Arturo Martini (1889-1947), uno dei maggiori scultori italiani del Novecento, che nel ’14 aveva partecipato all’Esposizione Libera Futurista Internazionale, attraversa con lo scoppio della prima guerra mondiale un periodo di profondo ripensamento che lo porta a una personale rilettura dell’antico e si lega alla rivista Valori Plastici, che celebra la solenne umanità della scultura antica. A Faenza, nel 1918, durante un soggiorno di alcuni mesi pubblica nelle Edizioni dei Fratelli Lega di Faenza un libricino di sole xilografie, Contemplazioni, un libricino privo di parole e di immagini, di cui oggi rimangono solo un paio di esemplari dell’editio princeps, che ad anni di distanza sarà riconsciuto come uno dei più originali libri d’artista se non addirittura il primo libro concettuale.
Poco più d’un anno fa, praticamente a un secolo di distanza dalla plaquette di Martini, la professoressa Maria Gioia Tavoni, già docente alle Università di Pisa e di Bologna, ha pubblicato sempre nelle Edizioni dei Fratelli Lega di Faenza, un volumetto dal titolo Riproporre il ‘silenzio’ per le ‘Contemplazioni’ di Arturo Martini, in cui ripercorre la vicenda di questo ‘incunabolo della modernità’, le diverse interpretazioni del suo ‘silenzio’, «a cominciare – afferma Tavoni – da critici e storici dell’arte, a chi ha collegato Contemplazioni, come Munari, ai ‘libri illeggibili’ e ad altre sue opere editoriali, e da chi invece ha indagato la plaquette per il ritmo musicale affidato alla sorta del suo spartito in bianco e nero, o a chi le ha attribuito il senso del mistero espresso in un linguaggio nuovo o il messaggio mistico-religioso che è apparso sempre esserle sotteso. Per la pluralità delle voci attualmente in campo, risulta problematico avanzare ulteriori decodificazioni e avanzare nuove ipotesi interpretative». La ricerca è sempre in itinere, afferma l’Autrice.
La trattazione, con cui ha cercato di sciogliere alcuni nodi facendo ricorso a fonti di prima mano, ha portato al rinvenimento di altre fonti che schiudono nuove prospettive, soprattutto biografiche.
Alle Contemplazioni, al ‘silenzio’ di Martini non sono estranee le riflessioni nate dalla lettura di un mistico del Trecento, il beato Jan Ruysbroeck, la cui opera ha potuto conoscere in una traduzione del 1916 e che idealmente ci riconducono a a uno degli ultimi scritti di Giovanni Pozzi, per anni l’anima della nostra Biblioteca, a Tacet apparso nel 2001 e ripubblicato nel 2013, che ci ricorda come la solitudine e il silenzio siano mezzi per attingere il più alto dei traguardi: «la propria umanità allo stato puro».
La presentazione del volumetto di Maria Gioia Tavoni, il 16 febbraio alle ore 17 presso gli spazi della Biblioteca Salita dei Frati, sarà accompagnata da una piccola mostra che intende illustrare sia la storia sia i diversi temi che ancor oggi la plaquette di Martini solleva.
La mostra sarà aperta fino al 30 marzo 2019, secondo gli orari della Biblioteca.