La lirica reagisce con “Aperti nonostante tutto”
Le dodici fondazioni liriche italiane aderenti all’ANFOLS (Associazione Nazionale Fondazioni Lirico Sinfoniche) hanno ideato il progetto “Aperti nonostante tutto”: un palinsesto unico di produzioni in live-streaming realizzate ad hoc, in assenza di pubblico ma con gli artisti in presenza, che sarà trasmesso e condiviso attraverso gli strumenti informatici di tutte le Fondazioni. Il progetto, nato per reagire all’ultimo DPCM a firma del premier Giuseppe Conte, si svilupperà per tutto il mese di chiusura stabilito per i teatri (oltre che per i cinema e le sale da concerto), ossia sino al 24 novembre 2020.
L’obiettivo, spiegano Francesco Giambrone e Fulvio Macciardi – rispettivamente presidente e vicepresidente di ANFOLS – è «scongiurare il blocco totale di tutte le attività e, soprattutto, tenere vivo il rapporto con il pubblico e tutelare l’occupazione e il lavoro di centinaia di artisti e tecnici che operano nei nostri teatri». “Aperti nonostante tutto” è «una soluzione legata alla contingenza in atto e che mai potrà sostituire le attività dal vivo», dichiarano i due dirigenti, che fanno inoltre un appello al governo affinché «valuti con la dovuta attenzione la situazione di criticità in cui versano tutte le Fondazioni e preveda interventi adeguati di sostegno», e in particolare nelle infrastrutture tecnologiche e nel digitale, di modo che «tutti i teatri siano in futuro ancora più attrezzati».
«Compatibilmente con la gravità della situazione nella quale ci troviamo e con l’evoluzione del quadro epidemiologico», proseguono «sollecitiamo, laddove possibile, di ripensare la decisione di chiudere i teatri e in ogni caso confidiamo nella volontà manifestata dal governo di ridurre al minimo questa fase di dolorosa chiusura». I teatri «possono essere messi in sicurezza in maniera da garantire la salute del pubblico e dei dipendenti» e «sono luoghi di comunità che in questi mesi di pandemia hanno dato conforto ai cittadini svolgendo in pieno il servizio pubblico cui sono chiamati», concludono Francesco Giambrone e Fulvio Macciardi.