Commento

Riflessione ucronica di Emmanuel Carrère (su Napoleone)

Dopo quasi quarant’anni, Ucronia (Adelphi 2024) di Emmanuel Carrère è stato finalmente tradotto in italiano. Riflette sul come sarebbe andata la Storia altrimenti. Il termine “ucronia” deriva dal greco “ou-chrónos” (“in nessun tempo”) e si contrappone a “utopia”, “ou-tópos” (“in nessun luogo”). Questo genere letterario ha il potere di mettere in discussione le nostre certezze e la nostra visione del mondo. Un esempio è Il richiamo del corno di Sarban, dove un ufficiale britannico si risveglia in un mondo nazificato, offrendo una rappresentazione inquietante di come la storia avrebbe potuto svolgersi. Simile il lavoro di Philip K. Dick, La svastica sul sole. Carrère esplora il concetto di ucronia attraverso una riflessione avvincente, evidenziando come essa possa essere uno strumento sovversivo, capace di minare la nostra percezione della realtà e dell’identità. Il fulcro del libro è un’ucronia immaginaria incentrata su Napoleone Bonaparte.

Tra fantasia e azzardi, Carrère inventa un’alternativa alla sconfitta di Waterloo e alla morte a Sant’Elena. «L’intento dell’utopia è quello di cambiare ciò che è. L’intento, scandaloso, dell’ucronia è invece quello di cambiare ciò che è stato». Dunque, un Napoleone trionfante che conquista il mondo, unifica le religioni e diventa monarca universale. Immagina una Mosca in fiamme, Napoleone che si dirige verso Pietroburgo, cattura lo zar e restaura l’antico regno di Polonia. L’imperatore conquista l’Inghilterra, offre l’isola di Man a Luigi XVIII in esilio. Seduce Madame de Staël durante una visita in Svizzera. François-René de Chateaubriand diventa duca d’Albania. Napoleone sposa nuovamente Giuseppina di Beauharnais, intraprendendo poi una seconda spedizione in Egitto che lo porta a conquistare Gerusalemme e La Mecca. L’impero si espande fino alla Cina e al Giappone; e persino l’America si unisce volontariamente. Questa narrazione alternativa culmina con la proclamazione della monarchia universale nel 1827.

Carrère riflette sulla natura dell’ucronia e sul suo impatto. Descrive l’ucronia come «un gioco. Ingiocabile per natura, perché non è possibile revocare l’irrevocabile». Emmanuel Carrère sottolinea che «la disperazione dell’ucronista di solito è alimentata dagli errori della storia, dalla sua irrevocabilità, non da una sfiducia generalizzata nell’umanità, dalla sensazione che, qualsiasi cosa facciamo, ci andrà male, che nasceremo, patiremo e moriremo». Osserva che qualsiasi forma di creazione romanzesca sfiora l’ucronia, incorporando eventi immaginari nella trama di una storia nota. Cita l’esempio di Stendhal, che inserisce Fabrizio del Dongo nella battaglia di Waterloo, creando così una versione della storia «come non è stata, come avrebbe potuto essere». Emmanuel Carrère conclude che «l’ucronia è una storia governata dal desiderio» e che «è solo uno dei tanti possibili, una traiettoria singola, immaginata da un individuo a partire da scelte arbitrarie. E l’universo in cui viviamo non vale molto di più».

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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