Mentre le sue coetanee inseguono influencer, lei insegue le parole e la musica: «Scrivere per dare sfogo alle emozioni». Ecco chi è Sofia Steffen, in arte Joyss, giovane cantautrice ticinese di soli 19 anni.
Se la senti cantare la sua voce ha un leggero rimando all’irlandese Sinéad O’Connor, anche se il genere di Joyss è completamente diverso; la sua musica segue un flusso Indie, cosa che non ci si aspetta da una persona così giovane. Così come non ci si aspetta che a poco più di sei anni impara a scrivere canzoni e suonare la chitarra. Lo fa per scelta, non le è stato imposto da nessuno… «Mi piaceva raccontare storie» confessa, e infatti, comincia proprio così; ma poi con il passare degli anni aumentano le emozioni, le esperienze di vita, e così anche la sua musica si fa più personale, più intima, più sua.
Chiusa in camera a scrivere canzoni che non condivide con nessuno. Eh sì, perché se da un lato c’è Joyss con la voglia di creare musica, dall’altra c’è la fragilità di Sofia che ancora non si sente pronta a condividere la sua vena poetica con l’esterno.
«La sento proprio come una necessità di mettere su carta quello che ho nella testa, come se non ci fosse più abbastanza spazio per racchiudere tutto dentro di me», è così che nascono le sue canzoni, dalla necessità di “buttarle fuori”. Non è mai stato facile essere musicista, scrittore, poeta, i cosiddetti “struggling artists” cioè artisti in difficoltà, che non indica necessariamente una problematica a livello economico ma piuttosto a una complessità più intima e grande: come il trovare il proprio spazio nel mondo. E anche Sofia, sta imparando a trovare il suo; un carattere introverso che spesso l’ha portata a sentirsi sola ma non completamente, perché ad accompagnarla c’è sempre stata la musica… ed è proprio la musica che le ha insegnato a buttarsi un po’ di più, a cercare persone che suonano, cantano, ascoltano, ispirano “cose artistiche”.
E così quest’estate dopo una lunga riflessione, qualche dubbio e tanta paura, Joyss si sente più forte, si sente sicura: vuole condividere con le persone le sue canzoni. Si reca a Massagno a Heaven Recording Studio, dove registra il suo primo disco Camaleonte: un extended play di 6 canzoni in italiano, genere indie-pop. «I testi sono tutti miei, così come la musica: sono io che suono la chitarra. Sono stata fortunata perché in studio mi hanno anche aiutato a inserire all’interno delle mie canzoni altri strumenti; cosa che da sola non sarei stata capace di fare».
Il suo primo singolo Il colore dei tuoi passi – scritto quando aveva 16 anni – riporta a un senso di ricerca, forse di mancanza o di appartenenza a qualcuno, a qualcosa, forse semplicemente a sé stessi. Joyss, non si è fermata lì, ha anche prodotto e montato il video per il singolo da sé… a primo impatto la voce appare più bassa della musica, ma quello può essere una piccola disattenzione di un montaggio alle prime armi; evidente nell’editing è lo stile un po’ hipster: un genere che negli ultimi anni è stato enormemente ripreso da molti, cercando di rincorrere (senza mai riuscirci) i montaggi anni’70 di Ulay e Marina Abramović. Ovviamente, data la giovane età di Sofia non credo fosse questo il suo intento, anzi il suo è semplicemente rendere proprio un genere spesso amato dai “millennials” creativi con un forte senso anti-mainstream. Cosa sempre apprezzabile.
Torniamo però a Il colore dei tuoi passi… la musica è piacevole: il suono è melodico, gli strumenti sono semplici ma ben strutturati, con un riff di chitarra originale. Il testo, come abbiamo già accennato prima rimanda a un senso di ricerca. La scrittura è in certi versi ancora “cruda”, ma ciò è dato sicuramente dall’innocenza degli anni, che allo stesso tempo è ciò che rende autentico, puro e spontaneo l’opera di Joyss.
«Ascolto molto la musica italiana indipendente quindi non molto conosciuta come per esempio: “L’Officina della Camomilla” un gruppo che mi ha aperto tantissimo al mondo musicale – svela la cantautrice diciannovenne – Loro scrivono quello che pensano, senza pensare alle regole che ci possono essere dietro ad una canzone. Mi piace l’idea di poter scrivere liberamente, senza preoccuparmi delle metriche di una canzone e di come suonano le parole». Il suo è un pensiero di libera interpretazione, perché ogni canzone è personale, continua: «La mia idea è quella che ognuno può ascoltare le mie canzoni e magari riconoscersi; ma se questo non accade va bene uguale. Non ho paura di non piacere, perché le mie canzoni vengono dal cuore quindi la mia musica è la mia sincerità, la mia verità». Quella di Joyss non è arroganza o menefreghismo anzi, è rispetto per una sensibilità altrui; dal momento che ha deciso di condividere la sua musica con il pubblico la paura «è tanta, tantissima» svela, non tanto per il giudizio delle persone ma perché attraverso le sue canzoni lei si mette “a nudo”, mostrando i diversi frammenti di sé a quel mondo esterno, dal quale per anni si è nascosta.
Il suo desiderio è quello di poter cantare davanti a più persone: «non aspiro a diventare una pop star o cose del genere; semplicemente vorrei conoscere altri artisti e condividere la mia passione per la musica. Mi piacerebbe organizzare qualche concertino, trovare musicisti con cui suonare e organizzare qualcosa, anche in un bar e vedere come si evolve il tutto». Nelle prossime settimane Joyss pubblicherà un’altra delle sue canzoni dal titolo Fuma ragazzina, per il momento Il colore dei tuoi passi è già stata trasmessa su radio Rete Tre ed è disponibile su Spotify mentre il video è visibile su YouTube.
Serve un alto grado di immaginazione e sensibilità per essere cantautori; in un’intervista Keith Richards disse: «La musica devi averla nelle ossa, perché non bastano le parole, servono l’emozioni». Nessuno può insegnarti a essere cantautore… è qualcosa che viene da dentro. E Joyss lo sa bene.
Chissà, cosa riserverà il futuro per questa giovane cantautrice di Lugano…
Maria Elisa Altese