Babel

La sofferenza del Medioriente raccontata a Babel da Énard e Antoon

Scontri e incontri, condivisione di esperienze, confronto. Tutto il fascino di Babel si riconferma anche nell’edizione in corso in questi giorni a Bellinzona. Il fascino di quegli scrittori, magari entrambi affermati e famosi, che si leggono l’un l’altro, si commentano, dialogano; fascino di ingegni che si gustano a vicenda e forse anche di cuori che battono all’unisono, con mani che si sono spese per difende la stessa causa. È capitato ieri, sul palco del Sociale, con Mathias Énard e Sinan Antoon. Romanziere e traduttore pluripremiato, nonché professore di arabo all’università autonoma di Barcellona il primo, iracheno e americano d’adozione il secondo, autore di tre raccolte di poesia e di quattro romanzi scritti in arabo e uno dei più acclamati scrittori iracheni contemporanei. Ciò che li accomuna e ciò che hanno voluto spendere per Babel è una riflessione comune – che sia attraverso le pagine di un libro o dalla cattedra di un’università – sull’impossibilità, di fatto, di misurare la distruzione della guerra e della violenza, in particolare quella suscitata dal terribile attacco dell’11 settembre, di cui proprio ieri ricorrevano i 20 anni.

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