Aveva imboccato una strada di risanamento considerando il calo demografico. Vedremo se le promesse elettorali riusciranno a riconfermare le attese, anche se i dubbi restano. Intervento di Marco Fortis al convegno dell’Università Cattolica di Milano di metà maggio.
La stagione di riforme, iniziata e rimasta in sospeso dopo il voto del 4 marzo, dice Fortis, è stata positiva per l’Italia. Nel 2014—2017 è uscita dalla crisi economica più profonda del dopoguerra che ha comportato una rasoiata enorme nel reddito delle famiglie. Nel 2009 è crollato il commercio estero e tutti i Paesi manifatturieri ne hanno subito le conseguenze. L’Italia ha perso un quinto della capacità produttiva e nel 2011 è entrata nel contagio della crisi greca. In termini reali le famiglie italiane hanno perso circa 120 miliardi in sei anni su 1.100 miliardi. Una crisi di questo genere ha provocato ampliamento delle sacche di povertà e son stati persi un milione di posti di lavoro e 2 milioni a tempo pieno. Uscire da questo baratro richiedeva novità sostanziali. È stata fatta una riforma del mercato del lavoro e la flessibilità ottenuta dall’UE ha permesso riforme spesso derise, con impatti di cui non vi è consapevolezza sui consumi delle famiglie e sugli investimenti privati. L’Italia è l’unico Paese nel mondo occidentale ad avere una crisi demografica profonda con una perdita di 250 mila abitanti negli ultimi quattro anni pur con la crescita dell’immigrazione mentre la Germania ha aumentato la popolazione di 2 milioni di abitanti nello stesso periodo. Abbiamo 250 mila consumatori in meno, in parte compensati da una immigrazione che non consuma e rimette all’estero gran parte degli introiti. I dati di crescita dell’Italia son tornati a livelli mai visti negli ultimi 15 anni con un Pil cresciuto nel 2017 dell’1,5% vanno configurati sul fatto che mentre altri Paesi hanno beneficato di una crescita demografica, l’Italia ha perso capacità di consumo. La crescita dei consumi pro capite delle famiglie negli ultimi 20 anni ha sempre visto l’Italia nelle posizioni basse della classifica. Cosa è successo nel 2015-2017? Ma nel 2015 à stata prima per crescita, nel 2016 terza e poi di nuovi prima. E gli investimenti? Ricordando che molti investimenti in R&S sono sottovalutati dalla statistica perché le imprese non denunciano alcuna attività in merito anche se vi sono imprese di 50 addetti che fanno più innovazione di altri. Lo stesso titolare delle PMI è spesso autore di innovazioni ma non mette il suo ingegno nel bilancio. Comunque nella meccanica l’Italia è seconda in Europa, nel mobile è prima ed è il primo Paese manifatturiero nella farmaceutica superando la Germania. Con il super ammortamento dell’industria 4.0 c’è stata la più forte crescita in termini reali che si sia prodotta tra i più grandi. Anche questa è stata una gamba della domanda interna, mentre non si poteva stimolare la spesa pubblica. Togliendo la spesa pubblica alla Germania, il Pil cresce in modo equivalente. Negli investimenti tecnici, c’è stata una crescita poderosa e aumenteranno ancora del 9% secondo l’UE. Il super ammortamento, legge Sabatini e industria 4.0 permetteranno una crescita degli investimenti del 25% in tre anni, la più forte crescita di un grande Paese europeo negli ultimi 20 anni. Tutto questo non basta a risolvere i problemi. Non è un miracolo, ma un indizio che qualcosa stava cambiando. Gli investimenti che mancano sono 70 miliardi di investimenti in costruzione: 30 di edilizia privata e 40 di opere pubbliche. Si può fare di più? Vedremo il nuovo Governo…
Corrado Bianchi Porro