Riflessione

Quando l’odio non rispetta neppure il dolore

Vallemaggia - Danni delle intemperie di fine giugno

La misura è colma. L’ultima, ennesima esternazione di Lorenzo Quadri, pubblicata sul Mattino della Domenica e sui suoi profili social, ha passato ogni limite. Viene quasi rabbia a dover riportare ancora una volta il cinico testo scritto a poche ore da una delle più drammatiche sciagure che abbiano mai colpito il Ticino.

«Nell’ambito del suo lavaggio del cervello climatista (vedi il continuo mantra del “surriscaldamento climatico provocato dall’uomo”) Meteosvizzera si serve pure di allarmi farlocchi. Per la serata di ieri, ha infatti diramato un’allerta di grado 4 (corbezzoli!) per tutto il Cantone: in pratica, l’equivalente del diluvio universale. Invece sul Luganese si è visto uno stitico acquazzone, della durata di qualche minuto, attorno alle 17.30. Poi più niente. Avanti con le allerte dopate per sostenere la narrazione climatista! Col risultato che poi, quando davvero succederà qualcosa di grave, agli allarmi di Meteosvizzera non crederà più nessuno. Mai sentita la fiaba del ragazzo che gridava al lupo?».

Questa volta, la reazione è stata forte tra la popolazione. Non così, forse, da parte di chi rappresenta le istituzioni o guida i partiti ticinesi. Su questi fronti, il silenzio è assordante sia pure con qualche sporadica eccezione e qualche caduta di stile (come chi in conferenza stampa ha fatto pure lui riferimento a chi grida al lupo). Neppure all’interno del suo stesso partito c’è stato chi si è dissociato, a cominciare dal coordinatore della Lega e vicepresidente del Consiglio di Stato, Norman Gobbi.

A differenza di quando, solo cinque anni or sono, Marco Borradori si distanziò da un altro vergognoso intervento di Quadri contro la senatrice Liliana Segre. «Il Municipio non condivide quanto dichiarato da Lorenzo Quadri sui social media» dichiarò laconicamente l’allora sindaco di Lugano Marco Borradori nel rispondere a un’interpellanza socialista che chiedeva spiegazioni in merito alle esternazioni del direttore del Mattino della domenica che criticava le scuse pubbliche a Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e testimone dei campi di concentramento nazisti, da parte del consigliere di Stato Manuele Bertoli in una conferenza tenutasi al LAC di Lugano.

Già, perché Lorenzo Quadri non è nuovo a questo tipo di esternazioni senza rispetto alcuno della sofferenza altrui. Le reazioni ai suoi interventi colmi d’odio le liquida con un sorrisetto: tanto poi la gente dimentica e continua a votarlo.

Anche le scuse tardive giunte questa volta hanno un non so che di sarcastico. «Tutta la mia solidarietà (ma penso non ci sia nemmeno bisogno di dirlo) va alle persone colpite da questo disastro, e a quelle che stanno lavorando in loco». E no, caro (si fa per dire) Lorenzo Quadri: di dirlo c’è proprio bisogno. Magari mostrando un po’ di empatia, se ne è capace. Perché a forza di scrivere intingendo la penna nell’odio, nessuno crede alla sincerità di certe parole.

Luigi Maffezzoli

In cima