Mostra personale dell’artista e attivista sudafricano Kendell Geers
È in programma fino al 30 gennaio 2021 la mostra personale personale dell’artista e attivista sudafricano Kendell Geers dal titolo OrnAmenTum’EtKriMen in esposizione a M77, Milano (Via Mecenate, 77). La rassegna è a cura di Danilo Eccher.
Impegnato nella lotta contro l’apartheid sin dall’adolescenza, Geers ha usato la sua esperienza di rivoluzionario per sviluppare un approccio psico-sociopolitico in cui etica ed estetica sono viste come due facce della stessa medaglia che ruota sul grande tavolo della storia. Nelle sue mani la vasta narrativa dell’arte e i linguaggi del potere vengono messi in discussione, i codici ideologici interrotti, le aspettative deluse e i sistemi di convinzione e fede trasformati in canoni estetici.
Le contraddizioni intrinseche all’identità dell’artista sono incarnate nel suo lavoro. Le sue opere coniugano storia personale e politica, poesia e miseria, violenza e tensione erotica. Geers lavora con vari media e tecniche che vanno da oggetti di uso comune e installazioni di larga scala all’uso di neon sconfinando nella performance e nel video.
Il titolo della mostra OrnAmenTum’EtKrimMen, si basa sul saggio del 1908 Ornamento e Crimine dell’architetto austriaco Adolf Loos, pioniere dell’architettura moderna che condannò le decorazioni sulle facciate degli edifici come un eccesso inutile, persino pericoloso, guidando il corso dell’architettura verso il concetto di funzionalità. Per M77, Geers abbraccia l’eredità culturale di Loos interrogando i linguaggi del minimalismo e il modello della galleria “white cube”, gettando l’estetica contro un muro di mattoni e frammenti di etica infranta.
Attraverso una selezione di opere storiche, la più recente produzione e installazioni site-specific progettate per interagire con gli interni della galleria, l’artista crea un itinerario in cui la giustapposizione di materiali diversi e il forte impatto creato dal suo sapiente uso di colori e motivi danno origine a una serie di riferimenti incrociati e contrasti intesi a minare le credenze care all’osservatore, consapevolmente o inconsciamente immerso in un ambiente che è sì attraente ma che si dimostra in realtà inospitale e potenzialmente pericoloso.
La mostra si apre con un’imponente installazione site-specific, Hanging Piece del 1993, in cui pesanti mattoni di argilla pendono dal soffitto sospesi da cappi realizzati con delle corde rosse. Il mattone, icona del movimento minimalista, si trasforma in umoristico patibolo per un archetipico imbroglione. Il visitatore è invitato a farsi strada attraverso la pioggia di mattoni, in uno spazio scandito da tre profetiche insegne al neon del 2003, che illuminano ad intermittenza le parole “DANGER TERROR BORDER” (PERICOLO TERRORE CONFINE).
La prima lettera di ogni neon si accende e si spegne e le parole si trasformano in “ANGER ERROR ORDER” (RABBIA ERRORE ORDINE). L’effetto già estremamente straniante dell’installazione complessiva è amplificato da un pavimento specchiante che raddoppia l’esperienza sospendendola in uno stato surreale quasi onirico dove ciò che “è sopra” cambia per diventare ciò che “è sotto”.
Geers capovolge completamente il linguaggio tipico delle nature morte dell’arte tradizionale olandese con una svolta espressionista/concettuale: i fiori recisi vengono incorniciati sullo sfondo del cambiamento climatico e della proliferazione delle frontiere e dei confini sociali. In segno di protesta contro il materialismo della nostra epoca dominata dal pregiudizio economico e dall’opportunismo politico, propone un’arte di trasformazione spirituale. Geers crede che l’arte detenga la chiave per le difficili domande sulla guarigione e che sia una pratica esoterica dove l’opera non è altro che un talismano. Per lui creare una grande opera d’arte è più di un processo fisico poiché quando guardiamo una grande opera d’arte, quell’opera d’arte ci guarda a sua volta, è viva – ha uno spirito.
«OrnAmenTumEtKriMen è una risurrezione dello spirito attraverso l’invocazione della natura, un’invocazione potente sul tema dell’amore attraverso la mediazione della natura morta. I fiori recisi della tradizione pittorica classica potrebbero infatti essere il simbolo più preciso dei nostri tempi. I fiori sono stati tagliati dalle loro radici e sono sostenuti, solo per un breve momento, dall’acqua nel loro vaso. La loro bellezza risiede nella loro fragilità, ancora viva ma allo stesso tempo morente.» dichiara l’artista.
OrnAmenTum’EtKriMen è una chiamata alle armi. Ma, al posto dei proiettili, l’amore che come l’arte, è un’arma di trasformazione: «L’arte cambia il mondo – una percezione alla volta”».