Commento

L’immersione vertiginosa di Cioran nell’abisso umano

Il crepuscolo dei pensieri (Adelphi 2024) di Emil Cioran mette in luce i temi e lo stile che caratterizzeranno tutta la sua produzione. Si tratta, come è spesso il caso del pensatore franco-romeno, una raccolta di aforismi e frammenti che offre al lettore un’immersione vertiginosa nell’universo mentale di Cioran. Un mondo fatto di lucidità spietata, disperazione lirica e paradossi fulminanti. Il libro si articola in quattordici sezioni, ognuna delle quali esplora con feroce acume i temi prediletti dell’autore: la noia, la solitudine, l’insonnia, la timidezza, il desiderio, l’oblio, il rimorso, il suicidio. Ma sarebbe riduttivo considerarlo una mera collezione di riflessioni su questi argomenti. Ciò che emerge, pagina dopo pagina, è piuttosto un tentativo di mappatura dell’animo umano. In questo testo, comparso in Francia nel 1991 lo stile di Cioran è già pienamente formato. Si tratta di paradossi che mettono in cortocircuito il pensiero convenzionale.

Come scrive l’autore: «Quando ogni sguardo su se stessi è un incendio o un naufragio, quando il paesaggio interiore diviene una sontuosa devastazione di fiamme che danzano sull’orizzonte dei mari – allora si dà libero sfogo ai pensieri». Un pensiero febbrile, che rifiuta categoricamente le basse temperature della filosofia accademica per abbandonarsi ad un lucido delirio. Cioran attraversa le distese del «non-luogo universale», lasciando dietro di sé «una traccia bruciante nelle parole». La sua capacità di introspezione è affilata come un bisturi. Difatti, il libro è pervaso da un disgusto per l’esistenza. Cioran sembra danzare sull’orlo dell’abisso, guardando in faccia il nulla tra terrore e fascinazione. La riflessione sulla morte e sul suicidio è centrale. Scrive l’autore: «Ogni volta che penso alla morte, mi sembra che morirò un po’ di meno». Ma l’ossessione per la morte non è mai morbosa.

L’insonnia, esperienza tragica fondamentale per Cioran, è per lui una condizione esistenziale. «Nelle notti d’insonnia, e durante ogni notte, non respiriamo più nel tempo, ma nel suo ricordo […] non viviamo più in noi, ma nel nostro ricordo». L’insonnia diventa metafora della condizione umana, sospesa tra essere e non-essere. Il libro è anche attraversato da una profonda riflessione sul divino. Dio appare come un’assenza dolorosa. «Dio non sarà lo stato di io del nulla?». La religiosità di Cioran è paradossale: di rifiuto e nostalgia del divino. Gli aforismi degni di attenzione riprendono le tematiche del pensatore. Prima, la solitudine: «La solitudine non t’insegna che sei solo, ma il solo». «Ogni giorno siamo più soli. Come dev’essere difficile e leggero l’ultimo». «L’uomo politico rinuncia alla coscienza; il solitario all’azione». «E come misurare la nostra solitudine senza guardarla negli occhi perduti della donna?».

Sull’esistenza: «Il mondo non è che un Non-luogo universale. Ecco perché non si ha un posto dove andare, mai». «La timidezza è un disprezzo istintivo della vita; il cinismo, un disprezzo razionale». «Prendere le cose sul serio significa soppesarle senza parteciparvi; prenderle sul tragico». «L’assoluto è una fase crepuscolare della volontà, uno stato di fame estenuante». «Grazie alla passione e all’infelicità, vinciamo la relatività della vita per proiettarla nell’Assoluto». «La malattia – accesso involontario dell’assoluto». «La lucidità è un riflesso del peccato quotidiano di essere, e la conoscenza una forma volgare della nostalgia». «Vi sono esseri che vivono così intensamente in noi da rendere superflua la loro esistenza esteriore». Sull’amore: «L’equivoco dell’amore nasce dal fatto che si è felici e infelici allo stesso tempo». «L’amore è un invito ad annegare, una tentazione della profondità». «Il senso più profondo dell’amore non è comprensibile».

«In amore si è marci di se stessi». «La profondità dell’amore si misura dal suo potenziale di solitudine». «Volendo allontanarci da noi stessi ricorrendo all’amore, all’ubriachezza o alla fede, non riusciamo che a rinsaldare più profondamente la nostra identità. Si è più se stessi vicino a una donna, a Dio o da ubriachi». «Quando si è amati, si soffre di più di quando non lo si è». «L’amore è l’unico modo efficace di ingannarsi nella cornice dell’assoluto. Ecco perché in amore non si può essere vicini a Dio che attraverso tutte le illusioni della vita». Sull’uomo: «Ogni volta che i miei pensieri vanno all’uomo, la pietà li soffoca». «L’uomo: il cammino più breve tra la vita e la morte». «Se gli uomini camminassero nudi, raggiungerebbero molto più facilmente la certezza fisica della morte». «Lo spirito si è alleggerito ma il cuore è putrido». «La follia è un collasso dell’io nell’io».

«Ciascuno porta in sé, a gradi diversi, una nostalgia del caos». «Quando ciascuno vivrà nel suo limite, la storia sarà conclusa». «La forza di un uomo deriva dalle incompiutezze della sua vita. Grazie a esse, cessa di essere natura». «Il solo scopo della terra è di assorbire le lacrime dei mortali». «Nella luce, siamo la nostra apparenza; nell’oscurità, siamo il massimo di noi stessi e, di conseguenza, non siamo più». Sul tempo: «Il male ci rivela la sostanza demoniaca del tempo; il bene, il potenziale d’eternità del divenire». «Il Male, abbandonando l’indifferenza originaria, ha preso come pseudonimo il Tempo». «Il sonno non ha altro scopo che l’oblio del tempo». «Tempo ed eternità sono le forme della nostra adesione o non adesione al mondo». Su religione e Dio: «L’intensificarsi di qualsiasi sensazione è segno di religiosità». «Il filosofo pensa alla divinità, il credente a Dio».

«Dio rimpicciolisce ogni volta che un uomo non scopre l’Assoluto in amore, o lo scopre nella delusione». «Quando vedo il cielo, mi vien voglia di dissolvermi in esso». «Il bisogno irrefrenabile di pregare e l’impossibilità di rivolgersi tuttavia a qualcuno». «L’innocenza è l’opposto dello spirito». «Il sentimento della morte è languido e crudele, come se un cigno e uno sciacallo nuotassero nelle onde avvelenate del sangue». «Ogni disperazione è un ultimatum a Dio». «Ogni istante mi sembra una ripetizione del Giudizio universale». «Ovunque tu vada t’imbatti solo in Dio». «Tutte le vie conducono da me verso Dio, nessuna da Lui verso di me». Cioran brucia ogni certezza lasciando solo cenere. Eppure, da questa nasce qualcosa di nuovo: un pensiero che non trova pace. Che non si accontenta di facili consolazioni e ci spinge sempre oltre. Un pensiero amico, perché ci aiuta a vedere il mondo con occhi implacabili.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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