Ha 36 anni ma ne dimostra 17. Efebico, affatto arrogante, delicato alla vista e all’ascolto. Ma qualche tempo fa, e per pochi spiccioli, si è impadronito della scansione 3D di un corpo di donna. Vera, mica una bambola gonfiabile. Tutto legale. E così, ieri ha presentato la sua performance per la 52ma volta. È ginevrino Simon Senn, la mente – e i corpi, è il caso di volgere al plurale – dietro a Be Arielle F. Tramite sensori motion capture ha abitato un corpo altrui, colonizzandone ossa, fianchi di donna, seni e talloni arrossati da scarpe forse troppo strette. Senn confessa di essere elettrizzato e davanti ai nostri occhi si cala in quel secondo corpo, un altro da sé che è tuttavia di sua proprietà (in questa sua declinazione virtuale, bene inteso). Il bel corpo nudo di una donna reale che abita 1000 km a nord da casa dell’artista, oltre la Manica. La realtà virtuale si fa strumento/stampella per consentire a Senn una calata in luoghi fisici, mentali e anfratti dell’inconscio che il solo suo corpo, quello attribuitogli alla nascita, parrebbe non concedergli. Un’ora di spettacolo in cui lo spettatore viene rapito da un personaggio mosso da pulsioni antitetiche: la tensione alla conoscenza, all’ignoto, alla bellezza, versus l’utilizzo (quasi) incondizionato dell’intera – quasi, manca la testa, e Senn ci incolla la propria – struttura fisica di un essere umano. Stupefacente e cautamente inquietante.
Margherita Coldesina
(Fonte foto di copertina)