Lo scrittore veneto Guido Sgardoli, insignito del Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2019, e ospite di Storie controvento – il Festival di letteratura per ragazzi di Bellinzona che si è concluso ieri – ci parla dal valore letteratura per ragazzi, della sua attività di scrittore, e dei suoi futuri progetti.
Al Festival di letteratura per ragazzi di Bellinzona lei ha avuto l’occasione di dialogare con gli alunni delle scuole medie. Qual è il suo rapporto con i lettori?
I lettori sono il motivo per cui scrivo. Senza qualcuno che le legge, le storie non avrebbero senso. Inoltre rappresentano il metro di quello che sto facendo. Nel caso del recente Premio Strega, ad esempio, è significativo che a votare fossero proprio i giovani lettori.
In particolare si è soffermato su The Frozen Boy (2011). Da dove nasce l’ispirazione per questo romanzo?
The Frozen Boy è un libro introspettivo. Riguarda i miei rapporti personali, come padre e come figlio. Ma naturalmente il tutto è camuffato sotto la maschera di una storia fantastica e improbabile. L’ispirazione, in questo caso, è stata fornita da un paio di viaggi, fatti in epoche diverse, negli Stati Uniti e in Giappone.
Secondo la sua opinione e la sua esperienza, qual è lo scopo e il valore della letteratura per ragazzi, da molti erroneamente considerata come una letteratura di serie B?
La letteratura per ragazzi (ma usare questo distinguo non sempre è utile) è considerata di serie B solo in Italia, non nel resto del mondo. Rivolgendosi alle giovani menti, a ragazze e ragazzi in formazione, essa rappresenta uno strumento fondamentale di crescita e di maturazione, di autoanalisi, di rapporto con se stessi e con il mondo che ci circonda. Permette di sviluppare l’immaginazione, di cambiare il punto di vista, di fornirsi degli strumenti necessari a decodificare la realtà nella quale viviamo. Solo chi non capisce tutto questo può considerarla letteratura di serie B.
Ha da poco ricevuto il Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2019 con la storia horror The Stone. La settima pietra (2017). Qual è il segreto per riscuotere successo presso i giovani?
Credo che il segreto per riscuotere successo stia proprio nel non cercare di avere successo. Con il pubblico giovane si deve essere come prima cosa sinceri. Io ho scritto il libro che avrei voluto leggere quand’ero adolescente. Doveva piacere a me, per primo, il me degli anni ’70. I ragazzi e le ragazze di oggi non sono poi tanto diversi da com’ero io, evidentemente. Ci piacciono le stesse cose: una bella storia, condita da avventura, suspense e mistero.
In occasione di questa premiazione, sulla sua pagina Facebook, ha dichiarato che sia la conferma che i giovani lettori abbiano voglia di storie che li emozionino ma che «non debbano insegnare sfacciatamente qualcosa». Può approfondire questo pensiero?
Facevo riferimento a un certo tipo di letteratura per ragazzi che ancora risente della zavorra culturale prettamente italiana: il libro come strumento pedagogico per educare, il libro buono e poi anche bello (ma non necessariamente), rivolto al lettore alunno e non al lettore bambino/ragazzo. Un modo di pensare superato, una visione moralistica, didattica, educativo-ammonitiva di cui ancora patiamo l’ombra minacciosa. L’aria sta cambiando anche qui in Italia, fortunatamente.
Sta già pensando a un futuro libro?
Io penso a 2-3 libri per volta, non a uno solo. A settembre uscirà un romanzo di fantascienza, una storia tutta italiana sugli alieni: I Grigi. Tanto per non sedersi sugli allori e spiazzare il pubblico.
Lucrezia Greppi
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