Libano Zanolari, ben conosciuto come telecronista sportivo, ha pubblicato un’opera a carattere autobiografico di oltre 300 pagine di prosa impreziosita da un bel numero di fotografie e di poesie proprie, dotata di un’illuminante prefazione e postfazione rispettivamente di Fabio Pusterla e di Ennio Galanga, pubblicata dalle Edizioni Ulivo di Balerna (si può ordinare a ulivo@edizioni-ulivo.ch). È intitolata La vita, lo sport, il mondo. Una triade inscindibile: la vita che abbraccia la crescita personale, le relazioni, le passioni e la scoperta di sé; lo sport che rappresenta l’attività a livello professionale e amatoriale; il mondo che coinvolge la consapevolezza delle questioni globali, delle culture, della natura e delle nostre responsabilità.
Come ci si può aspettare, in quest’opera lo sport assume un ruolo importante. Tutto inizia dalla passione sportiva di Libano, dall’impulso di gareggiare e vincere fin da bambino. Il giornalismo sportivo diventa il suo pane. L’etica sportiva, nata e sviluppata con le Olimpiadi dell’antichità, basata sulla competizione senza spargimento di sangue, diventa la sua bussola morale, la lente attraverso la quale con insaziabile curiosità studia e valuta, esalta o condanna tutto ciò che si è svolto e si svolge dietro le quinte degli stadi, delle arene e dei campi da gioco che ha frequentato. Le moderne olimpiadi e gli altri eventi sportivi servono a scandire in modo elegante la cronologia della sua lunga attività professionale, così come nell’antica Grecia il tempo veniva misurato in base alle Olimpiadi. Infine, come la ciliegina sulla torta, il ricordo di incontri esaltanti con campioni come Jesse Owens, Wilma Rudolph, Pirmin Zurbriggen, Michela Figini, tanto per citarne alcuni, conferisce le ali al racconto.
Particolarmente coinvolgente è la vita di Libano Zanolari che si configura come una lunga competizione contro le ristrettezze, le difficoltà e persino contro la morte. Egli affonda le sue radici in un terreno arido e sassoso, l’umile famiglia, il paesello e la valle d’origine, ai quali rimane sempre fedele. Li tratta con grande amore, ricorrendo spesso al dialetto per caratterizzarli nel modo più autentico. Sull’esempio e sull’incitamento dei familiari, in particolare della madre, Libano sfrutta nel modo migliore i suoi non comuni talenti fisici, intellettuali e morali, gareggia e vince ogni sfida. Si impegna per dare il massimo a livello professionale e si lascia coinvolgere nelle attività sociali. Rendere felici i suoi cari è la sua maggior soddisfazione, perderli è il suo maggior dolore. Prende il loro posto la donna della sua vita, che in una corsa contro il tempo lo salva da sicura morte quando, come già la madre e il fratello, viene a sua volta colpito da un problema al cuore. Si rassegna agli eventi ineludibili come la perdita del figlioletto adottivo.
Di particolare interesse è il mondo che Libano scopre e trasmette da dietro le quinte degli stadi e delle arene. Postula l’applicazione degli ideali olimpici come il fair play, la disciplina, il rispetto reciproco e la solidarietà tra le persone in ogni ambito dell’agire umano. Medita sugli ideali di bellezza, verità, umanità, giustizia e pace. Evidenzia la funzione civilizzatrice della poesia e delle arti, della filosofia, della scienza, della religione e della morale, sia essa cristiana, musulmana, scintoista, buddista o panteista. Mette in luce quanto di meglio ogni Paese da lui visitato ha saputo creare grazie alla categoria positiva della competizione. Esalta l’arte con esempi come L’uomo che cammina di Alberto Giacometti, la chiesa nella roccia ad Helsinki, le pagode giapponesi, i Budda giganti dell’Afghanistan, San Pietro a Roma, le moschee musulmane, le piramidi dei Maya e degli Aztechi, l’artigianato dei Navajos, le inarrivabili stazioni della metropolitana di Mosca. Oltre ai riferimenti a Omero, Dante e Shakespeare, che ci sono vicini, abbonda con la citazione di geni a noi sconosciuti come il messicano Nezahualkoyotl, considerato uno dei più grandi poeti della poesia precolombiana. Rileva i progressi tecnologici e tecnici, dalla fisica nucleare all’astronautica e all’intelligenza artificiale denunciandone l’abuso.
Per contro Libano scandaglia le cause della competizione cruenta e della guerra. Le individua nelle piaghe del razzismo, dell’avidità, del suprematismo e dell’inganno. Ne mostra le conseguenze nefande nell’interminabile scia di devastazioni, orrori e morte. Dalla morte individuale di bambini indifesi e di persone comuni a quella di regnanti come Montezuma o poeti come Lorca, fino alla cancellazione di intere civiltà e allo sterminio di interi popoli, non solo in Germania ma in tutti i continenti. Per non avervi lavorato, Libano passa sotto silenzio quelli perpetrati in Africa. Commemora infine la lotta in nome della giustizia e della libertà, in particolare coloro che adottano strategie di resistenza non violenta, come un suo zio materno nella campagna di Russia.
Avviandomi verso la conclusione vorrei dire che malgrado tanta erudizione, in quest’opera non c’è traccia di pedanteria. Oltre che per la rilevanza dei contenuti e per l’onestà intellettuale, il libro avvince per i suoi pregi formali: la limpidezza della lingua, la freschezza e il dinamismo di un eccellente commento sportivo, una buona dose di autoironia sostenuta dalle battute dialettali. Lo rendono vivo e curioso le fotografie che documentano i momenti chiave della sua vita, nonché le pregevoli poesie con cui l’autore dà sfogo ai propri sentimenti e alla propria creatività artistica.
Insomma, La vita, lo sport e il mondo di Libano Zanolari contiene prose e poesie da antologia scolastica e offre nel contempo una lettura di grande fascino, piacevole e istruttiva, tanto all’intellettuale più illuminato quanto alla vecchietta che prega il rosario.
Massimo Lardi