“Col passare del tempo, ho scoperto sulla mia pelle che l’ignoranza crea odio e genera razzismo e discriminazione. Proprio in Italia ho capito che sarei diventato un missionario di pace e che avrei dovuto reagire contro le nubi dell’odio, dell’intolleranza e della diffidenza e del razzismo. Ho abbracciato una nuova fede, l’amore universale”.
È un manifesto che celebra la fratellanza tra i popoli e il valore della memoria come antidoto all’odio il libro firmato da Hafez Haidar dal titolo “Il razzismo spiegato ai giovani”, edito da Diarkos.
Nato a Baalbeck nel 1953, docente, scrittore e traduttore libanese naturalizzato italiano, candidato al Premio Nobel per la Pace nel 2017, Haidar scrive con un linguaggio semplice ed efficace una storia emblematica, quella del professor Andrea e dei suoi giovani allievi, che arriva dritta al problema: è l’ignoranza a generare il razzismo e a creare un atteggiamento di chiusura verso l’altro, che viene percepito come pericoloso e “diverso”. E’ su questo che dobbiamo intervenire, partendo dalla scuola e dalle famiglie, per costruire, soprattutto pensando alle generazioni future, una società più giusta, in cui nessuno si senta straniero.
Da Anna Frank a Rose Parks, da Gandhi a Martin Luther King, da Malala a Liliana Segre: sono solo alcune delle voci che nel libro trovano posto per spiegare, alla luce di ciò che questi grandi personaggi hanno vissuto sulla propria pelle, cosa significhi subire discriminazioni e soprusi. L’idea che anima il lavoro di Haidar è quello di raccontare il razzismo di ieri e quello di oggi, e la loro comune radice nell’ignoranza. In particolare l’attenzione è sul razzismo contemporaneo, nel quale, se in parte si è abbandonata l’idea di una “razza” che sia “superiore” biologicamente rispetto a un’altra vista come “inferiore”, il pregiudizio razziale si esprime sia in senso ideologico sia attraverso l’intolleranza politica, sociale e culturale. L’invito di Haidar (che fa sue le parole di Liliana Segre, “L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza”) è quello in primo luogo di studiare la storia e conoscere il mondo, ma soprattutto di fare ognuno la propria parte, di schierarsi al fianco del più debole, e di non cadere nell’errore di lasciarsi scivolare addosso l’ingiustizia pensando che non riguardi tutti noi.