La studiosa, ricercatrice e giornalista Laura Quadri, nell’ambito degli incontri “Cosa può la letteratura, e come. Lo spazio delle donne” organizzati dall’Istituto di Studi italiani dell’USI, ha tenuto una conferenza, sviluppando il tema “Donne davanti all’eterno: scritture tra due secoli“, fornendo gli aspetti salienti del rapporto tra le scrittrici mistiche e il loro padre confessore, che poi diventa, per alcune, il loro biografo. Considerando sia il secolo in cui Laura Quadri ha circoscritto la sua dettagliata analisi, tra il Sei e il Settecento, sia la figura di Padre Giovanni Pozzi, come uno dei massimi critici e studiosi di scritture mistiche femminili, ne è risultato un campo di studio molto specifico, con riferimenti alla teologia, che tuttavia ha consentito, anche a chi non possiede la materia, di riflettere sulle condizioni delle donne mistiche in quell’epoca. La definizione data da Padre Pozzi alla mistica, identificata da Quadri, come «ciò che oltrepassa gli schemi dell’esperienza ordinaria» ha aperto nuove vie nello studio particolareggiato delle donne mistiche, che Padre Pozzi ha approfondito in quanto genere letterario, parlando del rapporto tra scrittrici e confessori.
Partendo dal fatto che il ruolo tra uomo-donna non è più dama-cavaliere ma donna-confessore spirituale, Laura Quadri ha approfondito la critica che Padre Pozzi ha fatto nei confronti dei padri spirituali. Così come le donne mistiche hanno trovato, nella figura del padre confessore, «un interlocutore indispensabile per la loro esperienza spirituale, per la conferma delle loro visioni e rivelazioni» è altrettanto vero che molte resistenze hanno impedito alle voci delle mistiche di esprimersi. Quando Padre Pozzi afferma che «alla donna è concesso vivere la santità» ma non scriverne o parlarne, perché il confessore è per lei “giudice” e “censore” si rivela palese la sua visione rivolta ai comportamenti che gravavano sulla libertà e sull’esistenza delle mistiche. Il modo con cui Padre Pozzi si è distanziato da una certa autorità religiosa ha tracciato uno spartiacque emblematico, a fronte dell’involuzione e chiusura di una realtà religiosa che penalizzava le mistiche, perché venivano loro imposte delle regole, private della libertà di pensiero e di parola.
Quadri ha portato molti esempi di donne che hanno saputo, nei secoli, conquistarsi autonomia di parola. Donne che hanno lottato per ciò che spettava loro, come Caterina da Siena, Giuliana di Norwich e Domenica da Paradiso, e molte altre, insieme ad Angela da Foligno che è stata una tra le prime donne ad essere riconosciuta madre e maestra spirituale. Camilla Battista da Varano scrive la prima autobiografia spirituale, non per imposizione ma spontaneamente. Tutte queste donne – ha proseguito Quadri – fanno parte di filoni spirituali ben precisi.
Guardando a Isabella Berinzaga, laica illuminata della prima metà del Seicento e poi guida di molti gesuiti di Milano, o a Teresa D’Avila, grande fondatrice dei carmelitani scalzi, la quale sostiene di non aver avuto, per lungo tempo, una guida spirituale, diventando lei stessa guida spirituale, Laura Quadri ha poi concentrato le sue ricerche sulle mistiche, che si sono confrontate dialetticamente con i loro confessori, dibattendo sul loro stesso ruolo, per ottenere il dovuto riconoscimento. Quadri si pone, di fronte alle ostilità e all’intransigenza di alcuni, evocando chi ha appoggiato e facilitato il cammino spirituale delle mistiche. La studiosa ha citato uno dei precursori di queste nuove visioni, Pietro d’Alcantara il quale ha segnato un varco nella concezione del misticismo, diventando guida spirituale di Teresa D’Avila. Il suo merito è stato quello di riconoscere la bontà di Santa Teresa e aver favorito, presso i locali, la lettura dei suoi libri.
Teresa D’Avila fonda nella Spagna cinquecentesca 19 monasteri e avrà un rapporto molto libero con i suoi vari confessori spirituali. Tutti questi movimenti rivolti al cambiamento tuttavia non sono stati privi di ostacoli, fino a quando si fa breccia una riforma alla quale aderisce Jeronimo Gracian, che intesse un’amicizia spirituale con Teresa d’Avila, la quale attua la riforma dei Carmelitani con Giovanni della Croce. Il periodo in cui iniziano a delinearsi questi importanti cambiamenti è caratterizzato dalla presenza dei gesuiti, in aggiunta alla spiritualità domenicana e savonaroliana. Il progetto di riforma di Savonarola infatti vuole che i cittadini abbiano un rinnovamento interiore. Savonarola scrive dei testi che danno indicazioni chiare su come le persone possano riformarsi interiormente, impartendo regole di spiritualità, preconizzando così altre visioni e altre indicazioni, applicabili nel loro tempo. Attorno a lui – ci ricorda Quadri – si crea una “Heilsgeschichte” al femminile. Quadri ci ha poi condotti in alcuni studi di Padre Pozzi che contemplano, ad esempio, il ruolo di Arcangela Panigarola, sottolineando che la figura centrale dell’antologia di Pozzi è Maria Maddalena De’ Pazzi, la quale appartiene all’ordine carmelitano ma ha confessori gesuiti. Altre figure importanti concorrono alla valorizzazione delle mistiche, come Agostino Campi, domenicano, che dirige lo stesso monastero in cui è vissuta la stessa Maria Maddelena de’ Pazzi, e che introduce, presso le monache, la spiritualità savonaroliana. Questa influenza di Savonarola è molto presente nelle Estasi di Maria Maddalena. Pozzi studia anche il caso di Caterina Paluzzi, la quale fonda, nella casa paterna, una piccola comunità monastica, con un forte spirito innovativo, che si vuole emancipare dal potere costituito. Dichiara di aver avuto un’esperienza mistica grazie alla quale riesce a istruirsi (tramite la grazia divina). L’antologia di Pozzi, per quanto concerne l’epoca moderna, si conclude con alcune altre grandi figure, tra cui Veronica Giuliani, caso molto particolare. Giuliani nasce da una famiglia benestante. Ha oltre 30 confessori, che le imporranno di scrivere la propria autobiografia in ben cinque redazioni diverse. La mistica verrà denunciata al Sant’Uffizio perché, in un’occasione, dice di avere le capacità di assolvere uno dei confessori dal peccato. Un’affermazione che non passa inosservato ai suoi oppositori. Nel Settecento, lungo il faticoso percorso del rinnovamento inizia a imporsi il diritto delle donne di accedere agli studi universitari, tenendo presente che il misticismo non è da ascrivere e associare unicamente alla religione. Niccolò Bandiera scrive un trattato sugli studi delle donne. Dice che «meditare, studiare, riflettere e pregare sono cose che non contraddicono la vocazione femminile».
Padre Pozzi in Scrittrici mistiche, la voce e gli inchiostri traccia una riflessione sulla spiritualità alla fine dei suoi studi, con la convinzione che l’incontro tra lo sguardo maschile e femminile non fa che arricchire Dio stesso, che è entrambi.
Nicoletta Barazzoni e Simona Kaufmann