Dagli anni Novanta, riferiscono le statistiche, ogni Biblioteca ticinese ha comperato almeno un libro di galateo all’anno, tra cui spicca anche un autore svizzero: Bernard von Muralt, edito da Armando Dadò sotto il titolo “Il galateo: la strada verso il successo. Usi e costumi in un mondo senza frontiere”. La cortesia e le buone maniere, a discapito di quello che si potrebbe pensare, sono così ancora un tema attualissimo, a partire dagli svariati siti internet che offrono la loro consulenza per imparare, ad esempio, il galateo in ufficio, l’etichetta nei rapporti diplomatici internazionali e un corretto life style. Insomma, parlare di etichetta permette anche di stare al passo con i tempi.
Non hanno dubbi al riguardo la professoressa Annick Paternoster, la ricercatrice Francesca Saltamacchia – coordinate nelle loro ricerche dal Decano della Facoltà di comunicazione dell’Università della Svizzera italiana Andrea Rocci – e il Direttore dell’Istituto di Studi italiani della stessa università Stefano Prandi, intervenuti ieri per presentare al pubblico ticinese un’interessante mostra di galatei e manuali d’etichetta nel Ticino dell’Ottocento, allestita alla Biblioteca cantonale di Lugano e a cui si rifa anche la pubblicazione di un’antologia sul tema. Tutto questo è frutto di un progetto finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero, iniziato nel 2014 e voluto dai professori Andrea Rocci e Carlo Ossola, che si ripropone per l’appunto di indagare la nascita della cortesia contemporanea nella trattatistica comportamentale italiana dell’Ottocento.
Come è stato spiegato nell’inaugurazione della mostra di ieri sera, nell’Ottocento le classi nobiliari perdono la loro importanza, mentre emerge la classe borghese, che vuole proporre alla società i propri ideali, quali l’utilitarismo, la razionalità, l’individualismo. Molti autori si cimentano quindi con libri di stampo educativo, tra cui i libri di etichetta. L’argomento dell’educazione riscuote subito molto successo nella nuova classe emergente, anche perché serve da collante sociale.
“La mostra – come ha chiarito Luca Saltini, intervenuto per la Biblioteca cantonale di Lugano – è divisa in due parti: una è dedicata ai galatei, con l’esposizione di edizioni preziose, come Il Cortegiano di Castiglione, o quelle di grandi autori, come Melchiorre Gioia; nella seconda parte, invece, proponiamo libri di etichetta, che danno norme più precise per le signore. Siamo partiti dai materiali della Biblioteca, ma abbiamo completato la mostra raccogliendo materiale presso altri istituti, rendendola accattivante e molto di più che una semplice mostra solo bibliografica. Volevamo, attraverso i libri, raccontare anche un’epoca”.
Ed è questo, in fondo, lo scopo medesimo dell’Istituto di Studi italiani, come ha spiegato il suo Direttore Stefano Prandi: accedere attraverso lo studio della letteratura ad una miglior comprensione della civiltà.
“Cosa significano oggi per noi le buone maniere?”, prosegue il professore. “Una consuetudine universalmente valida, certo, ma d’altra parte anche una sorta di coloritura d’altri tempi. Viviamo in tempi abbastanza poco formali, tra cui spicca l’università, residuo di formalismo. L’aspetto positivo di questo tipo di libri come i galatei è quello di obbligarci a porci questa domanda”.
“Inoltre, dobbiamo renderci conto del valore delle buone maniere nella storia europea. In età medievale esse erano nientemeno che specchio dell’interiorità, rispecchiavano l’anima: il corpo era una sorta di sua proiezione. In epoca umanistica e rinascimentale, la funzione cambia totalmente: viene a cadere questo collegamento con una dimensione religiosa, e si afferma invece la selezione sociale. In una corte, le buone maniere servono a distinguere i veri cortigiani; iniziano cioè a diventare principio di selezione sociale contro un parametro tradizionale, la nobiltà, l’aristocrazia; Ma ben presto dall’Europa dei Lumi si alzerà una raffica di critiche. Le buone maniere vengono ricomprese come una finzione di facciata, una maschera che uno può indossare a suo piacimento. Su su fino a Leopardi, che nello Zibaldone statuirà chiaramente: la vita è una prova di commedia, tutti recitano, non ci sono più spettatori. E Manzoni chiude in bellezza la parabola: sapete quante belle cose si possono fare senza offendere buona creanza? – si chiede – Persino sbudellarsi!”.
“Invece, con questa mostra riscopriamo tutta la bellezza di questi galatei e libri di etichetta. Libri che danno visibilità, come poche altre volte nella storia, a volti di donne, le scrittrici che li hanno ideati. Libri che, a differenza dei manuali precedenti, si rivolgono a tutti e diventano una sorta di contrassegno della società. Dunque, il modo più gusto per leggerli è in funzione del nostro presente, per interrogarci e capire meglio quanto stiamo viveno. La virtù, le buone maniere sono una monetina della nostra riserva di benevolenza che dedichiamo agli altri. Credo che lo stimolo di questa piccola ma interessante antologia, che è connessa alla mostra, è quello di porci di fronte a questo problema e di dare una risposta”.
La parola è quindi passata alla dottoressa Saltamacchia, che si è addentrata nel concetto della mostra: “Da subito, quando ho iniziato le mie ricerche, mi sono resa conto che dietro regole minuziose si nasconde una vera e propria cultura, o meglio, una cultura hominis, cioè quell’autocoscienza del proprio valore, dell’uomo che ha cura di se e dell’altro. Ma se la cultura è davvero “attenzione all’altro”, passo verso il diverso, allora essa si ricollega anche al concetto di “civiltà”. L’attenzione all’altro, che è alla sua base, va però educata. E molti di questi scrittori che presentiamo, autori di galatei, l’hanno capito. Della Casa, ad esempio, sosteneva che una volta riconosciuto che l’uomo deve vivere tra gli uomini, occorre che esso tenga a stima gli altri. Dalla stessa società dipende infatti il valore dell’individuo. Dopodiché, se prendiamo per le mani Melchiorre Gioia, due secoli dopo, scopriamo un galateo basato sul merito, sulle capacità umana. L’uomo si perfeziona con una “ragione pratica”: promuovendo il bene degli altri, esercitando propri diritti con discrezione; il tutto, però, in un’ottica teleologica, in vista dell’ottenimento di cariche e onore. Dalla stima che gli altri avranno di noi deriva la loro disposizione a renderci dei servigi. In questo senso, la “pulitezza” , l’educazione è fondamentale alla “civilizzazione”, termine che fa qui la sua prima comparsa. Ma nella storia abbiamo anche esempi di galatei che si uniscono al discorso spirituale, come le opere di padre Francesco Soave, che scrive un trattato elementare dei doveri dell’uomo (verso Dio, noi stessi e gli altri), sulla base del dettato evangelico Non fare agli altri quello che non vogliamo sia fatto a noi. I due filoni, terreno e ultraterreno, convivono. Così, si vede bene che parlare di cortesia è parlare di qualcosa di universale, in quanto ci si interroga sui problemi dei rapporti umani. Ma oltre a questo suo valore intrinseco, ne ha uno fondamentalmente storico: si può tracciare per davvero la storia della società italiana attraverso questo unico genere letterario, che si fa veicolo di nuove correnti di pensiero. Sarà proprio questa, tra l’altro, la critica ai galatei di Antonio Rosmini: essi inculcano un’ideologia. Ma in realtà, i galatei sono veicolo di circolazione della cultura”.
La conclusione è spettata ad Annick Paternoster: “I galatei rappresentarono per molto tempo una grossa fetta del mercato librario. Per documentare questa trasformazione, dapprima, nella nostra ricerca, abbiamo dovuto procedere con una fase di digitalizzazione, poi soffermandoci su 52 galatei in particolare, che vorremmo poter rendere presto anche disponibili su internet. Questo corpus è alla base dei nostri esami anzitutto linguistici, ma anche di teoria dell’argomentazione, sulla scrittura femminile, sulla figura della lettrice, sulla moda. Ci siamo anche accorti che numerosi testi erano custoditi nelle Biblioteche ticinesi, un vero e proprio patrimonio socio-culturale, che andava valorizzato: la Biblioteca ha accolto con molto entusiasmo la nostra proposta”.
“Nel nostro libro, che è un antologia dei testi che abbiamo ritenuto più curiosi ma anche più divertenti, notiamo come la donna dell’Ottocento esce dalle restrizioni della vita domestica, smette di essere l’angelo del focolare e acquista nuova visibilità sociale. La signora intrattiene visitatori, offre pranzi, feste da ballo. Si dedica alla beneficenza, visita mostre, conferenze, va al mare, in montagna. Per questo il volume è suddiviso in tre parti: vita di famiglia, vita in città e vita fuori dalla città. Quanto al titolo, “Le leggi della cortesia”, abbiamo voluto sottolineare il carattere vincolante della cortesia, l’etichetta”.
La mostra sarà visitabile fino al 12 gennaio 2019.
Laura Quadri