In mostra, fino al 5 gennaio 2020, alla Fondazione Ghisla Art Collection di Locarno: Look at me! Il Corpo nell’Arte dagli anni ’50 a oggi, una lettura traversale dell’arte, dal dopoguerra a oggi, attraverso il tema del corpo in fotografia, nei lavori di artisti e fotografi internazionali. È un’immagine del grande americano Irving Penn (datata 1949-1950), a introdurre la mostra, curata da Angela Madesani e Annamaria Maggi.
Look at me! è un’articolata indagine attraverso il mezzo fotografico, che, dai lavori socialmente impegnati degli anni Sessanta e Settanta, porta ai grandi autori della fotografia degli anni Ottanta e giunge sino alla contemporaneità.
In merito alla rassegna Angela Madesani spiega: «La prospettiva dalla quale si è partiti è un’indagine sulla relazione tra il corpo femminile e maschile e le ricerche di alcuni importanti artisti che hanno lavorato con il cinema, il video, la fotografia, l’installazione. Una ricerca che esce dal riduttivo concetto di genere per porre in dialogo artisti e opere assai diversi fra loro».
I lavori, cronologicamente collocati fra i Sessanta e i Settanta, sono quasi sempre testimonianza di azioni performative come nel caso di Marina Abramovic, di Vito Acconci, di Urs Lüthi, di Ana Mendieta, di Fabio Mauri, di Bruce Nauman, di Denis Oppenheim e di Gina Pane. Vengono quindi proposte opere di grandi fotografi, che hanno posto il corpo, al centro delle loro ricerche.
«Il corpo – spiega Annamaria Maggi – nella storia dell’arte è il soggetto più antico: sin dalle prime forme di rappresentazione, e per molti versi ancor oggi, il corpo umano è il soggetto principe delle diverse pratiche artistiche. Senza il corpo non ci sarebbe l’arte. In passato la figura umana è stata l’imprescindibile strumento per comunicare storie e per dare forma visibile a sentimenti, credenze e concetti; ancor oggi, nonostante il moltiplicarsi di tendenze e prassi non figurative succedutesi nell’ultimo secolo, il corpo rimane ancora il protagonista della ricerca di molti degli autori contemporanei più radicali e interessanti: il corpo continua a venir chiamato dall’arte ad esser simbolo».
La mostra si alterna tra immagini di grande eleganza, in aperto contrasto con altre più dure ed esplicite; per esempio: soggetti delle fotografie di grandi dimensioni di Spencer Tunick sono gruppi di persone nude ritratti in contesti spiazzanti, come nel lavoro in mostra, che ha come sfondo il grande ghiacciaio dell’Aletsch in Svizzera. In esposizione anche un grande lavoro di Vanessa Beecroft, una delle più importanti artiste del panorama contemporaneo italiano, ideatrice e regista da oltre vent’anni di performance, in cui giovani donne danno vita a tableaux vivants di diversa natura.
Poi c’è anche l’opera Same Same But Different: due foto molto grandi di Stefano Scheda, allestite una di fronte all’altra, in cui i corpi di due uomini nudi, uno bianco e uno nero spuntano dal mare e si salutano alzando il braccio. Un’opera che invita a riflettere, ad andare oltre le apparenze, in un momento storico in cui la paura del diverso sembra diventata la parola d’ordine.
Per maggiori informazioni: www.ghisla-art.ch | info@ghisla-art.ch oppure telefonare al numero (+41) 91 751 01 52.