Nel cuore della Città Vecchia di Praga, tra il quartiere ebraico e la Moldava, il “World of Franz Kafka” racchiude una esperienza sensoriale che pare un dungeon medievale. Attenzione: non è un museo convenzionale e non è un museo su Franz Kafka, ma più una galleria d’arte sotterranea. Le pietre romaniche del XIII secolo si fondono con il cemento armato del 1928, creando il primo paradosso architettonico di questo spazio. L’atmosfera, fin dall’ingresso, prepara il visitatore a un’immersione nell’universo ideale dello scrittore praghese rappresentato essenzialmente dal buio oltre la scala a chiocciola. La storia del “World of Franz Kafka” è legata al suo creatore, Miroslav Joudal. Ex fotografo della polizia, aveva scoperto nelle situazioni più assurde del suo lavoro le stesse forze insondabili che Kafka descriveva. Dopo vent’anni di preparazione, il suo progetto vide finalmente la luce.
In un’ultima svolta – che ha un che di kafkiano, in effetti – Joudal morì poco dopo l’inaugurazione. Le sue ceneri riposano ora nel cuore dell’esposizione in un’urna tra le arcate dell’edificio romanico. L’esposizione si articola in tre sezioni distinte, ognuna dedicata idealmente a esplorare i paradossi che permeano l’opera di Kafka. Qualche tratto biografico dell’autore e un’ideale traduzione visiva e sensoriale del suo universo. I dipinti di Joudal, apparentemente inadatti a qualsiasi categorizzazione, catturano quei fenomeni kafkiani che la scienza fatica a descrivere. Il “World of Franz Kafka” aspira a materializzare l’immateriale. L’angoscia di un’epoca, il peso della burocrazia, l’ombra di un padre tirannico. Le proiezioni di eventi bizzarri accaduti in città si alternano a installazioni che sfidano la percezione del visitatore. Ogni elemento contribuisce a ricreare quel senso di straniamento così caratteristico della letteratura kafkiana. I corridoi si snodano come i meandri di un racconto dell’autore.
Nel cuore della struttura l’esposizione raggiunge il suo apice concettuale. Qui, i temi centrali dell’opera di Kafka – l’alienazione, la metamorfosi, il conflitto con l’autorità – prendono forma tangibile. Le pareti stesse sembrano mutare, come il protagonista de “La metamorfosi”. La visita si conclude con una riflessione sulla modernità dell’opera kafkiana. Nel sotterraneo praghese, le angosce e le paure descritte da Kafka all’inizio del XX secolo risuonano con inquietante attualità. L’eredità dell’autore, filtrata attraverso la visione artistica di Joudal, si rivela contemporanea. Il “World of Franz Kafka” dimostra così di essere molto più di una semplice esposizione. Potrebbe non essere capita dai turisti che invece si aspettano proprio un altro prodotto. Questa galleria aspira di converso ad essere un ponte temporale tra il passato e il presente, tra la Praga di Kafka e le nostre metropoli moderne, tra l’assurdo di ieri e quello di oggi.
Amedeo Gasparini