Una “pista” sul palco che potrebbe alludere ad un ring per un duello, una contesa di pensieri, emozioni, istinti, parole. Ma quella corona di lampade a stelo intorno, che come una serie di riflettori tende ad illuminare la scena, potrebbe far pensare ad un’asettica operazione chirurgica dove al posto del corpo ci sono anime, cuori e menti in pena, da vivisezionare in certi loro aspetti reconditi ed ossessivi. L’azione muta dei due servi di scena, una donna e lo stesso regista, Luca Spadaro, che intervengono per porgere o prendere oggetti, cambiare i vestiti dei personaggi, scomporre e ricomporre la scarna scenografia formata da scatoloni, situazione dopo situazione, trasmette il passare del tempo e la costante provvisorietà di una situazione senza reale soluzione di continuità.
La nuova produzione del Teatro d’Emergenza (e mai così pertinente il nome), che ha debuttato ieri al Teatro Foce di Lugano, propone Jack e Jill dell’americana quanto misteriosa Jane Martin: il titolo fa riferimento ad una filastrocca tradizionale (citata anche da Shakespeare) in cui due innamorati cercano di raggiungere la felicità senza riuscirci.
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