Teatro

Nove spettacoli al LAC nel segno della nuova drammaturgia

“Wonder Woman” di Antonio Latella e Federico Bellini. ©Andrea Macchia

Dal 12 maggio al 10 giugno, la drammaturgia contemporanea è protagonista al LAC grazie alla prima edizione di Paesaggi possibili, rassegna che presenta cinque spettacoli di ispirazione e temi diversi, accomunati dalla qualità della scrittura scenica. Tutti i lavori sono allestiti sul palco della Sala Teatro (ore 20.30).

Lunedì 12 maggio Margherita Saltamacchia e Marzio Picchetti portano in scena la complessità e la forza di Minotauro di Dürrenmatt, adattamento teatrale di un testo letterario. La complessità e la forza del racconto del celebre scrittore svizzero diventano materia drammaturgica grazie alle interpretazioni di Jess Gardolin, Margherita Saltamacchia, Ali Salvioni e Anahì Traversi.

Martedì 13 e mercoledì 14 maggio l’originale Wonder Woman di Antonio Latella e Federico Bellini, ispirato a un fatto di cronaca, ripercorre la vicenda di una ragazza vittima di uno stupro di gruppo e di una sentenza, poi ribaltata, in cui gli imputati vengono assolti grazie a criteri assai discutibili. In scena quattro attrici – Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Rienzi, Chiara Ferrara e Beatrice Verzotti – danno voce alla giovane donna la cui storia si intreccia a quella dell’ideatore dell’eroina dei fumetti, lo psicologo William Moulton Marston che inventò la macchina della verità.

Venerdì 16 maggio la Compagnia Frosini/Timpano e Lorenzo Pavolini firmano il progetto di Tanti Sordi – Polvere di Alberto, una ricerca sui miti e le retoriche del Belpaese. Un progetto che ci invita ad immergerci nella mitologia su Roma, “romanità” e “italianità”, ispirandosi ad Alberto Sordi, celeberrimo attore che ha fatto del suo essere romano la sua cifra stilistica.

Martedì 20 maggio sarà la volta di Alcune cose da mettere in ordine di Rubidori Manshaft: un viaggio interiore e reale verso qualcosa, un montaggio di eventi nel gioco che la vita compie, nel tentativo di ridisegnare una dimensione umana forse, oggi, smarrita. Lo spettacolo torna sul palco del LAC dopo il successo riscosso al FIT Festival 2023 e la selezione alle Giornate del Teatro Svizzero 2024.

Giovedì 22 maggio la regista e autrice romana Fabiana Iacozzilli presenta l’ultima tappa del suo trittico sull’umana esistenza: Il grande vuoto, lavoro che indaga la vecchiaia in rapporto con il vuoto e il senso della memoria. Lo spettacolo narra la storia d’amore tra una madre, i suoi figli e un padre che muore, unendo narrazione teatrale e immagini video.

“Il grande vuoto” di Fabiana Iacozzilli. ©Laila Pozzo

Paesaggi possibili si completa e arricchisce con Prismi – Vetrina sulla drammaturgia svizzera, progetto di Luminanza che propone quattro testi di drammaturgia emergente elvetica, allestiti in forma di mise en espace grazie alla supervisione di registi e registe di consolidata esperienza. Tutti gli appuntamenti si svolgono in Teatrostudio (ore 18), sono gratuiti su prenotazione e sono arricchiti da una conversazione moderata dalla giornalista e drammaturga Elisabeth Sassi.

Quali sono le nuove voci del teatro svizzero? Quali sono i temi che esplorano? C’è un filo conduttore che accomuna le differenze culturali e linguistiche svizzere? Anahì Traversi e Marzio Gandola presentano i testi sviluppati dopo un anno di formazione e tutoraggio, Julia Haenni e Marina Skalova propongono due opere, tradotte in italiano, selezionate da un comitato di teatri partner del LAC, tra cui Theater Winkelwiese, Theater Marie, Théâtre Poche/GVE, Theater Orchester Biel Solothurn, Stück Labor (Theater Basel).

Martedì 20 maggio Marina Skalova, autrice e traduttrice letteraria russa e svizzera d’adozione, porta in scena La caduta delle comete e dei cosmonauti, un road-trip poetico di due esseri alla deriva che esplora la caduta dell’URSS e delle ideologie politiche, che si interroga sulla mercificazione dell’amore, l’ascesa dell’individualismo e il declino dei valori collettivi.

Mercoledì 27 maggio al centro di Agustina, sulla soglia di Anahì Traversi vi è la casa, idealizzata come luogo ultimo di realizzazione economica, sociale, personale, ma che si può trasformare in un incubo claustrofobico. Una madre, un padre e una figlia si trasferiscono dal Sud al Nord del mondo, in cerca di una migliore stabilità economica e sociale. Una volta giunti a destinazione, emergono però i ricordi e le malinconie del paese d’origine, ormai diventato un luogo idealizzato.

Martedì 3 giugno Marzio Gandola porta in scena Inesplosioni, incentrato su due tragedie sfiorate. Un “tentato attentato” e una mancata catastrofe nucleare sono il motore di un processo creativo, tra realtà e finzione, in cui l’autore ticinese si interroga sulle responsabilità che la collettività Svizzera si assume grazie ad un racconto tra realtà e memoria.

Martedì 10 giugno attraverso un lavoro sul linguaggio e la creazione di neologismi, l’autrice argoviese Julia Haenni esplora il sessismo che la medicina manifesta nel trattare il corpo delle persone di sesso femminile. frau heilt (party) mette in scena la storia secolare dello sguardo maschile sul corpo femminile e, con essa, la storia della medicina occidentale, che fino a poco tempo fa non mostrava interesse – e ancor meno finanziamenti per la ricerca – per malattie che non riguardassero corpi di genere maschile.

In cima