Martedì 26 novembre, presso la Biblioteca Salita dei Frati di Lugano, alle 20.30, il Prof. Massimo Castoldi terrà una conferenza dal titolo: «A me non pareva contradizione … tra questa apocalissi e quel vangelo». Giovanni Pascoli e la Bibbia. L’incontro, introdotto da Fernando Lepori, si inserisce nell’ambito del ciclo di letture bibliche su Bibbia, letteratura e filosofia.
L’intera opera poetica di Giovanni Pascoli è segnata da riferimenti più o meno espliciti al Vecchio e al Nuovo Testamento: dalla Rachele della Genesi, alla Natività del Vangelo, dalla biblica verga di Mosé, al giglio dell’Annunciazione, dal mito apocalittico di Gog e Magog, al sacrificio di Cristo. La presenza di questi motivi scritturali, anche nei titoli definitivi di alcuni saggi critici pascoliani come Il settimo giorno o L’Avvento, disegna un percorso letterario, che ha il suo centro nella conferenza su Leopardi La Ginestra, che Pascoli tenne a Roma nel 1898. La Ginestra è interamente costruita su una rilettura della massima del Vangelo di Giovanni, che Leopardi aveva posto in esergo al suo ultimo canto: «E gli uomini amarono meglio la tenebra che la luce» (Giovanni 3, 19). La luce sarebbe l’accettazione della fine come limite della conoscenza, verso la quale Leopardi avrebbe indirizzato un’umanità ancora illusa e presuntuosa, e per questo avvolta nella «tenebra». Da questa superiore coscienza dell’«apocalissi», come destino comune a tutti gli esseri viventi, trarrebbe forza e ispirazione la nuova poesia, tesa verso una richiesta di pace, che è rappresentata da un’interpretazione tutta terrena del Vangelo. Nel testo della conferenza di Pascoli su La Ginestra si legge infatti: «A me non pareva contradizione tra queste parole che pur sono un annunzio di dolore, e altre che erano novella di gioia: tra questa apocalissi e quel vangelo».
Massimo Castoldi insegna Filologia italiana all’Università di Pavia ed è membro della Commissione per l’Edizione Nazionale delle Opere di Giovanni Pascoli e del Comitato scientifico della «Rivista pascoliana». Si è occupato di poesia del Quattrocento e del Cinquecento, di lingua e letteratura dell’Ottocento e del Novecento, nonché di critica delle fonti storiche e letterarie. Al centro dei suoi studi sono state l’opera di Alessandro Manzoni e quella di Giovanni Pascoli, del quale ha curato nel 1999 l’edizione critica di Saggi e lezioni leopardiane (La Spezia, Agorà edizioni) e nel 2005 l’edizione commentata delle Canzoni di re Enzio (Bologna, Pàtron). Su Pascoli, oltre a un profilo complessivo intitolato Pascoli per la casa editrice il Mulino di Bologna (2011), ha pubblicato nel 2004 L’ombra di un nome. Letture pascoliane (Pisa, ETS) e nel 2019 Da Calypso a Matelda. Giovanni Pascoli poeta dell’Èra nuova (Modena, Mucchi).