La prima puntata della nuova edizione di Turné Soirée – Lo spettacolo dei libri (magazine della RSI dedicato al mondo della letteratura su LA1) mi ha riportata a un preciso modo di creare televisione, e uso creare e non produrre perché ha più affinità con la creatività. Così, di puntata in puntata, sono giunta alla considerazione che Damiano Realini, affiancato dal regista Giovanni Speranza, rievoca la verve di Renzo Arbore perché il genio pazzoide contraddistingue chi sa portare originalità e dinamismo, rompendo con la prevedibilità di un certo genere di televisione che si basa su dei canoni che comprendono il format del salotto di prestigio, ovvero: uno studio, il giornalista, gli invitati che rappresentano la cultura in qualità di scrittori, poeti, saggisti, registi, divulgatori scientifici o drammaturghi, scelti tra le più autorevoli firme. Detto ciò intendo dire che se si parla di cultura e di libri è imperativo e inderogabile, per una certa casta di letterati e intellettuali, essere ministeriali, impostati, con un approccio che deve avere la forma seria della cultura colta e aulica, che parla ai meno colti, con l’intento di istruirli.
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