Non c’è treno che non prenderei, non importa dove sia diretto.
(Edna St. Vincent Millay)
Che il mio mezzo di trasporto preferito sia il treno questo lo sapete già. Non potevo lasciarmi sfuggire un volume che s’intitola Storia del mondo in 500 viaggi in treno scritto dalla britannica Sarah Baxter e uscito in traduzione per la Rizzoli.
Come sottolinea Christian Wolmar nella prefazione, sembrava che il treno dovesse essere soppiantato dall’automobile, ad un certo punto, molte le linee che venivano soppresse (i cosiddetti “rami secchi”) e invece oggi “questo processo si è invertito e la ferrovia sta vivendo una grandiosa rinascita, con linee ad alta velocità che si diramano in tutto il mondo, servizi metropolitani affollati di pendolari e nuove tratte di trasporto passeggeri che sorgono spesso su percorsi abbandonati da tempo”. Infatti, ad uso turistico, vengono ripristinate locomotive storiche, a vapore, pittoresche carrozze ottocentesche che fanno rivivere lo spirito Belle Epoque. Gli estremi attraggono, treni sempre più rapidi in concorrenza con l’aereo (anche per minori procedure e controlli e perché quasi sempre un treno porta nel cuore della città: alla fine, si scopre di perdere meno tempo) e treni con i quali ritrovare il piacere della lentezza che permette una suggestiva immersione nella natura. Senza contare che il treno è un meraviglioso mezzo di conoscenza, per la sua velocità (che veicola anche la contemplazione), per gli incontri che esso offre, e anche per l’esistenza viaggiante che, nella dimensione del movimento, si concretizza con le stesse attività della vita, dal leggere al pensare, dal mangiare al dormire, dal parlare a far l’amore, dal lavorare allo studiare (buona parte dei miei esami universitari li ho preparati su un treno…). Aggiungo però che, come scrive Claudio Visentin su “Azione”, nella sua rubrica “Viaggiatori d’Occidente”, del miliardo e trecentoventitrè milioni di arrivi internazionali nel 2017, solo il 2% ha utilizzato il treno.
Tornando al libro: particolare è il punto di vista, non si tratta solo di un catalogo degli itinerari ferroviari più suggestivi. Il treno infatti attraversa paesaggi, geografie che hanno un vissuto storico. Ecco dunque l’idea di formare sei capitoli secondo un’evoluzione cronologica, cioè il viaggio in treno si proietta sul territorio che viene percorso e visto dal finestrino, raggiungendo epoche molto più lontane rispetto alla nascita della ferrovia. In sostanza, si parte dalla preistoria (con i canyon ad esempio) per giungere ai giorni nostri, considerando deserti, laghi, fiumi, mari, montagne, ghiacciai, metropoli o villaggi, viadotti da togliere il respiro, foreste, campi… Si narra dunque la “storia del pianeta attraverso una collezione di viaggi ferroviari a seconda dei casi stupefacenti, rivoluzionari, lussuosi, misconosciuti, velocissimi, incredibilmente lenti, alimentati a vapore, epici, sull’orlo dell’estinzione e tristemente defunti”, scrive l’autrice nell’introduzione.
Quattrocento pagine ricche di illustrazioni che toccano ogni angolo della Terra dove esistono linee ferroviarie, anche futuribili. Ad esempio: in Islanda non ci sono binari, ma viene segnalato un progetto per una linea che dovrebbe entrare in funzione nel 2025. Percorsi ampiamente descritti sono affiancati da box complementari di altri treni sempre pertinenti all’argomento principale per caratteristiche geografiche. La Svizzera è ben rappresentata ovviamente, dal Bernina alle Centovalli, dalla Galleria di base del San Gottardo (ma il testo risale al 2015), al Glacier Express, alla Jungfrau.
Sono contenta nel vedere che alcuni degli itinerari ferroviari indicati tra i più spettacolari li ho fatti, da quello scozzese sul Jacobite Steam Train alla Transmongolica, al Cuscu-Machu Picchu, però non riesco a capire come compaia il Venice Simplon-Orient-Express per la tratta Londra-Venezia, mentre non si menziona il Parigi-Istanbul. O meglio: si narra la vicenda dell’originario Orient Express , poi l’autrice scrive che è stato soppresso ma che “grazie all’estesa rete ferroviaria europea, oggi è possibile ripercorrere l’itinerario dell’Orient Express combinando una serie di treni, anche se si deve rinunciare ai maggiordomi in guanti bianchi e ai lussuosi Wagons-Lits”… Mi domando: e io su cosa ho viaggiato allora?
Un altro appunto: le schede e le varie parti descrittive mancano spesso di informazioni pratiche, non dico gli orari, ma non sempre è chiaro dove si prende il treno, da dove si parte, se è in funzione tutto l’anno ecc… Ma, pur con qualche pecca, resta un catalogo, una enciclopedia, una miniera di suggerimenti preziosi per tutti gli appassionati di viaggi ferroviari attraverso i cinque continenti, dai più esotici a quelli domestici, perché come l’esperienza insegna non si deve sempre andare lontano per scoprire mondi affascinanti.
Adesso scappo, devo andare a progettare il mio prossimo viaggio ferroviario…