Il sottotitolo potrebbe apparire enfatico – “USA e Cina sull’orlo della Terza Guerra Mondiale” – tuttavia, il libro di Claudio Pagliara, La tempesta perfetta (Piemme 2023), avverte sulla contesa geopolitica globale nei prossimi anni, focalizzandosi su Taiwan. L’autore afferma che pochi comprendono l’importanza di Taiwan nello scontro tra Stati Uniti e Cina per la leadership del XXI secolo. L’isola, poco più grande della Sicilia, con ventitré milioni di abitanti, è un importante produttore di microchip. È opinione diffusa che la resistenza a una possibile invasione cinese potrebbe innescare una Terza Guerra Mondiale. Nel corso del libro, l’autore esamina tensioni, ripicche commerciali, minacce mediatiche e tentativi di nuove alleanze nello scacchiere internazionale. I venti di guerra si stanno agitando. E Pagliara, che ha vissuto negli ultimi dieci anni sia in Cina che negli Stati Uniti, offre un’analisi delle trincee di una Seconda Guerra Fredda che potrebbe diventare calda.
Da un lato, c’è una grande democrazia che non nasconde le proprie imperfezioni e che è attraversata da profonde divisioni – l’America. Dall’altro, l’autorità assoluta di un leader che governa un vasto paese con mano ferma – la Cina. Il problema attuale è che, a differenza della Prima Guerra Fredda, quando i rapporti tra Stati Uniti e URSS erano minimi, oggi le economie dei due contendenti sono fortemente intrecciate. La nuova Guerra Fredda assume la forma di una guerra hi-tech. L’alleanza senza limiti tra Xi Jinping e Vladimir Putin ha come obiettivo quello di scardinare l’ordine mondiale esistente. Dall’America, Joe Biden è riuscito a formare un’ampia coalizione di paesi che si richiamano ai valori democratici. Sulla questione di Taiwan, Claudio Pagliara vede la contrapposizione “democrazia vs. autocrazia”. E racconta la Cina e la sua tecnologia. Il Dragone vanta la più estesa rete di treni ad alta velocità al mondo.
Negli Stati Uniti, la prima linea ad alta velocità entrerà in funzione nel 2033 e collegherà Los Angeles a San Francisco. Da Pechino a Shanghai, distanti milleduecento chilometri, con un “bullet train” si impiegano poco più di cinque ore. D’altra parte, da New York a Washington, distanti trecento chilometri, ne occorrono tre. Il governo cinese crede nella superiorità dei regimi autoritari nel risolvere problemi complessi e nel garantire ai cittadini crescenti livelli di benessere. Una visione contrasta dall’amministrazione Biden, arrivata al potere dopo il caos pandemico e le minimalizzazioni di Donald Trump, guidato dal desiderio di rassicurare l’opinione pubblica. Nella campagna elettorale del 2020, Trump ha infatti cercato di spostare l’attenzione dal Covid a temi che gli erano più congeniali. Tuttavia, questo approccio ha portato alla perdita di voti tra anziani, afroamericani e ispanici.
Dopo la sconfitta, ha cercato di influenzare i funzionari della Georgia per ottenere i voti per colmare lo svantaggio elettorale nello Stato. Il 6 gennaio 2021, incitò i suoi sostenitori a marciare verso Capitol Hill. Nonostante sia stata messa alla prova, la democrazia ha resistito. Mike Pence e i funzionari repubblicani che hanno scelto la fedeltà alla Costituzione all’obbedienza al loro leader. Claudio Pagliara torna poi a discutere delle divisioni negli Stati Uniti, interpretate dalla Cina come una prova inconfutabile del declino della potenza rivale. Fa riferimento al vertice di Anchorage e all’abolizione dei due mandati presidenziali in Cina come eventi significativi in questo contesto. Promettendo di realizzare il sogno cinese, Xi si pone l’obiettivo di restituire alla Cina un ruolo centrale nel mondo e di riscattarla dal “secolo delle umiliazioni”. Si identifica come un novello imperatore, con fiducia nel futuro del paese guidato dal PCC.
La Cina ha vissuto una trasformazione straordinaria in soli quattro decenni. È passata da un paese agricolo e povero al rango di seconda potenza mondiale. L’urbanizzazione ha portato centinaia di milioni di persone dalle aree rurali alle megalopoli. L’obiettivo di Xi è aumentare la produttività e migliorare la qualità della vita. Nel contesto delle analisi dell’autore vengono considerate le nuove generazioni cinesi, lo sviluppo del 5G, il successo delle imprese cinesi e la creazione di porti nel Sud della Cina. L’America sembra affaticarsi, ma rappresenta una minaccia per l’ascesa cinese. Tuttavia, non sembra esserci un rischio nucleare nella relazione tra le due potenze. La rivalità si amplia coinvolgendo l’AI, le competenze cibernetiche e le tecnologie all’avanguardia. Per frenar l’ascesa cinese, Trump ha adottato un approccio aggressivo contro la Cina utilizzando tariffe doganali. Strategia adottata anche da Biden.
Scrive Claudio Pagliara: «A differenza di Trump, però, Biden vede l’ascesa economica e geopolitica della Cina come parte di una sfida più ampia, quella lanciata dalle autocrazie alle democrazie. Chiama a raccolta i paesi che condividono gli stessi valori, dal rispetto delle regole del libero mercato ai diritti umani, li esorta a collaborare per dimostrare nei fatti la capacità dei sistemi democratici di dare risposte ai problemi complessi del mondo di oggi, dalla transizione verde, alla sfida posta dalle tecnologie più avanzate». L’autore ha intervistato David Petraeus, che ha criticato la decisione di ritirare le forze occidentali dall’Afghanistan. Secondo il generale esistevano alternative, come mantenere 3.500 soldati, droni e aeromobili con capacità di attacco preciso, consentendo a oltre 8.500 contractor di rimanere sul campo.
Contrariamente a Trump, Biden ha mirato ad un impegno di contenimento della Cina, coinvolgendo gli alleati storici. Secondo Biden, nel mondo si sta verificando un’offensiva da parte di paesi autocratici contro quelli democratici. Ritiene che le democrazie siano chiamate a dimostrare la loro forza in questa situazione. Sulla guerra in Ucraina, Pagliara ripercorre gli eventi da prospettiva americana. Biden ha corso un grande rischio, avvertendo dell’“operazione militare speciale” già dal 18 febbraio. Gli americani avevano ragione: Putin invase il suo vicino una settimana dopo. Le conseguenze di questa violazione internazionale includono sanzioni e isolamento internazionale. Da quando è scoppiata la guerra, oltre un milione di russi ha abbandonato il paese, includendo ingegneri, tecnici, docenti e artisti, causando una fuga di cervelli. Tuttavia, alla Casa Bianca, nessuno sembrava dubitare della capacità dell’esercito russo di conquistare Kiev in pochi giorni. Quando l’offensiva iniziò, Biden consigliò a Volodymyr Zelenskyj di mettersi in salvo.
La colonna di carri armati russi che si diresse verso Kiev. Lunga sessantaquattro chilometri, non raggiungerà mai la capitale ucraina. «È una guerra moderna, che Kiev può vincere grazie alla superiorità della tecnologia, delle armi e dei sistemi forniti dall’Occidente», commenta Claudio Pagliara. Putin aveva pianificato di dividere l’Occidente, indebolire la NATO, cancellare l’Ucraina dalle mappe e dimostrare al mondo la sua forza. Nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto. L’Occidente si è unito nella difesa dell’integrità territoriale della nazione aggredita. I timori di Putin riguardavano l’allargamento della NATO verso Est, considerato come una minaccia strategica, si sono concretizzati con l’adesione di Finlandia e Svezia. Biden, che voleva concentrare le sue energie sulla competizione con la Cina, è stato costretto a deviare risorse ed energie a causa della guerra in Ucraina. Pechino non ha adottato una posizione neutrale nel conflitto.
Una parte del volume è poi dedicata interamente alla Cina. Xi si propose di costruire una Cina moderna, prospera, forte, avanzata e armoniosa. La prospettiva di una Cina prospera e forte è celebrata come un mezzo per ringiovanire la nazione e portare felicità al popolo cinese, con Xi elogiato come un leader erudito. I quattro libri di Xi sono diventati bestseller non solo in Cina, ma anche nel resto del mondo. Chun Han Wong (Party of One: The Rise of Xi Jinping and China’s Superpower Future) demolisce questa versione: «Le stravaganti affermazioni di Xi sulla sua competenza letteraria tradiscono una profonda insicurezza sulla sua mancanza di un’istruzione formale, in particolare in contrasto con Mao Zedong, che scriveva poesie, e con Jiang Zemin, che parlava diverse lingue». La sua testardaggine nel perseguire un obiettivo irrealistico, la politica zero-Covid, è stato deleterio per la Cina.
Tuttavia, il risultato è una crisi economica alimentata dalla parziale ritirata degli investitori stranieri, ancora provati dai lockdown prolungati e insoddisfatti delle condizioni commerciali in Cina. Xi potrebbe rispondere con un aumento della repressione o soffiando sul nazionalismo, lanciandosi nella conquista di Taiwan. La Cina comprende che l’origine del potere americano risiede nel suo primato tecnologico e decide di intraprendere una strada simile. Attualmente, gli Stati Uniti stanno cercando di ridurre la dipendenza dalla Cina, discutendo pure un parziale decoupling. La presente lotta rappresenta solo il preludio di una guerra più ampia tra gli Stati Uniti e la Cina per conquistare la supremazia nei settori tecnologicamente avanzati, secondo Claudio Pagliara. Le questioni legate ai semiconduttori, al ruolo di TikTok, alla situazione degli uiguri e alla fine della semi-democrazia a Hong Kong contribuiscono ad acuire le tensioni tra Washington e Pechino.
La situazione a Taiwan è delicata. Taipei è spaventata dalla dichiarazione di amicizia “senza limiti” tra Xi e Putin e ha capito perfettamente che le due potenze autocratiche intendono scardinare l’ordine mondiale ad Est quanto ad Ovest. Oggi Taiwan è un rifugio per dissidenti e difensori dei diritti umani nella regione. Ma l’ascesa al potere di Xi Jinping ha cambiato lo status quo. Anche per la sua Cina l’uso della forza contro Taiwan comporta rischi significativi. «Se Taiwan dovesse essere annessa con la forza, la sua democrazia si estinguerebbe e i suoi ventitré milioni di abitanti vedrebbero i loro diritti gravemente limitati. Uno sviluppo che scuoterebbe le democrazie di tutto il mondo. […] La Russia di Putin ha sferrato il primo colpo all’ordine mondiale, invadendo la sovrana Ucraina. La Cina di Xi Jinping minaccia di aprire il secondo […] fronte, cercando di annettere con l’uso della forza Taiwan».
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com
Per Claudio Pagliara venti di guerra su Taiwan
Il sottotitolo potrebbe apparire enfatico – “USA e Cina sull’orlo della Terza Guerra Mondiale” – tuttavia, il libro di Claudio Pagliara, La tempesta perfetta (Piemme 2023), avverte sulla contesa geopolitica globale nei prossimi anni, focalizzandosi su Taiwan. L’autore afferma che pochi comprendono l’importanza di Taiwan nello scontro tra Stati Uniti e Cina per la leadership del XXI secolo. L’isola, poco più grande della Sicilia, con ventitré milioni di abitanti, è un importante produttore di microchip. È opinione diffusa che la resistenza a una possibile invasione cinese potrebbe innescare una Terza Guerra Mondiale. Nel corso del libro, l’autore esamina tensioni, ripicche commerciali, minacce mediatiche e tentativi di nuove alleanze nello scacchiere internazionale. I venti di guerra si stanno agitando. E Pagliara, che ha vissuto negli ultimi dieci anni sia in Cina che negli Stati Uniti, offre un’analisi delle trincee di una Seconda Guerra Fredda che potrebbe diventare calda.
Da un lato, c’è una grande democrazia che non nasconde le proprie imperfezioni e che è attraversata da profonde divisioni – l’America. Dall’altro, l’autorità assoluta di un leader che governa un vasto paese con mano ferma – la Cina. Il problema attuale è che, a differenza della Prima Guerra Fredda, quando i rapporti tra Stati Uniti e URSS erano minimi, oggi le economie dei due contendenti sono fortemente intrecciate. La nuova Guerra Fredda assume la forma di una guerra hi-tech. L’alleanza senza limiti tra Xi Jinping e Vladimir Putin ha come obiettivo quello di scardinare l’ordine mondiale esistente. Dall’America, Joe Biden è riuscito a formare un’ampia coalizione di paesi che si richiamano ai valori democratici. Sulla questione di Taiwan, Claudio Pagliara vede la contrapposizione “democrazia vs. autocrazia”. E racconta la Cina e la sua tecnologia. Il Dragone vanta la più estesa rete di treni ad alta velocità al mondo.
Negli Stati Uniti, la prima linea ad alta velocità entrerà in funzione nel 2033 e collegherà Los Angeles a San Francisco. Da Pechino a Shanghai, distanti milleduecento chilometri, con un “bullet train” si impiegano poco più di cinque ore. D’altra parte, da New York a Washington, distanti trecento chilometri, ne occorrono tre. Il governo cinese crede nella superiorità dei regimi autoritari nel risolvere problemi complessi e nel garantire ai cittadini crescenti livelli di benessere. Una visione contrasta dall’amministrazione Biden, arrivata al potere dopo il caos pandemico e le minimalizzazioni di Donald Trump, guidato dal desiderio di rassicurare l’opinione pubblica. Nella campagna elettorale del 2020, Trump ha infatti cercato di spostare l’attenzione dal Covid a temi che gli erano più congeniali. Tuttavia, questo approccio ha portato alla perdita di voti tra anziani, afroamericani e ispanici.
Dopo la sconfitta, ha cercato di influenzare i funzionari della Georgia per ottenere i voti per colmare lo svantaggio elettorale nello Stato. Il 6 gennaio 2021, incitò i suoi sostenitori a marciare verso Capitol Hill. Nonostante sia stata messa alla prova, la democrazia ha resistito. Mike Pence e i funzionari repubblicani che hanno scelto la fedeltà alla Costituzione all’obbedienza al loro leader. Claudio Pagliara torna poi a discutere delle divisioni negli Stati Uniti, interpretate dalla Cina come una prova inconfutabile del declino della potenza rivale. Fa riferimento al vertice di Anchorage e all’abolizione dei due mandati presidenziali in Cina come eventi significativi in questo contesto. Promettendo di realizzare il sogno cinese, Xi si pone l’obiettivo di restituire alla Cina un ruolo centrale nel mondo e di riscattarla dal “secolo delle umiliazioni”. Si identifica come un novello imperatore, con fiducia nel futuro del paese guidato dal PCC.
La Cina ha vissuto una trasformazione straordinaria in soli quattro decenni. È passata da un paese agricolo e povero al rango di seconda potenza mondiale. L’urbanizzazione ha portato centinaia di milioni di persone dalle aree rurali alle megalopoli. L’obiettivo di Xi è aumentare la produttività e migliorare la qualità della vita. Nel contesto delle analisi dell’autore vengono considerate le nuove generazioni cinesi, lo sviluppo del 5G, il successo delle imprese cinesi e la creazione di porti nel Sud della Cina. L’America sembra affaticarsi, ma rappresenta una minaccia per l’ascesa cinese. Tuttavia, non sembra esserci un rischio nucleare nella relazione tra le due potenze. La rivalità si amplia coinvolgendo l’AI, le competenze cibernetiche e le tecnologie all’avanguardia. Per frenar l’ascesa cinese, Trump ha adottato un approccio aggressivo contro la Cina utilizzando tariffe doganali. Strategia adottata anche da Biden.
Scrive Claudio Pagliara: «A differenza di Trump, però, Biden vede l’ascesa economica e geopolitica della Cina come parte di una sfida più ampia, quella lanciata dalle autocrazie alle democrazie. Chiama a raccolta i paesi che condividono gli stessi valori, dal rispetto delle regole del libero mercato ai diritti umani, li esorta a collaborare per dimostrare nei fatti la capacità dei sistemi democratici di dare risposte ai problemi complessi del mondo di oggi, dalla transizione verde, alla sfida posta dalle tecnologie più avanzate». L’autore ha intervistato David Petraeus, che ha criticato la decisione di ritirare le forze occidentali dall’Afghanistan. Secondo il generale esistevano alternative, come mantenere 3.500 soldati, droni e aeromobili con capacità di attacco preciso, consentendo a oltre 8.500 contractor di rimanere sul campo.
Contrariamente a Trump, Biden ha mirato ad un impegno di contenimento della Cina, coinvolgendo gli alleati storici. Secondo Biden, nel mondo si sta verificando un’offensiva da parte di paesi autocratici contro quelli democratici. Ritiene che le democrazie siano chiamate a dimostrare la loro forza in questa situazione. Sulla guerra in Ucraina, Pagliara ripercorre gli eventi da prospettiva americana. Biden ha corso un grande rischio, avvertendo dell’“operazione militare speciale” già dal 18 febbraio. Gli americani avevano ragione: Putin invase il suo vicino una settimana dopo. Le conseguenze di questa violazione internazionale includono sanzioni e isolamento internazionale. Da quando è scoppiata la guerra, oltre un milione di russi ha abbandonato il paese, includendo ingegneri, tecnici, docenti e artisti, causando una fuga di cervelli. Tuttavia, alla Casa Bianca, nessuno sembrava dubitare della capacità dell’esercito russo di conquistare Kiev in pochi giorni. Quando l’offensiva iniziò, Biden consigliò a Volodymyr Zelenskyj di mettersi in salvo.
La colonna di carri armati russi che si diresse verso Kiev. Lunga sessantaquattro chilometri, non raggiungerà mai la capitale ucraina. «È una guerra moderna, che Kiev può vincere grazie alla superiorità della tecnologia, delle armi e dei sistemi forniti dall’Occidente», commenta Claudio Pagliara. Putin aveva pianificato di dividere l’Occidente, indebolire la NATO, cancellare l’Ucraina dalle mappe e dimostrare al mondo la sua forza. Nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto. L’Occidente si è unito nella difesa dell’integrità territoriale della nazione aggredita. I timori di Putin riguardavano l’allargamento della NATO verso Est, considerato come una minaccia strategica, si sono concretizzati con l’adesione di Finlandia e Svezia. Biden, che voleva concentrare le sue energie sulla competizione con la Cina, è stato costretto a deviare risorse ed energie a causa della guerra in Ucraina. Pechino non ha adottato una posizione neutrale nel conflitto.
Una parte del volume è poi dedicata interamente alla Cina. Xi si propose di costruire una Cina moderna, prospera, forte, avanzata e armoniosa. La prospettiva di una Cina prospera e forte è celebrata come un mezzo per ringiovanire la nazione e portare felicità al popolo cinese, con Xi elogiato come un leader erudito. I quattro libri di Xi sono diventati bestseller non solo in Cina, ma anche nel resto del mondo. Chun Han Wong (Party of One: The Rise of Xi Jinping and China’s Superpower Future) demolisce questa versione: «Le stravaganti affermazioni di Xi sulla sua competenza letteraria tradiscono una profonda insicurezza sulla sua mancanza di un’istruzione formale, in particolare in contrasto con Mao Zedong, che scriveva poesie, e con Jiang Zemin, che parlava diverse lingue». La sua testardaggine nel perseguire un obiettivo irrealistico, la politica zero-Covid, è stato deleterio per la Cina.
Tuttavia, il risultato è una crisi economica alimentata dalla parziale ritirata degli investitori stranieri, ancora provati dai lockdown prolungati e insoddisfatti delle condizioni commerciali in Cina. Xi potrebbe rispondere con un aumento della repressione o soffiando sul nazionalismo, lanciandosi nella conquista di Taiwan. La Cina comprende che l’origine del potere americano risiede nel suo primato tecnologico e decide di intraprendere una strada simile. Attualmente, gli Stati Uniti stanno cercando di ridurre la dipendenza dalla Cina, discutendo pure un parziale decoupling. La presente lotta rappresenta solo il preludio di una guerra più ampia tra gli Stati Uniti e la Cina per conquistare la supremazia nei settori tecnologicamente avanzati, secondo Claudio Pagliara. Le questioni legate ai semiconduttori, al ruolo di TikTok, alla situazione degli uiguri e alla fine della semi-democrazia a Hong Kong contribuiscono ad acuire le tensioni tra Washington e Pechino.
La situazione a Taiwan è delicata. Taipei è spaventata dalla dichiarazione di amicizia “senza limiti” tra Xi e Putin e ha capito perfettamente che le due potenze autocratiche intendono scardinare l’ordine mondiale ad Est quanto ad Ovest. Oggi Taiwan è un rifugio per dissidenti e difensori dei diritti umani nella regione. Ma l’ascesa al potere di Xi Jinping ha cambiato lo status quo. Anche per la sua Cina l’uso della forza contro Taiwan comporta rischi significativi. «Se Taiwan dovesse essere annessa con la forza, la sua democrazia si estinguerebbe e i suoi ventitré milioni di abitanti vedrebbero i loro diritti gravemente limitati. Uno sviluppo che scuoterebbe le democrazie di tutto il mondo. […] La Russia di Putin ha sferrato il primo colpo all’ordine mondiale, invadendo la sovrana Ucraina. La Cina di Xi Jinping minaccia di aprire il secondo […] fronte, cercando di annettere con l’uso della forza Taiwan».
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com