La cinquina del Premio Strega Europeo 2023
Insieme alla dozzina del Premio Strega 2023, è stata annunciata la cinquina finalista del Premio Strega Europeo, che quest’anno compie dieci anni. Le autrici e gli autori selezionati presenteranno anche quest’anno al Salone internazionale del libro di Torino i rispettivi libri in gara, ciascuno in un incontro individuale, tra venerdì 19 maggio e domenica 21 maggio. La cerimonia di premiazione avrà luogo domenica 21 maggio presso il Circolo dei Lettori.
Ecco la cinquina finalista, con gli estratti delle relative presentazioni:
Emmanuel Carrère, V13 (Adelphi), tradotto da Francesco Bergamasco, Prix Ajourd’hui. Un romanzo sulla strage del Bataclan, avvenuta a Parigi nel 2015: «Ogni mattina, per quasi dieci mesi, Carrère si è seduto nell’enorme “scatola di legno bianco” fatta costruire appositamente», ha ascoltato «le testimonianze atroci di chi ha perduto una persona cara o è scampato alla carneficina strisciando in mezzo ai cadaveri, i silenzi e i balbettii degli imputati, le parole dei magistrati e degli avvocati» e lo ha raccontato «senza mai scivolare nell’enfasi o nel patetismo, e riuscendo a cogliere non solo l’umanità degli uni e degli altri (sconvolgente, ammirevole o abietta che fosse), ma anche, talvolta, la quasi insostenibile ironia dei discorsi e delle situazioni».
Esther Kinsky, Rombo (Iperborea), tradotto da Silvia Albesano, Kleist-Preis. «Un mosaico narrativo che riesce a combinare scienza e poesia», raccontando «la precarietà dell’esistenza» e mettendo a confronto «ciò che passa e perisce per sempre e ciò che rimane». Lo spunto narrativo è offerto dal violento terremoto che ha colpito nel 1976 il Friuli, «una terra di leggende in cui il terremoto ha origine dal mostruoso Orcolat o dalla Riba Faronika, la possente sirena a due code»: «Alle voci umane che raccontano un mondo antico di colpo travolto dalla paura fanno da controcanto le voci della natura attraverso una vivida descrizione del paesaggio carsico, dai fiori agli uccelli – i soli viventi immuni al terremoto – fino alle rocce che nei loro strati e colori conservano traccia dei movimenti millenari della terra».
Andrei Kurkov, L’orecchio di Kiev (Marsilio), tradotto da Claudia Zonghetti, Geschwister-Scholl Preis. Un romanzo ambientato a Kiev nel 1919, in piena rivoluzione: «il giovane studente Samson Kolecko si ritrova da un giorno all’altro a dover badare a se stesso, dopo aver perso in un’imboscata il padre (e l’orecchio destro) sotto la spada di un cosacco. Da quel momento le cose per lui precipitano. Arruolato in modo del tutto fortuito nelle nuove forze di polizia sovietica, Samson affronta il suo primo caso: un’indagine che coinvolge l’Armata rossa alloggiata nel suo appartamento, e in cui un ruolo inaspettato avranno il suo orecchio mozzato, ossa umane di puro argento e un insolito abito di pregiata stoffa inglese».
Johanne Lykke Holm, Strega (NN Editore), tradotto da Andrea Stringhetti, English PEN Award. «Una moderna fiaba gotica, un’inquietante allegoria della cultura patriarcale, fatta di riti e sacrifici tramandati da una generazione all’altra. Con una scrittura suggestiva e sensuale, Johanne Lykke Holm racconta della violenza che si insinua nella vita delle giovani donne, e del coraggio necessario per spezzare quella catena di sottomissione e ritrovare la libertà».
Burhan Sönmez, Pietra e ombra (nottetempo), tradotto da Nicola Verderame, Premio EBRD. Sönmez costruisce un mosaico narrativo le cui tessere, disseminate nel tempo, si incastrano man mano intorno al centro del racconto, la storia dell’intagliatore di lapidi Avdo Usta, che inanella attorno a sé la catena dei destini incrociati di molte altre vite: «Il romanzo si muove liberamente lungo la linea del tempo, dall’Età ottomana al Ventunesimo secolo, e unisce pagine di diario e frammenti di storia orale per comporre un’opera di grande fascino, in cui si riconoscono la vena politica di Istanbul Istanbul e le riflessioni sulla memoria di Nord e Labirinto».