Il franco-marocchino Mohamed El Khatib lo conosciamo per le sue ricerche documentaristiche sul campo e la capacità di trasformare anche l’argomento più scabroso e “pesante”, come la morte ad esempio (al FIT nel 2018 aveva portato C’est la vie) in una viva creazione, intrisa di leggerezza ironica e autoironica (per i partecipanti), catartica e stemperante, pur nei contributi riflessivi; si ride insomma tra il macabro e lo spudorato.
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