Dato il successo dell’omonimo film alla 77° edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, torna in libreria “Miss Marx, la figlia del Capitale” di Barbara Minniti. Numero sono anche le altre novità.
Barbara Minniti, Miss Marx, la figlia del Capitale. Biografia pop. Oltre edizioni. Eleanor Marx, detta Tussy, aveva un cognome che oggi sarebbe pesante da portare. Questa sua biografia ci porta nel mondo della Londra della seconda rivoluzione industriale, ripercorrendo le fasi della breve ma intensa vita di una donna che ha saputo conquistare un ruolo di rilievo nella società del tempo. Il racconto, scritto con uno stile quasi discorsivo, è arricchito da approfondimenti sul caso del presunto figlio illegittimo di Marx, in parte inediti, e da riferimenti continui alla nostra attualità. Non manca una appendice di curiosità, fatti e personaggi, nonché una bibliografia con pubblicazioni recenti per chi volesse saperne di più. alla sua nascita nel 1855 a Londra, Eleanor era solo l’ultima figlia di un esule politico tedesco che viveva con la sua famiglia in due misere stanze a Soho, trascorrendo le sue giornate nella biblioteca del British Museum senza una sterlina in tasca e una sfilza di creditori al portone di casa. Al momento della sua nascita il marxismo era soltanto agli albori, ma Tussy crescerà con le due sorelle, nell’ambiente del nascente socialismo internazionale, influenzata dalle elaborazioni paterne e dello “zio” Engels, che faranno di lei la naturale erede del pensiero dei due grandi leader del comunismo. Un fardello che condizionerà tutta la sua vita di donna, innamorata del padre e della sua elefantiaca e stimolante intelligenza, ma anche intimamente decisa a costruire la sua autonomia con l’impegno politico, sindacale e culturale nell’Inghilterra vittoriana. L’incontro e la lunga relazione con un compagno di lotte e di apparenti affinità elettive le sarà fatale, e la sua convinzione di saper reggere la pressione di un rapporto, volontariamente non vincolante, la porterà al suicidio a 43 anni.
Vito Molinari, Vite maledette. Autobiografie apocrife. Gammarò Edizioni. Prefazione di Andrea Tarabbia. Vito Molinari propone cinque autobiografie apocrife di artisti maledetti, geni privi del dono di saper vivere. Gesualdo da Venosa (1566-1613), musicista sommo, assassino della moglie e del suo amante; Caravaggio (1573-1610), genio e assassino; Alessandro Stradella, “il Caravaggio della musica” (1643-1682), donnaiolo impenitente, assassinato per vendetta; Amedeo Modigliani (1884-1920), principe della bohème, morto povero e drogato; Antonio Ligabue (1899-1965), una vita tra manicomi e capolavori. Come scrive Andrea Tarabbia, premio Campiello 2019, nella sua prefazione: “Vissuti male, morti peggio; scrivono la propria vita oltre la vita. Non c’è quasi nulla di più straordinario, e di più letterario, di questo.”
Enrico Luceri e Antonio Tentori, Il prossimo novilunio. Oltre edizioni. Un serial killer si aggira per le campagne umbre. Le coppiette di innamorati e amanti appartati nel buio sono le sue prede. Accade sempre nelle notti di plenilunio. Le indagini sono affidate al commissario Ilaria Del Poggio che dovrà arrivare a trovare l’assassino prima del prossimo plenilunio. Ad essere sospettato sarà un noto guardone, ma c’è chi giura sulla sua innocenza e il commissario Del Poggio dovrà vedersela con un agguerrito detective privato.
Nicola Vacca, Arrivano parole dal Jazz. Oltre edizioni. Prefazione di Vittorino Curci. Illustrazioni di Alfonso Avagliano. Un omaggio al jazz. Un progetto in versi dedicato a questo genere musicale attraverso i suoi protagonisti. È composto di quattro sezioni. La prima, Le bocche d’oro del jazz, contiene ritratti di alcuni tra i più grandi musicisti: i cosiddetti “fiati”, da Miles Davis a Clifford Brown passando per Chet Baker e altri ancora. La seconda, Donne che cantano il jazz, dedicata alle più belle voci femminili che hanno cantato e reso grande il jazz, da Nina Simone a Sarah Vaughan passando per Billie Holliday e altre ancora. La terza, Le grandi mani del jazz, ritratti e suggestioni sui grandi musicisti che con le mani hanno reso grande il jazz: Duke Ellington, Count Basie, Michel Petrucciani, giusto per citarne alcuni. La quarta, infine, Perché amo il jazz, contiene una serie di poesie sul jazz e sui suoi effetti sulla scrittura dell’autore. Il libro è illustrato dai disegni di Alfonso Avagliano. L’artista ha colto i jazzisti citati dal poeta in versione minimal ed essenziale, soffermandosi sulle loro posture leggendarie. Di Alfonso Avagliano anche la copertina.
Vincenzo Gueglio, Carlo Bo, Agonista. Gammarò Edizioni. Prefazione di Francesco De Nicola. «Vincenzo Gueglio svolge la propria “esplorazione di Bo”, come la chiama, spesso in forma dialogica con il professore: verso il quale mostra un rispetto deferente che non gli impedisce di manifestare, quando gli sembri il caso, il proprio dissenso; anche netto: a proposito di Guido Gozzano, ad esempio. Pagina dopo pagina la conversazione ideale tra Gueglio e Bo, del quale è sottolineata “l’ansia di dialogo”, affronta problemi estetici, esistenziali e religiosi del Novecento evitando sempre il giudizio categorico e assoluto, nella comune consapevolezza che “il poeta non è chi sa, ma tenta di sapere”, con profonde e assai plausibili osservazioni filosofiche che tendono a identificare, pur tra dubbi e incertezze, il significato della letteratura. Con questo libro fatto di opinioni a confronto, di rispetto delle idee e delle persone, Vincenzo Gueglio, col supporto di una preparazione letteraria e filosofica profondissima e con un felice ricorso all’ironia, offre finalmente un ritratto credibile di Carlo Bo come intellettuale di levatura europea e come uomo, aiutandoci a comprenderne in profondità il pensiero, sempre vivace, appassionato e libero, la sua “continua ricerca del proprio errore” come osserva Gueglio, per il quale bo è un “maestro di verità, spirito ostinato e sofferente, della sparuta e disperata razza di quelli che al tempo antico scommettevano la propria vita sul senso e la virtù della parola”. anche se, aggiunge amaramente il coprotagonista di questo intenso e sapiente libro, “i maestri di verità vengono volentieri ridotti al silenzio”». (Dalla Presentazione di Francesco De Nicola)