È stata inaugurata ad inizio di giugno e resterà aperta fino al 31 dicembre presso il Museo civico Garda della città di Ivrea la mostra Piccoli tasti, grandi firme che copre l’epoca d’oro del giornalismo di lingua italiana dal 1950 al 1990, quando progressivamente la macchina da scrivere viene soppiantata dal computer. Nella mostra, singoli capitoli sono dedicati a personaggi quali Dino Buzzati, Camilla Cederna, Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Indro Montanelli, Giovanni Guareschi, Oriana Fallaci, Goffredo Parise, Mario Soldati, Pier Paolo Pasolini, Gianni Brera e Beppe Viola. È la grande stagione del giornalismo di lingua italiana che coincide, sovrapponendosi e intrecciandosi, con l’invenzione e la diffusione delle macchine da scrivere portatili dell’Olivetti (a partire dalla Lettera 22 in particolare), che proprio a Ivrea aveva la sua casa. In mostra sono presenti i pezzi originali dei vari generi, dalla nera di Dino Buzzati, alla cronaca di costume di Camilla Cederna, alla polemica politica di Guareschi e Montanelli, a quella culturale di Mario Soldati, all’impegno corsaro di Pasolini, fino all’epica sportiva di Brera e Beppe Viola. «È l’epoca d’oro del giornalismo», commenta Luigi Mascheroni, curatore della mostra, «caratterizzata non si sa se da scrittori prestati al giornalismo o da giornalisti capaci di pensare e scrivere in grande». Un’epoca in parte eroica, in cui i giornali si facevano senza internet e il copia-incolla, ma con gli stenografi, i linotipisti, i telex, i correttori di bozze, i dimafonisti, i tipografi, scrivendo come narra Oriana Fallaci «per la libertà e la disobbedienza». E tuttavia tutto è una musica fatta di parole (la parola come il più straordinario degli effetti speciali) sotto l’impulso di Adriano Olivetti: «Noi crediamo profondamente alla virtù rivoluzionaria della cultura che dà all’uomo il suo vero potere e la sua reale espressione», come diceva. I problemi nascono infatti «quando c’è separazione tra società e cultura», per citare Vittorini. Nostalgia dunque di un altro mondo o di un mondo vero? Nel giornalismo non c’è stata una stagione così felice come quella degli anni ’50-’90 . Con il computer e mille comodità di oggi, inizia il grande problema dell’online, dell’eccessiva presenza di notizie, che creano tanto rumore da essere paragonate al silenzio. Allora c’era invece un giornalismo con centinaia di migliaia di copie vendute dei quotidiani e dei settimanali quali L’Espresso, Epoca, Panorama, l’Europeo, con milioni di lettori. Nascono allora tantissimi giornali, poi negli anni ’70 ecco ancora il Manifesto, Il Giornale, Repubblica che sulla battaglia delle idee hanno fatto il secondo Novecento; c’è pure La Notte che vuole anticipare il nostro online fino ad arrivare (dal Borghese di Longanesi) al Cuore di Serra. È una stagione straordinaria, che certo aveva mille difetti, ma per un colpo della natura e del talento nascono assieme cento geni negli stessi anni e nella stessa terra. Eppure, avevano gli stessi nostri vizi. Sono più faziosi di quanto siamo noi (pensiamo alla Cederna o alla Fallaci, a Bocca, Guareschi, nota Mascheroni). Sono schieratissimi. I conflitti d’interesse erano allora ben peggiori di quelli che abbiamo vissuto da Berlusconi in poi. Nel 1956 nasce Il Giorno e quanti anni ci sono voluti prima di sapere chi c’era dietro il Giorno? Poi si scopre che era l’Eni di Mattei… Erano anche veri campioni di protagonismo, altro che i Travaglio o Gruber di oggi. Erano impunemente egocentrici e protagonisti. Non è un problema di essere più bravi: stessi nostri vizi, ma avevano una qualità in più: sapevano certo scrivere meglio. «La qualità di scrittura e di grafica era migliore allora di oggi», rileva il curatore della mostra di Ivrea. Questo è uno dei motivi per cui erano più letti. C’è in quell’epoca un confine labile tra letteratura e giornalismo. Tutti i protagonisti di questa mostra sono giornalisti scrittori oppure scrittori giornalisti? Una domanda che loro non si ponevano e nemmeno lo faceva il lettore, ma forse per questo i giornali funzionavano meglio…
Corrado Bianchi Porro
Piccoli tasti, grandi firme. L’epoca d’oro del giornalismo italiano (1950-1990)
Museo Civico Pier Alessandro Garda, Piazza Ottinetti, Ivrea, dal 1° giugno al 31 dicembre 2019