Gli Incontri del Laboratorio del Teatro delle Radici hanno l’abitudine di presentare produzioni ancora in divenire, spettacoli nel loro farsi, come è giusto che sia.
Oggi è stato il turno della coreografa e danzatrice ticinese Manuela Bernasconi che, in una concentrata mezz’ora, ci ha messo un po’ di tutto, nell’ambiguità del gioco degli opposti falso e vero: le difficoltà tecniche e il mal funzionamento del proiettore; una telecamera che cercava di affidare a spettatori renitenti; l’ironica dialettica con la lettura imprecisa e improvvisata del copione.
Lo spunto è partito dall’opera musicale di Kagel, Zwei Akte sul confronto maschile/femminile che Bernasconi ha trasformato nella figura di una donna alle prese con le sue mistificazioni, donna si diventa dichiara, con trucchi e parrucchi. Una Manuela inedita, nella prima parte, voce recitante (alla lettera), avvolta in una pelliccia firmata leopardata (appartenuta ad una prostituta, sul serio! Ad aggiungere fascino alla materia), parrucca di lunghi capelli neri, tacchi alti. Provocante, spavalda, in cerca di seduzione.
Nella seconda parte si spoglia degli orpelli, resta in calzoncini e reggiseno di scena e scrive sul corpo i nomi di indumenti invisibili; così semplificata si libera nella danza accompagnata da percussioni live, danza moderna e antica, sciolta, con echi egiziani, tribali, istintiva da metodo Gaga, ritmata, evocanti maschere messe e dismesse, aggressiva e suadente, abitata dal doppio, maschile e femminile, verità e finzione…
Vedremo come si evolverà questa creazione senz’altro originale e intrigante.
Domani pausa. Gli Incontri pubblici riprendono martedì con Kordula Lobeck de Fabris, l’autrice dell’installazione di cui abbiamo scritto ieri, sempre nella sede del TdR, alle 18.30.
Manuela Camponovo