È scomparso a 82 anni Ugo Intini, già parlamentare e a lungo direttore dell’Avanti!. Esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, poi dirigente dei Socialisti Democratici, fu deputato dal 1983 al 1994. Uomo di fiducia di Bettino Craxi, aveva fatto parte della segreteria del PSI negli anni d’oro del garofano rosso, gli anni Ottanta. Membro schivo del gotha craxiano, fu anche portavoce del PSI. Il mio incontro con Ugo Intini era fissato alla Camera a Roma “attorno” alle 10:30, a metà febbraio 2018, ma poi saltò. Ad inizio aprile lo ricontattai. Il caso voleva che Intini dovesse essere a Como il 21; pratico per me che allora abitavo a Lugano. Qualche giorno prima mi chiamò per spiegarmi per filo e per segno il suo programma prima dell’arrivo alla stazione San Giovanni. Per le 16 doveva recarsi a Maslianico, l’ultimo paesino del Comasco prima del valico con la Svizzera.
Sua zia – figura iconica del paesino e storica bibliotecaria – compieva la bellezza di cento anni. Passai a prenderlo in Mini Cooper (tirata a lucido per l’occasione). Intini era come appariva sugli schermi negli anni Ottanta. Alto, magrissimo, in completo scuro. I capelli tinti, al tempo, su una fronte molto alta. Montatura degli occhiali larga, come si usava nella Milano da bere. Mi colpì il suo modo di fare giovanile: un tipo alla mano. Aveva voglia di parlare; abbastanza presto mi chiese di passare al “tu”. Prima di parlare del “Passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica” discutemmo un po’ dell’attualità politica di allora. Caffettino in un baretto dietro la torre Gattoni, i ventinove gradi del pomeriggio gl’imposero di togliersi la giacca. Poi mi consigliò alcuni suoi libri. Al PSI, mi raccontò, aderì a quindici anni. Suo nonno era compagno di banco di Palmiro Togliatti.
Laurea in giurisprudenza, giornalista appassionato, ha diretto anche Critica Sociale e Il Lavoro. Viceministro degli Affari Esteri, materia che lo appassionava, rappresentò il PSI all’Internazionale Socialista. Non fu toccato dall’inchiesta di Mani Pulite che rase al suolo il suo partito e la Prima Repubblica. Nella cosiddetta Seconda, passò nel dimenticatoio – i giornalisti che lo sfottevano come cortigiano di Craxi trovarono altre prede. Ugo Intini era però un uomo fedele: al partito, alle sue idee socialiste, a Craxi. E anche alla professione di giornalismo. Di lui si ricorda anche la folta produzione letteraria – gravitante perlopiù attorno al Socialismo italiano. In più opere approfondì le crisi politiche del paese, delineando anche i ritratti di personaggi che incontrò nel corso della sua lunga carriera politica. Non a caso, il suo lavoro, Testimoni di un secolo uscito nel 2022, narra in lente autobiografica quarantotto protagonisti del secolo scorso.
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com
L’incontro a Como con Ugo Intini per festeggiare la zia centenaria
È scomparso a 82 anni Ugo Intini, già parlamentare e a lungo direttore dell’Avanti!. Esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, poi dirigente dei Socialisti Democratici, fu deputato dal 1983 al 1994. Uomo di fiducia di Bettino Craxi, aveva fatto parte della segreteria del PSI negli anni d’oro del garofano rosso, gli anni Ottanta. Membro schivo del gotha craxiano, fu anche portavoce del PSI. Il mio incontro con Ugo Intini era fissato alla Camera a Roma “attorno” alle 10:30, a metà febbraio 2018, ma poi saltò. Ad inizio aprile lo ricontattai. Il caso voleva che Intini dovesse essere a Como il 21; pratico per me che allora abitavo a Lugano. Qualche giorno prima mi chiamò per spiegarmi per filo e per segno il suo programma prima dell’arrivo alla stazione San Giovanni. Per le 16 doveva recarsi a Maslianico, l’ultimo paesino del Comasco prima del valico con la Svizzera.
Sua zia – figura iconica del paesino e storica bibliotecaria – compieva la bellezza di cento anni. Passai a prenderlo in Mini Cooper (tirata a lucido per l’occasione). Intini era come appariva sugli schermi negli anni Ottanta. Alto, magrissimo, in completo scuro. I capelli tinti, al tempo, su una fronte molto alta. Montatura degli occhiali larga, come si usava nella Milano da bere. Mi colpì il suo modo di fare giovanile: un tipo alla mano. Aveva voglia di parlare; abbastanza presto mi chiese di passare al “tu”. Prima di parlare del “Passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica” discutemmo un po’ dell’attualità politica di allora. Caffettino in un baretto dietro la torre Gattoni, i ventinove gradi del pomeriggio gl’imposero di togliersi la giacca. Poi mi consigliò alcuni suoi libri. Al PSI, mi raccontò, aderì a quindici anni. Suo nonno era compagno di banco di Palmiro Togliatti.
Laurea in giurisprudenza, giornalista appassionato, ha diretto anche Critica Sociale e Il Lavoro. Viceministro degli Affari Esteri, materia che lo appassionava, rappresentò il PSI all’Internazionale Socialista. Non fu toccato dall’inchiesta di Mani Pulite che rase al suolo il suo partito e la Prima Repubblica. Nella cosiddetta Seconda, passò nel dimenticatoio – i giornalisti che lo sfottevano come cortigiano di Craxi trovarono altre prede. Ugo Intini era però un uomo fedele: al partito, alle sue idee socialiste, a Craxi. E anche alla professione di giornalismo. Di lui si ricorda anche la folta produzione letteraria – gravitante perlopiù attorno al Socialismo italiano. In più opere approfondì le crisi politiche del paese, delineando anche i ritratti di personaggi che incontrò nel corso della sua lunga carriera politica. Non a caso, il suo lavoro, Testimoni di un secolo uscito nel 2022, narra in lente autobiografica quarantotto protagonisti del secolo scorso.
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com