36 racconti raccolti sotto lo stuzzicante titolo Succede sempre qualcosa. Eppure, al di là delle aspettative che potrebbe sollevare la frase, non è un libro giallo, pur trattandosi di un altro nuovo volume di Andrea Fazioli, in uscita in questi giorni ed edito da Casagrande: strano a dirsi, ma anche questa scelta ha un suo perché, come ha spiegato venerdì sera l’autore stesso, in dialogo con Massimo Gezzi, insegnante e scrittore, sotto gli alberi del Parco Ciani nel contesto dell’iniziativa Park&Read del Longlake Festival. «Finora ero solito usare la scrittura come una vera e propria maschera, per alludere ad un mondo altro. Ora, per la prima volta, permetto che dalle pagine invece emerga anche qualcosa di molto intimo, il mio punto di vista sulle cose. È uno sguardo senza mediazione e proprio per questo ho esitato tanto prima della reale pubblicazione: significava uscire allo scoperto, più di quanto sono abituato a fare. I racconti risalgono a sei o sette anni fa. Alla fine ho capito che il trucco era prendere distacco anche da me stesso e presentarmi così come sono al lettore», esordisce Fazioli. Ma non si tratta dell’unica concessione fatta a se stesso per arrivare a scrivere il libro: «Dal punto di vista stilistico, mi sono imposto di non mettere un freno a nessuna delle mie vene creative di cui di solito mi nutro. Doveva essere un libro che questa volta accogliesse ogni mia forma di scrittura, quindi non dei semplici racconti, ma anche reportage, divagazioni, pagine diaristiche».
Tuttavia a stupire, prima di tutto, è la trama, a partire da quel racconto in cui il narratore decide di recarsi, una volta al mese e per un anno intero, in un’anonima piazzetta di periferia ed osservare la gente che vi passa: «Mi sono ispirato alle ricerche del biologo David Haskell, che ha isolato un cerchio di un metro quadrato in una foresta del Tennessee. Per un anno intero è andato a osservare ogni giorno il luogo prescelto e così ha scoperto la grandiosità della natura, in continua mutazione. Qualcosa di analogo è accaduto a me: ho scoperto che dove la gente passa qualcosa succede sempre». «È facile davanti a un bel tramonto avvertire qualcosa di speciale e scrivere. La quotidianità a confronto è opaca; un’opacità che bisogna attraversare e spezzare in qualche modo. Vinto questo sforzo anche la vita di tutti i giorni ha le sue sorprese da rivelare».
Nel libro c’è inoltre una commistione chiara con altri generi come la poesia e con altre arti, come la musica. Perché questo? «Durante i miei laboratori di scrittura, che tengo regolarmente, insisto affinché i miei allievi capiscano che può esistere un approccio che esalta l’atto creativo per se; si può scrivere non solo per produrre testi ma anche solo semplicemente per provare un’esperienza creativa e immergersi nella lingua. Così, anche un’attività creativa, vissuta in quanto tale, anche se non è propriamente la tua (come per me la musica), può aiutarti ad aumentare la consapevolezza della tua creatività». «La poesia? Per me è vitale leggerne, perché non ne scrivo. La poesia mi nutre, è un mezzo d’indagine fondamentale». E così, con il suo tocco di penna, Andrea Fazioli riesce a dimostraci come piccole realtà concrete, apparentemente prive di significato, prendono vita e spessore; in questo modo, la quotidianità è ben lungi dall’essere un susseguirsi di anomalie, perché, come dice nel libro lo stesso autore, “ogni punto dell’universo è in fondo il centro dell’universo”.
Il libro verrà presentato giovedì prossimo, 12 luglio, alle 18, a Bellinzona (nella corte del Municipio), nel contesto del Festival Territori; questa volta l’autore dialogherà con il giornalista Lorenzo Erroi.
Laura Quadri