Il modo in cui viene utilizzato il territorio si ripercuote direttamente sulla qualità della nostra vita. Di conseguenza, la pianificazione del territorio ha il compito di garantire il benessere della popolazione odierna e delle generazioni future.
La pianificazione del territorio è considerata una disciplina tecnica. Eppure al centro vi sono le persone: gestendo in modo parsimonioso il suolo – un bene ormai scarso -, sviluppando in modo coordinato i trasporti e gli insediamenti e ponderando le esigenze relative alle diverse utilizzazioni, la pianificazione del territorio garantisce nel modo più ottimale possibile il benessere della popolazione. Allo stesso tempo, lo sviluppo territoriale persegue l’obiettivo di raggiungere una sostenibilità globale e di preservare un’elevata qualità di vita per le generazioni future.
Se ne discute nell’attuale numero della rivista Forum Sviluppo Territoriale in un articolo intitolato Pianificazione del territorio – per fortuna?; l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale ARE mostra come le decisioni relative all’utilizzazione del territorio possono ripercuotersi sul benessere della popolazione.
Il professore di economia politica Mathias Binswanger fa notare nella sua intervista che spesso si valutano male i vari fattori che determinano la felicità. Egli relativizza il sogno di molti svizzeri, secondo cui la casa monofamiliare rappresenta la più desiderabile tra tutte le forme abitative. Spesso, quando i figli se ne vanno di casa, la tanto desiderata casa monofamiliare nel verde diventa infatti un peso. Inoltre, la posizione di solito periferica della casa comporta tragitti casa-lavoro più lunghi e, in genere, si tratta del momento meno amato e meno interessante della giornata. Il professor Binswanger fa riferimento a diversi lavori di ricerca che dimostrano come un aumento di beni materiali e di proprietà, come ad esempio immobili, non si traduce automaticamente in una maggiore soddisfazione.
È perciò meglio puntare sui piccoli momenti di felicità che su quelli grandi.
Un ambiente abitativo interessante contribuisce alla soddisfazione nel quotidiano. L’Ufficio federale della cultura (UFC) cerca di promuovere questo aspetto nell’ambito della Strategia sulla cultura della costruzione che richiede un approccio consapevole e orientato alla qualità per edifici, infrastrutture, spazi pubblici e paesaggi. La conservazione di monumenti e siti archeologici ne fanno parte tanto quanto il mantenimento dell’edilizia contemporanea. In questo contesto non devono essere gli interessi economici a breve termine a determinare la progettazione dell’ambiente edificato, bensì le persone e le loro esigenze. L’autore è dell’opinione che “non possiamo più permetterci costruzioni selvagge e casuali”.
Quando si parla di felicità, spesso si fa riferimento al regno del Bhutan, che presenta con orgoglio al mondo il suo indice di “felicità interna lorda”. L’estate scorsa una delegazione della commissione nazionale del Bhutan è venuta in visita in Svizzera per trovare ispirazione in vista dell’elaborazione di una strategia di pianificazione del territorio per lo Stato dell’Himalaya. In un articolo, gli specialisti di pianificazione del Bhutan hanno illustrato i punti in comune dei due Paesi e spiegato che nel loro Paese la terra è importante, al punto di equipararla alla felicità.
Un altro articolo nell’attuale edizione della rivista esamina invece le opzioni per migliorare l’ambiente abitativo diretto di bambini e giovani. Aumentando la diversità e la sicurezza e quindi l’attrattiva, è possibile rafforzare la coesione sociale nel quartiere, promuovere l’integrazione e ridurre le esigenza di attività del tempo libero lontane, consentendo così di ridurre il volume di traffico. Infine, vengono descritte due visite a famiglie che hanno trovato la felicità in forme abitative alternative. La prima famiglia gode di un vivace contatto sociale nel moderno appartamento di una cooperativa di costruzione di alloggi. La seconda apprezza l’ambiente storico in cui si situa la loro casa monofamiliare di 250 anni fa. Entrambe le famiglie non dispongono di un’automobile propria e optano, a seconda delle esigenze, per il traffico lento o i trasporti pubblici.