Commento

La bi-cultura della colpa e i rischi di riscrivere la Storia

La bi-cultura della colpa è un’autoflagellazione per i crimini commessi dagli antenati, accoppiato alla fustigazione della società contemporanea. Negli Stati Uniti, in particolare, è venuto a crearsi negli anni un clima di terrore quando si analizza il passato della nazione. Una sinistra illiberale impone l’espiazione collettiva individuale di colpe risalenti agli avi nei secoli passati. E chiunque osi sollevare dubbi o critiche rispetto a questa narrativa è bollato come un conservatore o un pericoloso reazionario. La bi-cultura della colpa contempla il rischio di riscrivere la Storia secondo criteri collettivisti. Prevede la censura negli atenei, la riscrittura dei testi, la manipolazione delle immagini. Ma anche l’eliminazione del pensiero classico e dunque la distruzione culturale. Negli ultimi quindici anni tutta la Storia americana è stata rivisitata attraverso le lenti dello schiavismo.

Rileggere il passato ascrivendo tutte le colpe all’uomo bianco e imponendo la bi-cultura della colpa è un grave disservizio alla Storia stessa all’insegna del collettivismo, che per sua natura crea e comporta ingiustizie. La Storia è variegata, complessa, fatta di momenti e gloriosi e drammatici. Di grandi uomini e grandi criminali. Dal momento che “accade” in un certo presente – che poi diventa passato – non si può che guardarla con gli occhi del passato. La Storia non può essere riscritta secondo la volontà di alcuni sedicenti intellettuali che censurano il pensiero altrui o impongono riti di espiazione collettiva ai contemporanei. Riscrivere un manuale di testo, bollare di razzismo (e fascismo!) chi non la pensa come noi e, da posizioni governative, allocare denaro e risorse in base a una presunta partecipazione appartenenza etnica è a sua volta una forma di razzismo.

Si tratta di una deriva intrapresa dalla sinistra estrema negli Stati Uniti. Che vuole combattere il razzismo praticando l’esclusione, ma le ingiustizie non si sanano con l’intolleranza. L’intolleranza degli intolleranti è nociva. Negli Stati Uniti, terra degli eccessi, ma anche della libertà di pensiero, è preoccupante la deriva assunta in molti campus universitari verso un odioso e strumentale ideologismo che mischia BLM, la CRT e la cancel culture. E che prevede una riedizione della Storia nazionale secondo cui gli Stati Uniti sono esclusivamente fondati sul razzismo e lo schiavismo. Una certa sinistra predica la bi-cultura della colpa e invoca l’aprioristica condanna del grande Satana, l’uomo bianco. Poggia su e promuove un clima di intolleranza nei confronti di chi cerca anche solo di ragionare o di far ragionare sulle controversie del passato.

Quando si parla di intolleranza, i guru della sinistra radicale non sono poi tanto dissimili da quelli della destra bigotta. I primi considerano gli Stati Uniti come una nazione fondata su odio, razzismo e schiavismo. In base a questa ricostruzione, dunque, tutto è oggi autorizzato: e dunque giù statue e al rogo i libri sgraditi. A questo si aggiunga anche il fatto che le violenze nella società americana si installano all’interno di una logica che prevede lo smantellamento dello Stato di diritto, l’elevazione di presunte vittime o discendenti di vittime e la punizione, il castigo e la censura illiberale di altrettanti presunti discendenti dei carnefici. Paradossalmente, gli argomenti di BLM del “defund the police” non convincono gran parte del ceto medio afroamericano, che negli Stati Uniti è la vera vittima di slogan e politiche che prescrivono una restaurazione togliendo risorse agli altri o punendoli.

La giustizia redistributiva è un metodo collettivista che crea ingiustizie e clientele. Non fa alcun servizio alla Storia o alla memoria delle vittime. Riconoscere i fatti e gli orrori compiuti secoli fa dovrebbe essere un processo naturale nel dibattito pubblico contemporaneo e nella Storia di un paese. Ogni cittadino dovrebbe fare i conti con il passato positivo e negativo del proprio Paese. Tuttavia, non si può pretendere e permettere che oggi i discendenti dei perseguitati diventino dei carnefici che applicano misure illiberali e ideologiche nei confronti di discendenti dei presunti carnefici. Se manifestate sempre in maniera non violenta le opinioni altrui andrebbero ascoltate in virtù della tolleranza nelle democrazie liberali che consente a tutti di esprimersi. La bi-cultura della colpa prevede un collettivismo di fondo che rende tutti colpevoli e deplora i gruppi. E chi deplora i gruppi è un razzista.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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