Sicuramente ricca di idee e spunti la prima giornata piena de L’immagine e la parola, che si è svolta a Locarno.
La mattinata è stata dedicata a un incontro con il regista ungherese Béla Tarr che ha parlato ai giovani in modo schietto e illustrando la sua idea, rigorosa e unica, di fare cinema. Uno stile che, attraverso il bianco e nero e lunghi piani-sequenza (almeno nella seconda parte della carriera), ha voluto indagare la realtà nei meandri più nascosti e difficili. A seguire l’ultima opera del regista: Il cavallo di Torino dove la vita quotidiana di un cocchiere e della figlia è riprodotta in tempo quasi reale. E lo fa con pochi e ripetuti gesti. Movenze povere e limpide che disegnano personaggi crudi e arcigni senza bisogno di parole. Così come a Tarr basta un elemento naturale come il vento – forte, costante e assordante e che impedisce ai due di uscire di casa e andare a lavorare – per evocare metaforicamente l’ineluttabilità della fine.
La seconda parte della giornata è stata dedicata al critico del Corriere della Sera e ideatore del famoso dizionario Paolo Mereghetti. Il quale ha spiegato come è nato il tomo e come si è sviluppato negli anni fino a raggiungere le 35mila voci attuali. Interessante il lavoro di scrittura e riscrittura costante che, con i suoi collaboratori, fa di volta in volta. Dove i giudizi critici non sono scolpiti nella pietra come verità assolute, ma mutabili con l’età e con l’esperienza. Così un regista come Michelangelo Antonioni, non particolarmente amato dal giovane Mereghetti (“preferivo la forza rivoluzionaria di Marco Bellocchio”), diventa più importante e acquista più stellette negli anni.
Il critico ha ricordato anche Bernardo Bertolucci. “era un signore, una persona educata ed era piacevole parlare con lui. C’è stata una stima reciproca tra di noi”. E parlando dei suoi film ha detto: “non sempre sono stati dei capolavori, ma in ogni sua opera c’era sempre una forma di sincerità e di vita. Scegliendo tra le sue pellicole direi che quello che oggi apprezzo di più è La tragedia di un uomo ridicolo, uno dei più sottovalutati, ma precursore dei tempi”.
Nella serata è quindi stata proiettata l’ultima opera di Bertolucci Io e Te, della quale Mereghetti e il montatore Jacopo Quadri parleranno oggi nella seconda masterclass.
Nicola Mazzi