Le prove generali ad aprile, poi lo stop imposto dalla pandemia e l’incertezza di poter realmente portare la pièce sul palco. Non è una storia “facile”, per così dire, in tempi di Covid, quella del nuovo spettacolo di Flavio Stroppini e Monica De Benedictis, L’uomo nell’Olocene, ma le motivazioni per portare a termine il progetto non mancavano: è infatti, quello che verrà portato al Sociale a Bellinzona, dal 9 al 12 dicembre con 5 rappresentazioni pubbliche – dopo il debutto di martedì 7 dicembre – il primo adattamento per teatro in assoluto, in lingua italiana, dell’omonimo libro del romanziere svizzero Max Frisch, l’unico, per altro, a tema ticinese.
«In realtà, lo spettacolo è nato in modo molto concreto, discutendo con Gianfranco Helbling, direttore del Teatro Sociale e l’attrice Margherita Saltamacchia. Volevamo che si continuasse a scegliere qualcosa dal nostro patrimonio culturale, dopo le esperienze positive con le letture sceniche, ad esempio, di Agota Kristóf, Friedrich Dürennmatt e Plinio Martini, proposti precedentemente», ci racconta Stroppini, rievocando gli inizi del progetto, nato molto spontaneamente.
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