Il Ticino e le rendite di posizione – Aspetti demografici
La demografia, con i suoi indicatori di sintesi, rappresenta lo specchio della salute di un Paese. Quella del Ticino non è tendenzialmente diversa da quella dei vicini, ma ha pure specifiche caratteristiche. Non solo per il suo più alto tasso d’invecchiamento, ma per una fase d’inversione dei tassi d’immigrazione internazionali ed interni, dove spicca quella dei giovani che non rientrano dopo gli studi. Risultato: le previsioni demografiche di lungo termine lo danno perdente, con Neuchâtel, rispetto a tutti gli altri Cantoni. C’è da allarmarsi anche perché la tela di fondo demografica rispecchia quella socioeconomica e culturale.
La crescita demografica del Ticino, quanto è frutto di una rendita di posizione? Dell’essere posizionati in Svizzera? La risposta l’aveva sintetizzata già una trentina d’anni fa il geografo Tazio Bottinelli, paragonando l’evoluzione demografica di tre vallate simili a sud delle Alpi: Ticino, Valle dell’Ossola e Valtellina. Partendo, nell’Ottocento, da un uguale capitale demografico, il Ticino si ritrova oggi con una popolazione almeno due volte superiore alle due aree di paragone. Ma anche le rendite di posizione mutano nel tempo ed esigono una ricapitalizzazione strategica.
L’esempio più evidente è quello dello sviluppo bancario del secondo dopoguerra e del suo ridimensionamento nel numero degli istituti e nei posti di lavoro (oltre un terzo) dopo le crisi finanziarie del 2008 e la caduta del segreto a protezione del cliente. Tuttavia, il settore non è crollato. Almeno là dove si è messa in pratica la formula per, possibilmente, rigenerare delle rendite di posizione: sviluppare il capitale di conoscenza e d’innovazione degli operatori, fino a diventare un vero e proprio capitale territoriale. Il Centro di studi bancari di Vezia aveva da tempo per fortuna colto il segno del nuovo paradigma al servizio del cliente italiano. Ma attenti: l’uscita dal lavoro, per età o ristrutturazioni, di molti bancari e fiduciari rende ancor più imperativo l’investire nel rinnovo del capitale umano e territoriale sopradescritto. Lo stesso vale per molti altri settori.
Gli stravolgimenti epocali dei paradigmi evolutivi sono una sfida per la territorialità del Ticino, quindi per la sua capacità di trovare un equilibrio dinamico, sia nelle sue relazioni esterne, sia in quelle interne. Qui ritroviamo le complessità di una territorialità di frontiera, anch’essa in piena ridefinizione in quanto le frontiere non sono solo quelle istituzionali, ma sempre più quelle determinate, dalle emergenti logiche di reti sovra-territoriali di nuovi attori e di nuovi assemblaggi di potere dell’economia (Saskia Sassen). Le risposte ci sono. A condizione di avere una visione, per trovare una nostra identità e rigenerare le nostre risorse tra gli spazi metropolitani di Zurigo e di Milano.
Remigio Ratti