Andrea Spiri ha curato il volume Bettino Craxi. Lettere di fine Repubblica (Baldini+Castoldi 2025), che offre uno sguardo intimo e rivelatore sugli ultimi anni di vita dell’ex leader socialista. Questa raccolta epistolare presenta un Bettino Craxi diverso da quello conosciuto pubblicamente. Non più il potente segretario di partito o il capo di governo, Ma un uomo sofferente e sconfitto che, pur nella sua nuova dimensione, mantiene intatta una certa combattività. Il volume affronta le radici della crisi dissolutiva dei partiti e la pretesa di sottrarre dalle loro mani lo scettro della rappresentanza. Lettere, biglietti e messaggi emanano un fascino discreto che illumina il tragitto repubblicano. Come Craxi stesso ripeteva ad Hammamet: «Scrivo perché spero di essere letto, ascoltato, ed anche perché gli scritti rimangono». La raccolta segue una precisa scansione temporale. Ogni lettera collocata nel suo contesto storico di riferimento. Ed è nutrita di passioni, idee e polemiche.
Sono gli anni di crisi del politico, che Craxi fronteggia con una dose aggiuntiva di politica, come sottolinea Andrea Spiri. L’ultimo decennio della Prima Repubblica rivive attraverso le parole dei protagonisti. Si tratta essenzialmente di esponenti di governo, uomini di partito, intellettuali, magistrati e giornalisti che scrivevano a quei tempi al leader del PSI. Il che crea il mosaico di un’epoca segnata dalla crisi delle forze politiche che avevano gettato le basi della rinascita democratica in Italia. Al bivio tra spinte al rinnovamento e impulsi conservatori, stabilità e alternanza, difesa della politica e sostegno ai movimenti di protesta, emerge un ritratto inedito di una classe dirigente che riversa nelle sue lettere dubbi e certezze. Il carteggio presenta democristiani e radicali, i socialisti del PSI e gli ex comunisti in cerca di identità, fino alla stagione maggioritaria. Prende così forma uno spaccato di vita nazionale che ancora oggi influenza il presente.
La prima lettera è datata 21 giugno 1989, quando Giovanni Falcone era appena scampato ad un attentato. La raccolta include lettere indirizzate a Craxi da numerosi personaggi di spicco: Norberto Bobbio, Giovanni Spadolini, Francesco Cossiga, Antonio Cariglia, Giuliano Vassalli, Piero Fassino, Francesco Rutelli, Giulio Andreotti, Giulio Di Donato, Salvo Andò, Claudio Signorile, Giuseppe La Ganga, Marco Pannella, Mino Martinazzoli, Luigi Preti, Sandra Milo, Mario Chiesa, Antonio Ghirelli, Giacomo Mancini, Rino Formica, Achille Occhetto, Luciano Pellicani, Valdo Spini, Gennaro Acquaviva, Gianni Baget Bozzo, Enrico Manca, Vincenzo Parisi, Carlo Ripa di Meana, Giuliano Amato, Alfredo Biondi, Margherita Boniver, Gianni De Michelis e Francesco De Martino. Più rare sono le lettere di Craxi alle sue controparti – Claudio Rinaldi, Ottaviano Del Turco, Oscar Luigi Scalfaro, Fedele Confalonieri, Ugo Intini, Silvio Berlusconi, Luciano Violante, Indro Montanelli e Fulvio Martini.
Il volume segue l’arco temporale della fine della Prima Repubblica, caratterizzato da un’impetuosa trasformazione sul piano internazionale. È l’epoca del nuovo Codice di procedura penale che ha sostituito il Codice Rocco. Convinto che il terremoto del 1989 imponesse un cambio di prospettiva e un deciso impegno verso il rinnovamento politico, Cossiga sfida le resistenze dei partiti a misurarsi con lo scenario in mutamento. E lo manifesta con un messaggio sulle riforme al Parlamento il 26 giugno 1991. La vicenda di Gladio scava un solco profondo tra Cossiga e gli eredi del PCI. S’infervora Occhetto, per tutta risposta equiparato a uno “zombie con i baffi”. La cronologia prosegue con le “elezioni terremoto” del 1992 e l’elezione di Scalfaro. Il 15 dicembre 1992 la Procura di Milano emette un avviso di garanzia nei confronti di Craxi, seguito dalla prima udienza del processo sulla maxitangente Enimont nell’estate del 1994.
Il volume di Spiri conduce poi all’espatrio ad Hammamet. Dalla Tunisia, Craxi osserva le faccende italiane alternando interesse e disincanto. Nel 1997 la Corte d’Appello di Milano conferma per Craxi la pena a quattro anni inflitta in primo grado nel processo Enimont per violazione della legge sul finanziamento dei partiti. Da Hammamet, il leader fotografa l’impatto della discesa in campo di Berlusconi e si definisce «un malato ferito nell’animo, in parte azzoppato e in parte afflitto da qualche altro acciacco che tuttavia non gli ha ancora ottenebrato il cervello». La scrittura tiene vivo il desiderio di rivalsa nei confronti di una Seconda Repubblica che mostra il fiato corto dell’improvvisazione. Il lavoro di Andrea Spiri offre un intenso carteggio per comprendere il tramonto di un protagonista della scena politica e la fine di una stagione repubblicana.
Amedeo Gasparini
Andrea Spiri ha curato il volume Bettino Craxi. Lettere di fine Repubblica (Baldini+Castoldi 2025), che offre uno sguardo intimo e rivelatore sugli ultimi anni di vita dell’ex leader socialista. Questa raccolta epistolare presenta un Bettino Craxi diverso da quello conosciuto pubblicamente. Non più il potente segretario di partito o il capo di governo, Ma un uomo sofferente e sconfitto che, pur nella sua nuova dimensione, mantiene intatta una certa combattività. Il volume affronta le radici della crisi dissolutiva dei partiti e la pretesa di sottrarre dalle loro mani lo scettro della rappresentanza. Lettere, biglietti e messaggi emanano un fascino discreto che illumina il tragitto repubblicano. Come Craxi stesso ripeteva ad Hammamet: «Scrivo perché spero di essere letto, ascoltato, ed anche perché gli scritti rimangono». La raccolta segue una precisa scansione temporale. Ogni lettera collocata nel suo contesto storico di riferimento. Ed è nutrita di passioni, idee e polemiche.
Sono gli anni di crisi del politico, che Craxi fronteggia con una dose aggiuntiva di politica, come sottolinea Andrea Spiri. L’ultimo decennio della Prima Repubblica rivive attraverso le parole dei protagonisti. Si tratta essenzialmente di esponenti di governo, uomini di partito, intellettuali, magistrati e giornalisti che scrivevano a quei tempi al leader del PSI. Il che crea il mosaico di un’epoca segnata dalla crisi delle forze politiche che avevano gettato le basi della rinascita democratica in Italia. Al bivio tra spinte al rinnovamento e impulsi conservatori, stabilità e alternanza, difesa della politica e sostegno ai movimenti di protesta, emerge un ritratto inedito di una classe dirigente che riversa nelle sue lettere dubbi e certezze. Il carteggio presenta democristiani e radicali, i socialisti del PSI e gli ex comunisti in cerca di identità, fino alla stagione maggioritaria. Prende così forma uno spaccato di vita nazionale che ancora oggi influenza il presente.
La prima lettera è datata 21 giugno 1989, quando Giovanni Falcone era appena scampato ad un attentato. La raccolta include lettere indirizzate a Craxi da numerosi personaggi di spicco: Norberto Bobbio, Giovanni Spadolini, Francesco Cossiga, Antonio Cariglia, Giuliano Vassalli, Piero Fassino, Francesco Rutelli, Giulio Andreotti, Giulio Di Donato, Salvo Andò, Claudio Signorile, Giuseppe La Ganga, Marco Pannella, Mino Martinazzoli, Luigi Preti, Sandra Milo, Mario Chiesa, Antonio Ghirelli, Giacomo Mancini, Rino Formica, Achille Occhetto, Luciano Pellicani, Valdo Spini, Gennaro Acquaviva, Gianni Baget Bozzo, Enrico Manca, Vincenzo Parisi, Carlo Ripa di Meana, Giuliano Amato, Alfredo Biondi, Margherita Boniver, Gianni De Michelis e Francesco De Martino. Più rare sono le lettere di Craxi alle sue controparti – Claudio Rinaldi, Ottaviano Del Turco, Oscar Luigi Scalfaro, Fedele Confalonieri, Ugo Intini, Silvio Berlusconi, Luciano Violante, Indro Montanelli e Fulvio Martini.
Il volume segue l’arco temporale della fine della Prima Repubblica, caratterizzato da un’impetuosa trasformazione sul piano internazionale. È l’epoca del nuovo Codice di procedura penale che ha sostituito il Codice Rocco. Convinto che il terremoto del 1989 imponesse un cambio di prospettiva e un deciso impegno verso il rinnovamento politico, Cossiga sfida le resistenze dei partiti a misurarsi con lo scenario in mutamento. E lo manifesta con un messaggio sulle riforme al Parlamento il 26 giugno 1991. La vicenda di Gladio scava un solco profondo tra Cossiga e gli eredi del PCI. S’infervora Occhetto, per tutta risposta equiparato a uno “zombie con i baffi”. La cronologia prosegue con le “elezioni terremoto” del 1992 e l’elezione di Scalfaro. Il 15 dicembre 1992 la Procura di Milano emette un avviso di garanzia nei confronti di Craxi, seguito dalla prima udienza del processo sulla maxitangente Enimont nell’estate del 1994.
Il volume di Spiri conduce poi all’espatrio ad Hammamet. Dalla Tunisia, Craxi osserva le faccende italiane alternando interesse e disincanto. Nel 1997 la Corte d’Appello di Milano conferma per Craxi la pena a quattro anni inflitta in primo grado nel processo Enimont per violazione della legge sul finanziamento dei partiti. Da Hammamet, il leader fotografa l’impatto della discesa in campo di Berlusconi e si definisce «un malato ferito nell’animo, in parte azzoppato e in parte afflitto da qualche altro acciacco che tuttavia non gli ha ancora ottenebrato il cervello». La scrittura tiene vivo il desiderio di rivalsa nei confronti di una Seconda Repubblica che mostra il fiato corto dell’improvvisazione. Il lavoro di Andrea Spiri offre un intenso carteggio per comprendere il tramonto di un protagonista della scena politica e la fine di una stagione repubblicana.
Amedeo Gasparini