Ne Il salvatore di bambini (Feltrinelli 2024), Nello Scavo porta alla luce una delle storie più drammatiche del conflitto russo-ucraino. Si tratta della vicenda di Volodymyr Sahaidak, lo “Schindler di Kherson”. Un uomo che ha scelto di restare al fianco di cinquantadue bambini in una città sotto assedio. La sua presenza notturna accanto ai piccoli è stato un conforto silenzioso in mezzo al caos della guerra, incarnando il proverbio che attraversa l’intero libro: «Se balli con l’orso, è l’orso che decide quando il ballo finisce». L’invasione russa del 24 febbraio 2022 si è scatenata con una violenza senza precedenti. Centosessanta missili e settantacinque incursioni aeree in un solo giorno hanno segnato l’inizio di un incubo. I casi di rapimento e altri crimini commessi dagli occupanti russi contro i civili in Ucraina sono oggetto di indagine.
Volodymyr è emerso come una figura enigmatica. Un uomo che non parlava molto di sé, consapevole di avere «qualcuno da nascondere, anche ai giornalisti». Il suo silenzio diventa una traccia da seguire nella narrazione di Nello Scavo. La tragedia dei bambini ucraini ha radici profonde. Già dal 2014, con l’esplosione della guerra nel Donbass nel disinteresse generale, le autorità ucraine avevano istituito un ufficio per il monitoraggio delle sparizioni dei minori. Prima del 2022, gli istituti ucraini ospitavano centomila bambini. Il trasferimento illegale in Russia e nelle aree controllate da Mosca è diventato rapidamente una realtà devastante. In marzo 2022, dieci giorni dopo l’inizio del conflitto, cinquemila bambini erano già irreperibili. La prova definitiva delle deportazioni arrivò dal vertice del potere russo. Il 30 maggio 2022, Vladimir Putin firmò un decreto per accelerare l’adozione degli orfani trasferiti in Russia.
Come sottolinea Filippo Grandi, il diritto umanitario internazionale «proibisce l’evacuazione dei bambini per decisione di una delle parti nel conflitto armato, a eccezione di un’evacuazione temporanea quando lo richiedano ragioni impellenti relative alla salute o al trattamento medico dei bambini o alla loro sicurezza». Un ruolo chiave in questa operazione è stato svolto da Marija Lvova-Belova incaricata di negare l’evidenza delle deportazioni. Nel luglio 2022, annunciava con orgoglio che «un totale di centootto “orfani del Donbass” che hanno ricevuto la cittadinanza russa saranno assegnati a nuovi genitori». A Nello Scavo, Volodymyr spiega: «Non tradirò mai i bambini, non li consegnerò mai ai russi». La sua analisi è lucida e spietata: «Quello che loro vogliono è rubarci il futuro, cancellarci, riprogrammare le menti dei piccoli, credono che sia possibile svuotare la testa e il cuore dei ragazzi e fare di loro dei russi».
La gestione di una comunità per minori in guerra si rivela un incubo, amplificato dalla costante minaccia di rapimenti. Come racconta Volodymyr, «ci siamo ritrovati da soli, senza finanziamenti, senza sostegno statale, quindi è stato difficile». La situazione era drammatica … «Mancava tutto: cibo, medicine, acqua potabile, vestiti per i mesi più caldi». Gli occupanti «hanno rubato tutto quello che potevano rubare». La città viveva nel terrore, con «gente che spariva, rastrellamenti casa per casa, esecuzioni sommarie». Il sistema educativo è diventato uno strumento di propaganda: «Il messaggio per gli insegnanti dei territori occupati è chiaro», ricalcando la retorica di Putin sulla «superiorità della cultura russa», funzionale a «ricostruire la propria identità». Il 17 marzo 2023 segna una svolta storica: Putin diventa ufficialmente un ricercato internazionale.
Il 22 maggio 2023, il ministero dell’Interno russo inserisce il procuratore Kharim Khan nella lista delle persone ricercate per aver emesso quello che definiscono un mandato d’arresto illegale contro Putin, accusandoli di aver agito contro un Capo di Stato il cui paese non riconosce lo Statuto di Roma. Il libro di Nello Scavo si chiude con la promessa di Volodymyr: «Li troverò. I quindici ragazzini che ci hanno portato via, li troverò». Una dichiarazione che racchiude tutto il dolore e la speranza di un popolo che lotta per il suo futuro attraverso la protezione dei suoi bambini. Nello Scavo costruisce un racconto potente che intreccia la storia personale di un eroe moderno con il dramma più ampio di un conflitto che ha come vittime i più indifesi, documentando uno dei capitoli più oscuri della guerra in Ucraina.
Amedeo Gasparini
Ne Il salvatore di bambini (Feltrinelli 2024), Nello Scavo porta alla luce una delle storie più drammatiche del conflitto russo-ucraino. Si tratta della vicenda di Volodymyr Sahaidak, lo “Schindler di Kherson”. Un uomo che ha scelto di restare al fianco di cinquantadue bambini in una città sotto assedio. La sua presenza notturna accanto ai piccoli è stato un conforto silenzioso in mezzo al caos della guerra, incarnando il proverbio che attraversa l’intero libro: «Se balli con l’orso, è l’orso che decide quando il ballo finisce». L’invasione russa del 24 febbraio 2022 si è scatenata con una violenza senza precedenti. Centosessanta missili e settantacinque incursioni aeree in un solo giorno hanno segnato l’inizio di un incubo. I casi di rapimento e altri crimini commessi dagli occupanti russi contro i civili in Ucraina sono oggetto di indagine.
Volodymyr è emerso come una figura enigmatica. Un uomo che non parlava molto di sé, consapevole di avere «qualcuno da nascondere, anche ai giornalisti». Il suo silenzio diventa una traccia da seguire nella narrazione di Nello Scavo. La tragedia dei bambini ucraini ha radici profonde. Già dal 2014, con l’esplosione della guerra nel Donbass nel disinteresse generale, le autorità ucraine avevano istituito un ufficio per il monitoraggio delle sparizioni dei minori. Prima del 2022, gli istituti ucraini ospitavano centomila bambini. Il trasferimento illegale in Russia e nelle aree controllate da Mosca è diventato rapidamente una realtà devastante. In marzo 2022, dieci giorni dopo l’inizio del conflitto, cinquemila bambini erano già irreperibili. La prova definitiva delle deportazioni arrivò dal vertice del potere russo. Il 30 maggio 2022, Vladimir Putin firmò un decreto per accelerare l’adozione degli orfani trasferiti in Russia.
Come sottolinea Filippo Grandi, il diritto umanitario internazionale «proibisce l’evacuazione dei bambini per decisione di una delle parti nel conflitto armato, a eccezione di un’evacuazione temporanea quando lo richiedano ragioni impellenti relative alla salute o al trattamento medico dei bambini o alla loro sicurezza». Un ruolo chiave in questa operazione è stato svolto da Marija Lvova-Belova incaricata di negare l’evidenza delle deportazioni. Nel luglio 2022, annunciava con orgoglio che «un totale di centootto “orfani del Donbass” che hanno ricevuto la cittadinanza russa saranno assegnati a nuovi genitori». A Nello Scavo, Volodymyr spiega: «Non tradirò mai i bambini, non li consegnerò mai ai russi». La sua analisi è lucida e spietata: «Quello che loro vogliono è rubarci il futuro, cancellarci, riprogrammare le menti dei piccoli, credono che sia possibile svuotare la testa e il cuore dei ragazzi e fare di loro dei russi».
La gestione di una comunità per minori in guerra si rivela un incubo, amplificato dalla costante minaccia di rapimenti. Come racconta Volodymyr, «ci siamo ritrovati da soli, senza finanziamenti, senza sostegno statale, quindi è stato difficile». La situazione era drammatica … «Mancava tutto: cibo, medicine, acqua potabile, vestiti per i mesi più caldi». Gli occupanti «hanno rubato tutto quello che potevano rubare». La città viveva nel terrore, con «gente che spariva, rastrellamenti casa per casa, esecuzioni sommarie». Il sistema educativo è diventato uno strumento di propaganda: «Il messaggio per gli insegnanti dei territori occupati è chiaro», ricalcando la retorica di Putin sulla «superiorità della cultura russa», funzionale a «ricostruire la propria identità». Il 17 marzo 2023 segna una svolta storica: Putin diventa ufficialmente un ricercato internazionale.
Il 22 maggio 2023, il ministero dell’Interno russo inserisce il procuratore Kharim Khan nella lista delle persone ricercate per aver emesso quello che definiscono un mandato d’arresto illegale contro Putin, accusandoli di aver agito contro un Capo di Stato il cui paese non riconosce lo Statuto di Roma. Il libro di Nello Scavo si chiude con la promessa di Volodymyr: «Li troverò. I quindici ragazzini che ci hanno portato via, li troverò». Una dichiarazione che racchiude tutto il dolore e la speranza di un popolo che lotta per il suo futuro attraverso la protezione dei suoi bambini. Nello Scavo costruisce un racconto potente che intreccia la storia personale di un eroe moderno con il dramma più ampio di un conflitto che ha come vittime i più indifesi, documentando uno dei capitoli più oscuri della guerra in Ucraina.
Amedeo Gasparini