“Ragazze di convitto”: una storia di lavoro e internamento
Venerdì 20 settembre alle ore 18.30, nell’Auditorium del Monte Verità, si terrà la presentazione, in anteprima, del libro di Yvonne Pesenti Salazar: Ragazze di convitto. Emigrazione femminile e convitti industriali in Svizzera (Armando Dadò Editore 2024), un’opera che esplora una pagina poco conosciuta della storia dell’emigrazione in un’ottica di genere. Con l’autrice saranno presenti l’On. Marina Carobbio Guscetti, Direttrice Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport – Repubblica e Cantone Ticino, il regista Werner Weick e il giornalista Roberto Antonini. Il volume fa parte della collana Quaderni di Archivi Donne Ticino.
Tra il 1890 e il 1950, migliaia di giovani ragazze provenienti dal Ticino, dal Grigioni italiano e dalle regioni più povere del Norditalia sono emigrate, da sole o in piccoli gruppi, verso i cantoni più industrializzati della Svizzera centrale e orientale, per cercare lavoro nelle fabbriche tessili. Per rimanere concorrenziale, questa industria, già confrontata alla fine del XIX secolo con difficoltà congiunturali e una crescente penuria di manodopera, era costretta a ricorrere all’importazione di manodopera femminile a basso costo, che reclutava in Ticino e in Italia. Le lavoratrici, in maggioranza minorenni e di religione cattolica, venivano alloggiate in grandi strutture – i convitti industriali – che i fabbricanti costruivano vicino ai loro opifici. La gestione dei convitti era affidata a congregazioni religiose cattoliche, di regola alle suore di Santa Croce di Menzingen. La rete di collaborazioni che si intesseva tra la classe imprenditoriale svizzera e le congregazioni religiose appartenenti alla Chiesa cattolica dava vita a un’alleanza che coniugava paternalismo aziendale e assistenzialismo di matrice religiosa. Un sodalizio durato oltre un secolo, rivelatosi assai conveniente. Benché gli industriali mettessero in evidenza le finalità filantropiche degli istituti, si trattava in realtà di vere e proprie strutture di internamento, dove centinaia di donne giovanissime vivevano in condizioni di totale isolamento, schermate da influenze esterne e sottoposte a un ferreo regime disciplinare che vietava loro qualsiasi iniziativa individuale e ogni forma di interazione con l’ambiente circostante. La vita di queste piccole migranti si svolgeva esclusivamente all’interno del perimetro che delimitava lo stretto spazio in cui si trovavano lo stabilimento e il convitto. In fabbrica, venivano inserite ai livelli più bassi della gerarchia salariale e aziendale. La loro stanzialità, garantita da contratti capestro che le vincolavano all’impresa per un periodo di almeno tre anni assicurava ai fabbricanti un contingente stabile di lavoratrici qualificate, in grado di fornire prestazioni di alto livello, ma soprattutto controllabili, perché addestrate all’obbedienza, alla disciplina e del tutto inconsapevoli dei propri diritti.Questo singolare fenomeno migratorio tutto declinato al femminile è stato a lungo ignorato dalla storiografia. Yvonne Pesenti Salazar ne ripercorre le tappe essenziali grazie a una ricca congerie di fonti e documenti storici e alle numerose testimonianze orali di donne, ormai tutte scomparse, che nella prima metà del Novecento hanno passato gli anni della gioventù in convitto.
I primissimi risultati delle sue ricerche su questo tema erano confluiti nel documentario Ragazze di convitto del regista Werner Weick, prodotto dalla Radiotelevisione svizzera (RSI) nel 1988. «Le indagini effettuate per il documentario mi hanno permesso di incontrare e intervistare numerose donne vissute nei convitti tra il 1914 e il 1945», commenta Yvonne Pesenti. «Il successo del documentario ha spinto molte di loro a raccontarmi le loro esperienze, affidandomi fotografie, lettere e altri importanti documenti personali. Senza i loro racconti una parte di questo libro non avrebbe potuto essere scritta. Quella dei convitti è una storia di lavoro, di emigrazione, ma anche di internamento. Mostra in modo paradigmatico i codici valoriali e gli stereotipi che hanno segnato, anche in Svizzera, intere generazioni di donne. Ho voluto scriverla per ridare visibilità e voce alle molte giovani donne che con immensi sacrifici e tante rinunce hanno contribuito al benessere economico delle proprie famiglie e alla prosperità dell’industria tessile svizzera». La serata si concluderà con la proiezione del documentario. L’entrata è libera.
Yvonne Pesenti Salazar ha conseguito il dottorato in storia all’Università di Zurigo. Dal 1994 al 1999 è stata responsabile della redazione di lingua italiana del Dizionario storico della Svizzera. Dal 1999 al 2017 ha diretto il Percento Culturale Migros Ticino. È stata vicepresidente della Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia dal 1993 al 2005 e dal 2021 è presidente degli Archivi Donne Ticino. Da sempre interessata alla ricerca nell’ambito della storia delle donne, ha pubblicato: Beruf: Arbeiterin. Soziale Lage und gewerkschaftliche Organisation der erwerbstätigen Frauen aus der Unterschicht in der Schweiz (Zürich 1988) e Femminile plurale. Itinerari di storia delle donne in Svizzera dall’Ottocento a oggi (Lugano 1992).