Paolo Crivellaro, giornalista e organizzatore culturale, ha fatto il suo ingresso nel decimo anno come direttore artistico del Teatro di Locarno, una realtà attiva dal 1990 con un cartellone variato e legato soprattutto al teatro di parola, fra contemporaneità e classicità.
Lo abbiamo incontrato a pochi giorni dall’inizio della stagione per avere uno sguardo su alcuni aspetti legati al pubblico, alla programmazione, ai rapporti con il territorio.
Che cosa è cambiato in questi ultimi dieci anni?
Gli sviluppi maggiori sono avvenuti nel quadro della programmazione. Nel pieno rispetto per il grande lavoro svolto dal mio predecessore, Giancarlo Bertelli, direttore artistico dal 1990 al 2012, nell’ultimo periodo l’offerta si era un po’ stabilizzata su un unico filone, quello della commedia brillante che aveva però allontanato molti abbonati e spettatori. Io ho cercato di attualizzarlo proponendo un collage di generi, con una tensione maggiore verso nuove drammaturgie, un po’ di coraggio verso alcune scelte teatrali più innovative, pur con attenzione ad alcune linee classiche: un mix che credo abbia dato buoni risultati, sia sulla base delle opinioni degli abbonati sia anche dal loro numero che quest’anno ha superato l’asticella dei 500. Un dato che non avevamo registrato da qualche anno.
Qualche osservazione sulla composizione del pubblico, il Teatro di Locarno ha maggiormente avuto una platea matura per non dire anziana. È cambiato qualcosa nel frattempo?
La platea del Teatro di Locarno ha il suo zoccolo duro nelle persone di una certa età: continuano ad esserci e io continuo ad ammirarli e a rispettarli perché sono disponibili a fare quello che per tante persone molto più giovani sembra un’impresa, cioè uscire la sera nei mesi più freddi per andare a teatro. La novità riscontrata in questi anni è relativa a un’affluenza numericamente non gigantesca, sono in maggioranza 40-60enni affiancati da un lavoro più impegnativo rivolto al pubblico più giovane. Come la presenza degli studenti delle scuole che è notevolmente aumentata. Gli studenti liceali non sono mai inferiori a una media di 60-70 unità in prima serata. A questo proposito devo anche segnalare con soddisfazione il risultato del concorso di critica teatrale dove i ragazzi, se lo vogliono, possono scrivere le loro impressioni sugli spettacoli che vedono. L’anno scorso a fine stagione abbiamo ricevuto oltre 120 recensioni su 10 spettacoli distribuiti. C’è da annotare che sul territorio, al di là delle consolidate realtà teatrali – penso ai teatri del Gatto, Paravento, Dimitri con il Teatro di Locarno – sta prendendo piede un’agenzia privata che tende a proporre spettacoli di totale evasione, con comici televisivi e nomi affermati con prezzi a volte il doppio del costo del biglietto che vendiamo noi e sottraendo molta gente a un’offerta più “teatrale”…
Parliamo un po’ della territorialità, del rapporto con le compagnie indipendenti. C’è evidentemente un problema di costi e di resa in relazione al pubblico. In altre parole, con i loro spettacoli è difficile riempire la sala…
Innanzitutto va detto che con loro il dialogo non è sempre facile: una realtà che avevo già segnalato tempo fa. Inoltre gli spettacoli prodotti dalle compagnie locali molto spesso, al loro debutto e per più serate, vengono giustamente rappresentati nelle rispettive sedi che sono a poca distanza dal nostro teatro. Il rischio è pertanto quello di proporre spettacoli che sono già andati in scena. Noi abbiamo una piccola sezione, “Ridi con noi”, costituita da due-tre appuntamenti in parallelo alla stagione e legati a una comicità che amo definire un po’ più intelligente rispetto a quella spesso proposta altrove. In quella sezione e negli ultimi anni abbiamo ospitato alcune realtà del territorio. Ma proprio in funzione del fatto che gli spettacoli proposti erano andati già in scena abbiamo avuto un’affluenza molto bassa.
Apro un inciso che può essere maggiormente esplicativo.
Simone Fasani (Compagnia Baccalà) dopo avermi sollecitato per diversi anni, al momento di debuttare con un nuovo spettacolo l’ha proposto al Teatro Sociale di Bellinzona. E va bene: ognuno è libero di andar dove vuole. Lo inserisco comunque nella sezione “Ridi con noi”. Per l’occasione ha voluto un cachet superiore a quello che chiedeva in Italia (l’ho verificato concretamente). Ma va bene anche questo. Però, nonostante le assicurazioni sulle possibili presenze territoriali (Camilla Pessi, moglie e partner artistica di Fasani è locarnese, ndr), la sera della rappresentazione c’erano solo 200 persone. Benché il prezzo d’ingresso fosse molto basso. Faccio questo esempio perché la Compagnia Baccalà, oltre a essere molto brava e simpatica, rappresenta forse una delle realtà più emergenti…
Il Teatro di Locarno non ha mai pensato di produrre spettacoli come fa ad esempio il Teatro Sociale di Bellinzona?
Qui entriamo in un campo in cui il Teatro di Locarno non è l’Associazione degli Amici del Teatro di Locarno che da trent’anni porta avanti la bandiera della cultura sul territorio. Il Teatro è di proprietà della Kursaal/Casinò e ogni volta che entriamo paghiamo un affitto. Pertanto se devo avere una sala per produrre uno spettacolo per almeno 20 giorni di allestimento, a differenza di Bellinzona che può disporre del teatro quando vuole, nel nostro caso non è possibile. La stagione del Teatro di Locarno esiste per volontà dell’Associazione che ogni anno promuove sul territorio del Comune una bella stagione. Ma la sala è privata e noi paghiamo un affitto.
In occasione dell’ultima assemblea dell’Associazione sono state ribadite le preoccupazioni sui destini dello stabile. Ci sono stati degli sviluppi in merito?
Rispondo diplomaticamente come ho già fatto in altre circostanze: io sono come l’allenatore di una squadra di calcio. Scelgo i giocatori, cerco di farli giocare bene e di conquistare le vette della classifica. Il Presidente e il consiglio d’amministrazione si preoccupano dei rapporti con gli enti, con il territorio e con la politica. Io non seguo questo problema. La leggo anch’io sui giornali ed è una vicenda sulla quale non si è ancora trovata una soluzione.
Come si contraddistingue la stagione teatrale 2019/20?
Si presenta come un ventaglio, un puzzle di diversi generi scelti per accontentare diversi gusti e avvicinare anche nuove persone. Sono per esempio particolarmente contento del fatto che il Teatro, in occasione del Giorno della Memoria, ospiti in gennaio Matilde e il tram per San Vittore, uno spettacolo di Renato Sarti con Maddela Crippa. È la storia di alcune donne di Sesto San Giovanni che nel 1943 vedono centinaia fra mariti e figli deportati nei campi di sterminio, una proposta che a mio avviso si differenzia da quanto succede in Ticino. Percorrendo i titoli stagionali troviamo molti nomi affermati, come Ale e Franz che si misurano con uno spettacolo ispirato a “Romeo e Giulietta” dove sono in scena con altri cinque attori.
La stagione si apre con il debutto del nuovo spettacolo scritto da Natalino Balasso con la regia e l’interpretazione di Jurij Ferrini, I due gemelli, una produzione che ha avuto la sua prima estiva al festival di Borgio Verezzi. Avremo Le regole per vivere con Elisa di Eusanio e il Vincent Van Gogh di Stefano Massini con Alessandro Preziosi, spettacolo andato in scena al LAC di Lugano la scorsa stagione. Avremo anche Ditegli sempre di sì, la celebre commedia di Eduardo De Filippo con Gianfelice Imparato. Sono inoltre molto contento di ospitare anche quest’anno il Teatro dell’Elfo di Milano, una delle realtà contemporanee più interessanti, con Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Simon Stephens dal romanzo di Mark Haddon con la regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani. Ma anche Le allegre comari di Windsor nell’adattamento di Edoardo Erba con la regia di Serena Sinigallia o Gioele Dix con Vorrei essere figlio di un uomo felice e Arturo Cirillo, mai passato da Locarno, che verrà con La scuola delle mogli di Molière.
Una volta si diceva che se passava uno spettacolo a Locarno era difficile pensare che lo stesso potesse essere rappresentato con successo in altre sale ticinesi. La storia recente ci sta dimostrando il contrario…
Certo, in passato è stata un po’ la fissazione di un paio di organizzatori… in realtà da diversi anni ho un bel rapporto di collaborazione e amicizia con il Teatro di Chiasso, non passa stagione che due o tre spettacoli li organizziamo insieme. Quest’anno è il caso di “Romeo e Giulietta” e di “Van Gogh”. È ovvio che su Bellinzona il discorso cambia. Ci sono pochi chilometri di distanza e non posso inserire in cartellone uno spettacolo che passano anche loro. Diverso il discorso per una proposta che l’anno prima è stata a Lugano. In ogni caso è da tener conto che la gente tende a spostarsi malvolentieri, preferisce rimanere nella propria zona e andare nel teatro più vicino.
Giorgio Thoeni
LA STAGIONE
23-24 ottobre
I due gemelli di Natalino Balasso
14-15 novembre
La scuola delle mogli di Molière
28-29 novembre
Le regole per vivere di Sam Holcroft
7-8 dicembre
Vincent Van Gogh. L’odore assordante del bianco di Stefano Massini
18-19 gennaio 2020
Romeo & Giulietta con Ale e Franz
27-29 gennaio
Matilde e il tram per San Vittore di Renato Sarti
13-14 febbraio
Vorrei essere figlio di un uomo felice di Gioele Dix
11-12 marzo
Le allegre comari di Windsor adattamento di Edoardo Erba
31 marzo-1 aprile
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Simon Thephens
23-24 aprile
Ditegli sempre di sì di Eduardo De Filippo
RIDI CON NOI
28 febbraio
Fame mia – Quasi una biografia con Annagaia Marchioro
4 aprile
IL SOL ci ha dato alla testa con Raffaello Tullo