno sguardo possa assomigliare al nostro: aldilà delle latitudini o della lingua. L’appuntamento con Franzini alla Casa della Letteratura per la Svizzera italiana di Lugano (Villa Saroli, viale S.Franscini 9) sarà sabato 9 novembre alle ore 16.30.
Fabio Franzin è Il poeta operaio, il poeta dallo sguardo commosso, la voce capace di offrire il canto delle mani, degli alfabeti e della luce. Considerato il migliore poeta dialettale vivente (nel 2024 è anche in corso una traduzione in lingua inglese), Franzin è capace di cogliere le storture del mondo senza mai piegare lo sguardo né rinunciare alla speranza.
Poeta di natura e di paesaggio, secondo la lezione cara a Pasolini, Zanzotto e Giacomini, egli è anche (o soprattutto) poeta operaio, avendo lavorato in fabbrica per oltre un quarantennio e scritto raccolte nelle quali affronta questioni lavorative come la produzione, la catena di montaggio, i rapporti all’interno del mondo del lavoro, la recessione, la precarietà e la fine del lavoro, la disumanizzazione delle classi lavoratrici alla base della filiera produttiva, gli invisibili che sono soltanto mani e che, specie negli ultimi decenni, sono rimpiazzabili come parti di un qualunque macchinario.
Fabio Franzin si interroga sulle parole capaci di resistere sul fondo della Storia comune degli uomini, parole che si levano coraggiosamente dalla catena di montaggio, mentre incitano i giovani contro gli algoritmi che valutano le prestazioni sul lavoro, che valutano la vita stessa e il valore della persona; prendendo in considerazione se stesso e la propria crisi diventando canto universale.
Ingresso libero con prenotazione consigliata sul sito della Casa della Letteratura.