Occidenti e modernità (il Mulino 2023) di Andrea Graziosi esplora il mondo dopo il combinato disposto di Covid-19 e guerra in Ucraina, facendo riferimento al concetto del Moderno. Questi due eventi hanno illuminato la fragilità delle nostre società, sostiene l’autore. Le categorie con cui abbiamo interpretato la Guerra Fredda hanno cambiato di significato. Graziosi spiega che modelli e chiavi di interpretazione sono anzitutto i “nostri” modelli e le “nostre” chiavi di interpretazione, che non trovano riscontro per forza oltre l’Occidente. Covid e guerra hanno fatto saltare i paradigmi a cui eravamo abituati dal 1989. Il blocco occidentale a guida americana e ancorato a valori liberali soffre l’impennata dei regimi illiberali e del logoramento del progetto stesso di democrazia liberale. Il 1945 fece nascere una nuova versione del Moderno in Occidente. Ma già nei primi anni Settanta le crisi energetiche lanciarono segnali sulla sostenibilità del modello democratico-occidentali.
Nel corso del volume, Graziosi insiste sulla questione del basso tasso di natalità. Tuttavia, l’autore si avventura poi in difficili e macchinose interpretazioni sul concetto di Moderno. Ovvero, una evoluzione continua, un miglioramento continuo in tutti i campi dell’Occidente e dei suoi meccanismi. Dal boom demografico alla rapida crescita economica, dall’incremento dell’urbanizzazione a quello dell’industrializzazione, fino alla secolarizzazione e la scolarizzazione. Da sommarsi poi l’evoluzione positiva del campo dei diritti individuali rispetto alle società del passato. Al momento, Covid e guerra hanno marcato una battuta di arresto in questo senso e minacciano le democrazie liberali stesse, incapaci di vedere e interpretare a loro volta i disagi che fioriscono al loro interno. Si pensi alla diseguaglianza economica, enormemente cresciuta a livello nazionale. A prevalere, ricorda Graziosi, oggi è un senso di perdita di status e angoscia per l’avvenire.
Il Moderno “di oggi” è segnato da un rapido declino del tasso di fertilità a fronte di un rapido innalzamento della speranza di vita; la crescente presa di coscienza dei problemi dallo sviluppo; la decolonizzazione; la migrazione; la perdita della centralità della politica. Il concetto di Moderno cambia da paese a paese: il rallentamento demografico conduce alla riduzione del peso dell’Occidente e del “mondo bianco”. Il che comporta il declino dell’Eurocentrismo e della cultura europea. Un intero capitolo del libro di Graziosi è dedicato poi alla crisi della politica e della liberal democrazia. I movimenti illiberali oggi godono di una legittimazione popolare inquietante che conduce alla possibile distruzione della democrazia liberale. Usano lo Stato come bancomat, garante e agente di controllo. Al contempo, i populisti odiano l’élite, che avrebbero usato la globalizzazione per arricchirsi a scapito di altri. Questa è una delle dimensioni, spiacevoli, certo, del Moderno.
Rivitalizzare la liberal democrazia sembra essere il messaggio finale di Graziosi, che ne indentifica la ricetta. Anzitutto, l’Occidente deve abbandonare il moralismo controproducente, paternalistico, demagogico, sprezzante. Poi: «rinunciare a una parareligione di diritti collocati al di fuori della storia, attrezzandosi a difendere quelli che si possono difendere e riconoscendone di nuovi, se ne venissero rivendicati di sostenibili e moralmente condivisibili; abbandonare l’ideologia del “merito” e sostituirla con quella dei talenti […]; mettere da parte […] un discorso delle pari opportunità basato su diritti collettivi di questa o quella minoranza […]; riconoscere la preminenza di un discorso repubblicano magari reso più elastico per tenere conto di quelle buone ragioni perché l’ipocrisia di un’uguaglianza impossibile in un mondo di diversi è sia moralmente che operativamente […]; rinunciare ai piani vincolati a favore di ragionamenti aperti sul futuro».
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com
Ragionare sul Moderno dopo Covid e guerra in Ucraina
Occidenti e modernità (il Mulino 2023) di Andrea Graziosi esplora il mondo dopo il combinato disposto di Covid-19 e guerra in Ucraina, facendo riferimento al concetto del Moderno. Questi due eventi hanno illuminato la fragilità delle nostre società, sostiene l’autore. Le categorie con cui abbiamo interpretato la Guerra Fredda hanno cambiato di significato. Graziosi spiega che modelli e chiavi di interpretazione sono anzitutto i “nostri” modelli e le “nostre” chiavi di interpretazione, che non trovano riscontro per forza oltre l’Occidente. Covid e guerra hanno fatto saltare i paradigmi a cui eravamo abituati dal 1989. Il blocco occidentale a guida americana e ancorato a valori liberali soffre l’impennata dei regimi illiberali e del logoramento del progetto stesso di democrazia liberale. Il 1945 fece nascere una nuova versione del Moderno in Occidente. Ma già nei primi anni Settanta le crisi energetiche lanciarono segnali sulla sostenibilità del modello democratico-occidentali.
Nel corso del volume, Graziosi insiste sulla questione del basso tasso di natalità. Tuttavia, l’autore si avventura poi in difficili e macchinose interpretazioni sul concetto di Moderno. Ovvero, una evoluzione continua, un miglioramento continuo in tutti i campi dell’Occidente e dei suoi meccanismi. Dal boom demografico alla rapida crescita economica, dall’incremento dell’urbanizzazione a quello dell’industrializzazione, fino alla secolarizzazione e la scolarizzazione. Da sommarsi poi l’evoluzione positiva del campo dei diritti individuali rispetto alle società del passato. Al momento, Covid e guerra hanno marcato una battuta di arresto in questo senso e minacciano le democrazie liberali stesse, incapaci di vedere e interpretare a loro volta i disagi che fioriscono al loro interno. Si pensi alla diseguaglianza economica, enormemente cresciuta a livello nazionale. A prevalere, ricorda Graziosi, oggi è un senso di perdita di status e angoscia per l’avvenire.
Il Moderno “di oggi” è segnato da un rapido declino del tasso di fertilità a fronte di un rapido innalzamento della speranza di vita; la crescente presa di coscienza dei problemi dallo sviluppo; la decolonizzazione; la migrazione; la perdita della centralità della politica. Il concetto di Moderno cambia da paese a paese: il rallentamento demografico conduce alla riduzione del peso dell’Occidente e del “mondo bianco”. Il che comporta il declino dell’Eurocentrismo e della cultura europea. Un intero capitolo del libro di Graziosi è dedicato poi alla crisi della politica e della liberal democrazia. I movimenti illiberali oggi godono di una legittimazione popolare inquietante che conduce alla possibile distruzione della democrazia liberale. Usano lo Stato come bancomat, garante e agente di controllo. Al contempo, i populisti odiano l’élite, che avrebbero usato la globalizzazione per arricchirsi a scapito di altri. Questa è una delle dimensioni, spiacevoli, certo, del Moderno.
Rivitalizzare la liberal democrazia sembra essere il messaggio finale di Graziosi, che ne indentifica la ricetta. Anzitutto, l’Occidente deve abbandonare il moralismo controproducente, paternalistico, demagogico, sprezzante. Poi: «rinunciare a una parareligione di diritti collocati al di fuori della storia, attrezzandosi a difendere quelli che si possono difendere e riconoscendone di nuovi, se ne venissero rivendicati di sostenibili e moralmente condivisibili; abbandonare l’ideologia del “merito” e sostituirla con quella dei talenti […]; mettere da parte […] un discorso delle pari opportunità basato su diritti collettivi di questa o quella minoranza […]; riconoscere la preminenza di un discorso repubblicano magari reso più elastico per tenere conto di quelle buone ragioni perché l’ipocrisia di un’uguaglianza impossibile in un mondo di diversi è sia moralmente che operativamente […]; rinunciare ai piani vincolati a favore di ragionamenti aperti sul futuro».
Amedeo Gasparini
www.amedeogasparini.com