Qualche mese della mia vita (La nave di Teseo 2023) di Michel Houellebecq ripercorre la vicenda che ha visto l’autore francese protagonista di un caso legale tra accuse di razzismo e islamofobia, minacce ed inganni. Houellebecq racconta la sua versione dei fatti sulla sua partecipazione in un film porno ad Amsterdam l’anno scorso. Il libro si apre con l’intervista che l’autore ha concesso nel 2022 a Michel Onfray sul Front populaire, sui suoi perpetui battibecchi con il mondo musulmano francese, un aspetto che ritorna sempre nei suoi romanzi. Si ricordi il caso di Sottomissione, uscito nel 2015 e che diede scandalo negli anni Charlie Hebdo e del Bataclan. Houellebecq però si difende e racconta di come nessun responsabile religioso della comunità musulmana gli abbia mosso l’accusa di essere islamofobo. Sono stati i media, a suo dire, che se la sono presa con lui.
Abbastanza presto nel saggio, Houellebecq arriva alla questione del porno di Amsterdam. Inizia con lo “pseudo artista” olandese Stefan Ruitenbeeck, lui chiama “lo Scarafaggio”. Costui avrebbe adescato lo scrittore francese tramite un giro di ragazze all’interno di un circolo di rapporti sessuali che vedeva come protagonista il rapporto tra Houellebecq e la pornografia stessa in un incontro sessuale con Jini van Rooijen (“la Troia”) filmato dello Scarafaggio che mise quella scena online senza il consenso di Houellebecq. L’autore si difende: non si ritiene un esibizionista. Dice di apprezzare Amsterdam, bella e pacifica, ma la sua percezione della città dopo il porno è cambiata. Ammette: «Desideravo realizzare dei video pornografici con mia moglie, a scopo privato». Tuttavia, il fatto che questi sono poi finiti in Rete e che egli stesso sia stato truffato dallo Scarafaggio è intollerabile.
Houellebecq lamenta il contratto che ha firmato e dovette cancellare il viaggio di nozze in Marocco con la moglie. Restò a Parigi per esaminare la questione legale e del contratto retroattivo. «Non riuscivo più a lavarmi, il mio consumo di alcol e tabacco era notevolmente aumentato avevo persino alcuni sintomi di bulimia […] insomma, facevo del mio meglio per distruggermi». Houellebecq però non prova vergogna. Elabora, anzi, sulla questione che è ricorrente nei suoi romanzi: «La sessualità era stata la gioia più grande della mia vita e, in maniera sorprendente, la più duratura in fin dei conti». Sebbene abbia incassato il supporto di Emmanuel Carrère e Bernard-Henri Lévy, si è alienato la stampa che lo supportava tradizionalmente. In particolare, quella della destra cattolica che apprezza Houellebecq per le sue controverse tirate sull’Islam. Ad oggi l’autore attende l’esito giudiziario delle sue querele. E non è affatto fiducioso in merito.
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com
Quel maledetto porno olandese: la parola a Houellebecq
Qualche mese della mia vita (La nave di Teseo 2023) di Michel Houellebecq ripercorre la vicenda che ha visto l’autore francese protagonista di un caso legale tra accuse di razzismo e islamofobia, minacce ed inganni. Houellebecq racconta la sua versione dei fatti sulla sua partecipazione in un film porno ad Amsterdam l’anno scorso. Il libro si apre con l’intervista che l’autore ha concesso nel 2022 a Michel Onfray sul Front populaire, sui suoi perpetui battibecchi con il mondo musulmano francese, un aspetto che ritorna sempre nei suoi romanzi. Si ricordi il caso di Sottomissione, uscito nel 2015 e che diede scandalo negli anni Charlie Hebdo e del Bataclan. Houellebecq però si difende e racconta di come nessun responsabile religioso della comunità musulmana gli abbia mosso l’accusa di essere islamofobo. Sono stati i media, a suo dire, che se la sono presa con lui.
Abbastanza presto nel saggio, Houellebecq arriva alla questione del porno di Amsterdam. Inizia con lo “pseudo artista” olandese Stefan Ruitenbeeck, lui chiama “lo Scarafaggio”. Costui avrebbe adescato lo scrittore francese tramite un giro di ragazze all’interno di un circolo di rapporti sessuali che vedeva come protagonista il rapporto tra Houellebecq e la pornografia stessa in un incontro sessuale con Jini van Rooijen (“la Troia”) filmato dello Scarafaggio che mise quella scena online senza il consenso di Houellebecq. L’autore si difende: non si ritiene un esibizionista. Dice di apprezzare Amsterdam, bella e pacifica, ma la sua percezione della città dopo il porno è cambiata. Ammette: «Desideravo realizzare dei video pornografici con mia moglie, a scopo privato». Tuttavia, il fatto che questi sono poi finiti in Rete e che egli stesso sia stato truffato dallo Scarafaggio è intollerabile.
Houellebecq lamenta il contratto che ha firmato e dovette cancellare il viaggio di nozze in Marocco con la moglie. Restò a Parigi per esaminare la questione legale e del contratto retroattivo. «Non riuscivo più a lavarmi, il mio consumo di alcol e tabacco era notevolmente aumentato avevo persino alcuni sintomi di bulimia […] insomma, facevo del mio meglio per distruggermi». Houellebecq però non prova vergogna. Elabora, anzi, sulla questione che è ricorrente nei suoi romanzi: «La sessualità era stata la gioia più grande della mia vita e, in maniera sorprendente, la più duratura in fin dei conti». Sebbene abbia incassato il supporto di Emmanuel Carrère e Bernard-Henri Lévy, si è alienato la stampa che lo supportava tradizionalmente. In particolare, quella della destra cattolica che apprezza Houellebecq per le sue controverse tirate sull’Islam. Ad oggi l’autore attende l’esito giudiziario delle sue querele. E non è affatto fiducioso in merito.
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com