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Pennellate di impressionismo scozzese di John Lavery

La Royal Scottish Academy di Edimburgo ospita fino al 27 ottobre una mostra dedicata a Sir John Lavery, caposcuola dell’impressionismo scozzese. L’esposizione, intitolata “An Irish Impressionist. Lavery on Location”, offre uno sguardo sulla vita e l’opera dell’artista nato a Belfast nel 1856. Pochi anni dopo, Lavery si trasferì in Scozia. Studi a Londra e Parigi, dove assorbì le influenze dell’arte contemporanea europea. Al suo ritorno a Glasgow, divenne una figura chiave dell’impressionismo scozzese, un movimento che ebbe un impatto significativo sull’arte britannica di fine Ottocento sulla scia di quello francese. Anche se decisamente senza fama e successi di quest’ultimo. La tecnica di Lavery, caratterizzata da pennellate rapide e attenzione alla luce, si fuse con la tradizione pittorica locale. Molti dei suoi masterpiece sono ospitati alla Academy. Per tradizione, l’impressionismo scozzese si distingueva per l’attenzione a luce e colore, nonché per la scelta di soggetti e scene di vita moderna.

Questa fusione di innovazione e tradizione è evidente nelle opere di Lavery esposte, che spaziano dai ritratti di società ai paesaggi en plein air. Come per quasi tutti gli impressionisti del Continente, la carriera di Lavery fu segnata da numerosi viaggi che influenzarono la sua arte. Da Glasgow a New York, passando per Parigi e il Marocco, l’artista catturò l’essenza di luoghi e culture diverse. Parallelamente, la National Gallery di Edimburgo ospita una sezione dedicata agli impressionisti francesi, in occasione del 150º anniversario della nascita del movimento. Questo accostamento permette di apprezzare le similitudini e le differenze tra l’impressionismo scozzese e quello d’oltralpe. Mentre artisti come Claude Monet o Edgar Degas, ma anche Camille Pissarro, Alfred Sisley o Pierre-Auguste Renoir, tra gli altri, rivoluzionavano l’arte a Parigi, Lavery e i colleghi scozzesi sviluppavano una propria interpretazione di queste nuove idee artistiche.

La giustapposizione delle due mostre (quella di Lavery è a pagamento) offre la possibilità di comprendere il dialogo artistico tra la Scozia e la Francia alla fine del XIX secolo. Ed evidenzia come l’impressionismo scozzese mantenne una maggiore attenzione disegno e forma. Artisti come James Guthrie, altro esponente di spicco del movimento, fusero le innovazioni tecniche impressioniste con una sensibilità tipicamente scozzese, creando opere che riflettevano l’identità culturale del paese. Lavery stesso contribuì a questa sintesi, creando un ponte tra la tradizione pittorica scozzese e le avanguardie europee. Un aspetto interessante è il ruolo di Lavery come ritrattista di società. Le sue opere ritraggono figure di spicco dell’epoca, tra cui Winston Churchill (che tra l’altro, tra le due guerre prese “lezioni” di pittura da Lavery sulla Riviera francese) e John Redmond.

La mostra all’Academy non si limita a esplorare il ruolo di Lavery nell’impressionismo scozzese, ma offre anche uno sguardo sul suo impegno politico. L’artista fu coinvolto nei negoziati che portarono al Trattato anglo-irlandese. Una sezione della mostra è dedicata ai dipinti che Lavery realizzò durante la Prima Guerra Mondiale. Nominato artista ufficiale di guerra nel 1917, ma impossibilitato a recarsi al fronte per problemi di salute, Lavery si concentrò su scene di vita quotidiana in tempo di guerra. Nella mostra, dominano le drammatiche scene in ospedale. L’influenza dell’impressionismo scozzese si estese oltre i confini della Scozia, come dimostra la sezione dedicata all’impatto internazionale di Lavery. Le cui opere furono esposte in tutta Europa e negli Stati Uniti, contribuendo a diffondere lo stile e a stabilire connessioni con altri movimenti. Osservare le opere di Lavery è un po’ come fare un tour tra Scozia e Mediterraneo di un secolo fa.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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